ANNA GARGANO in “Eterno visionario” di Michele Placido: «C’è il genio ma anche l’essere umano»
Amburgo, 8 dicembre 1934. Luigi Pirandello è in treno, direzione Stoccolma, e sta andando a ritirare il Premio Nobel per la letteratura.
Davanti a lui passano i fantasmi della sua esistenza: la figura di Marta Abba, giovane attrice diventata sua musa ispiratrice che lo aveva conquistato durante un provino a Roma nel 1925 e che ha rappresentato il sogno di un amore assoluto;
la follia della moglie Antonietta Portulano che è stata ricoverata in manicomio nel 1919; il profondo legame ma anche il difficile rapporto con i figli Lietta, Stefano e Fausto;
il controverso rapporto con il fascismo; i trionfi ma anche gli insuccessi come la rappresentazione dei Sei personaggi in cerca d’autore accolta da fischi e insulti da parte del pubblico nel debutto al Teatro Valle di Roma il 9 maggio 1921;
l’illusione di una collaborazione cinematografica con il grande regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau. Questo e molto altro è “Eterno visionario“, il nuovo film di Michele Placido in sala dal 7 novembre.
Il noto regista e attore, dopo aver raccontato Caravaggio, si cimenta in una nuova sfida cinematografica che questa volta riguarda un grandissimo uomo di teatro e letteratura:
Luigi Pirandello. Nel cast troviamo, oltre allo stesso Placido, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Federica Luna Vincenti, Giancarlo Commare, Aurora Giovinazzo e Michelangelo Placido. Anna Gargano (Ph Fabrizio Martelli) invece è Celeste Abba, la sorella nell’ombra: eterna seconda ma anche eternamente libera.
Nonostante il periodo storico, ha portato avanti una sua emancipazione emotiva e sessuale, a tal punto da indossare abiti maschili e avere rapporti con altre donne.
Ne abbiamo parlato con l’attrice.
***
Anna, cosa ti ha portato a cimentarti in questa importante sfida cinematografica?
Ogni ruolo è una sfida, vivo così questo mestiere. Ero entusiasta ma anche un po’ intimorita. Era un onore far parte di questo film, essere diretta da Placido e dividere la scena con Bentivoglio e Bruni Tedeschi. Si trattava di un progetto per il cinema molto valido su un autore che sarà per sempre eterno.
Ci spieghi il titolo?
Pirandello era un visionario perché ha portato in scena l’uomo senza maschere, con i suoi pregi e i suoi difetti, è realtà. E’ eterno perché ancora oggi lo studiamo e non basta una vita per farlo.
Qual è stata l’eredità più grande che ci ha lasciato il premio Nobel della letteratura?
Il coraggio di essere se stessi, rompendo ogni schema logico, senza nascondersi. Essere scomposti vuol dire essere veri e sinceri.
Tu sei Celeste Abba. Come la descriveresti?
Detta Cele. Ho letto molto su di lei senza avere moltissimo materiale. Era una donna fieramente libera con la sigaretta in bocca. E’ sempre stata un’eterna seconda (dopo la sorella) ma per lei non è stato un problema, non aveva doveri nei suoi confronti. Non aveva limiti e non aveva giudizi.
Per lei Luigi Pirandello cosa rappresentava?
Un maestro e un esempio; essere inserita nella sua compagnia era motivo di forte orgoglio. E’ sempre stata folgorata da lui provando un affetto che andava oltre.
Quali erano le sue peculiarità?
Vestiva come le andava, era forte e salda interiormente, con una forte protezione nei confronti della sorella. Aveva anche una forte attrazione per l’universo femminile; era una donna libera, fluida con un successo tale che l’ha portata dove voleva.
Com’è stato essere diretti da Michele Placido?
Un grande privilegio; è un regista molto generoso e mi ha fatto sentire a mio agio.
Cosa speri arrivi al pubblico del film?
Tante emozioni venendo a conoscenza di un Pirandello tra le mura domestiche. C’è il genio ma anche l’essere umano.