ALESSANDRO CASALE

ALESSANDRO CASALE, regista di “Un professore” e “Il metodo Fenoglio”: «Non dobbiamo aver paura di vivere l’esistenza appieno»

ALESSANDRO CASALE

 

Alessandro Casale è un nome e un cognome che in questi ultimi anni risuonano sempre più familiari per il pubblico del piccolo schermo, una garanzia per serie tv di successo che hanno fatto appassionare sempre di più il pubblico.

In queste ultime settimane lo vediamo dirigere due fiction che stanno tenendo incollati milioni di spettatori.

La prima è “Un professore“, giunta alla sua seconda stagione; il docente di filosofia Dante Balestra è il professore che ognuno di noi avrebbe voluto, non soltanto colui che permette di far amare la disciplina insegnata ai suoi studenti, ma anche colui che cerca di insegnare a vivere un’esistenza appieno, con i suoi alti e bassi, con le sue stelle e i suoi abissi ma pur sempre vita.

Abbiamo ritrovato Alessandro Gassman con i suoi allievi, Claudia Pandolfi e gran parte dei personaggi della prima stagione; a mancare questa volta è Alessandro D’Alatri, scomparso prematuramente.

La seconda è “Il metodo Fenoglio“,  tratta dal secondo romanzo dalla trilogia dedicata al maresciallo Fenoglio, pubblicata da Einaudi con il volto protagonista affidato ad Alessio Boni.

Siamo in una Bari oscurata dal sospetto e dalla paura, nel pieno di una guerra tra clan che il maresciallo cerca di individuare, nonostante il nucleo operativo dei Carabinieri lo blocchi sul nascere.

Con Alessandro Casale abbiamo parlato di queste due fatiche lavorative ma anche di cinema, della sua idea del cinema, di emozioni.

 

ALESSANDRO CASALE

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Alessandro, partiamo da “Un professore 2”. Cosa ti ha portato ad accettare questa sfida lavorativa? Ho usato la parola sfida perché la prima stagione era affidata ad  Alessandro D’Alatri, scomparso purtroppo troppo presto.

Questa serie tv viene da un enorme successo di due anni fa e la responsabilità non era certamente poca; in più ho preso il testimone da D’Alatri, un grande regista. Il cast è ottimo a cominciare dai due protagonisti ma anche i giovani sono eccezionali. Posso dirti che adoro le sfide, motivo per cui non potevo dire di no ad una fiction di così alto livello.

 

Cosa ritieni ci abbia lasciamo D’Alatri in eredità?

La sua scomparsa ha lasciato un’enorme malinconia, nessuno si aspettava che potesse finire in questo modo. Tutti coloro che hanno fatto parte di questo progetto per Rai1 me ne hanno parlato benissimo;

ognuno è riuscito a sviluppare un rapporto umano con Alessandro e la cosa scalda il cuore. Sono felice di essere stato accolto così bene da tutti, non era scontato perché alcuni attori sono cresciuti con lui.

Ho cercato di non tradire le impostazioni che sono state date da D’Alatri lavorando poi sulle sfumature realistiche di ogni personaggio.

 

Quali sono stati gli onori e oneri di dirigere questa seconda stagione?

Non era semplice ereditare il successo di una serie tv con un cast così unito ed è proprio per questo che c’era l’onere di ribadire il medesimo successo di pubblico e di critica. Spero che anche questa seconda stagione possa piacere.

 

Dante Balestra, un docente sui generis. Potremmo definirlo il nuovo professor Keating dei giorni nostri?

Assolutamente sì, mi sono proprio ispirato al docente portato in scena da Robin Williams.  Alessandro Gassman è riuscito a rendere al massimo le sfumature di questo professore un po’ speciale, un ruolo che ama moltissimo e che ha fatto suo.

 

Ascoltare e ascoltarsi, attraverso la filosofia, un compito non facile per un docente ma Balestra ci riesce. Quanto servirebbe un professore così alla luce dei fatti tragici di questi ultimi tempi?

Ho due figlie adolescenti e comprendo piuttosto bene quanto sta accadendo. C’è un serio bisogno di vere e proprie guide all’interno della scuola, di fatto i docenti sono dei sostituti dei genitori nel formare un carattere e una coscienza civica delle donne e degli uomini del domani.

Fortunatamente, insegnanti come Dante ce ne sono ma più sono e meglio sarebbe.

 

Qual è il tuo rapporto con la filosofia e qual è il filosofo che più senti vicino di quelli citati nella serie tv?

Non ho studiato filosofia ma l’ho appresa da autodidatta; ho studiato scienze politiche all’università, ho fatto studi accademici inerenti alla filosofia politica, il resto l’ho appreso da me.

Mi sento vicino a Henry Thoreau per la sua attenzione all’ambiente, per il suo vivere nell’essenzialità della vita e nel vedere come gli esseri umani possano rallentare nel loro continuo correre.

 

Altra fiction, altro successo: “Il metodo Fenoglio”, una serie tv diversa da tutte le altre. Perché portare sul piccolo schermo la penna di Gianrico Carofiglio?

C’è stata l’intuizione dei produttori Gabriella Buontempo e Massimo Martino di Clemart, oltre che della Rai nell’aver creduto di portare nel piccolo schermo un altro investigatore.

 

Come descriveresti Pietro Fenoglio?

E’ un torinese trasferito a Bari. E’ un uomo che parla poco, ragiona molto, è essenziale e crede nella non violenza. Utilizza un metodo investigativo diverso dagli altri.

 

Perché scegliere nel ruolo da protagonista proprio Alessio Boni?

E’ un attore molto amato e di grandissimo talento che viaggia passando al cinema alla televisione passando per il teatro senza alcun problema. E’ di origini nordiche, a differenza di tutti gli altri interpreti.

Credo che sia proprio la persona giusta per dare anima e corpo a Pietro.

 

Tu e il cinema: com’è nato questo amore?

E’ una passione che ho da quando sono ragazzo; ho frequentato una scuola per diventare attore ma poi ho cominciato a essere aiuto regia a Torino e da lì è iniziato tutto.

Devo dire un forte Grazie all’amico e collega Lucio Pellegrini che ha creduto in me. In questo mestiere servono determinazione e fortuna.

 

Cosa vorresti arrivasse del tuo cinema al pubblico?

L’attenzione per i personaggi che racconto e rispecchiarsi nelle loro caratteristiche che di fatto sono quelle dell’essere umano. Spero inoltre che emerga l’amore per questo mestiere. Ogni storia mi auguro possa emozionare.

 

Qual è il significato della parola Emozione per te?

Non aver paura di vivere l’esistenza appieno, nella sua interezza. Con l’eccessivo uso dei social network, è sempre più complicato vivere la realtà ma dobbiamo provarci.

 

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Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.