ELENA SANTORO firma la sceneggiatura di "Un passo dal cielo 8": «Siamo relazione e gli altri ci salvano»

ELENA SANTORO firma la sceneggiatura di “Un passo dal cielo 8”: «Siamo relazione e gli altri ci salvano»

 

ELENA SANTORO firma la sceneggiatura di "Un passo dal cielo 8": «Siamo relazione e gli altri ci salvano»

Manuela è a un bivio della sua vita: un nuovo posto di lavoro chiama, mentre il cuore batte ancora per Nathan. La poliziotta riuscirà a mettere insieme i pezzi sentimentali e professionali?

Intanto a San Vito di Cadore le vite di Vincenzo Nappi e di Nathan vengono sconvolte. Il fratello di Manuela dovrà cercare di superare un momento molto complicato, mentre l’uomo selvaggio, amato da Manuela, scoprirà dei misteri sul suo passato grazie a una new entry della fiction: lo scienziato Stephen Anderssen.

 Questo e molto altro è “Un passo dal cielo“, giunto alla sua ottava stagione per la gioia del pubblico che da anni la segue. E’diretta da Alexis Sweet e Laszlo Barbo ed è una produzione Lux Vide, società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction.

Colei che ha firmato la sceneggiatura è Elena Santoro che sembra aver ipnotizzato il pubblico con la sua penna, visti gli ottimi ascolti registrati.

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ELENA SANTORO firma la sceneggiatura di "Un passo dal cielo 8": «Siamo relazione e gli altri ci salvano»

Siamo giunti all’ottava stagione. Perchè questa serie tv è così amata dal pubblico?

Credo che il connubio vincente sia il giusto mix tra posti meravigliosi, che ci fanno sognare, e storie emotivamente riconoscibili. Un passo dal cielo ha la capacità di portare l’ordinario delle nostre vite dentro uno straordinario:

il panorama mozzafiato e la magia di una vita di montagna, fatta di silenzi, di tramonti, di cose semplici. Una piccola comunità che è famiglia.

Perchè continuare quest’avventura televisiva?

Ho avuto la fortuna di lavorare anche ad alcune stagioni precedenti (dalla terza alla quinta), affiancando il padre della serie, Mario Ruggeri. Ho potuto osservare da vicino e imparare da lui il processo di semina necessario:

cosa significa, quindi, costruire storie e piantarle bene, affinché continuino a dare frutto. Nella scorsa stagione, la settima, la serie si è rinnovata, con l’ingresso in scena di tanti personaggi nuovi, a partire da una nuova protagonista, Manuela Nappi, interpretata di Giusy Buscemi.

Se nella scorsa stagione c’è stata la semina, quindi, nell’ottava è arrivato il tempo della raccolta. Ho infatti trovato moltissimo materiale pronto a germogliare, e insieme alla squadra di autori e producers, abbiamo lavorato per renderlo al meglio, raccogliendo e soprattutto… seminando ancora! C’era e c’è ancora tanto da raccontare…

In questa stagione, i protagonisti indiscussi sono Marco Rossetti e Giusy Buscemi. Perchè proprio loro?

Giusy e Marco sono i nostri Manuela e Nathan, e rappresentano due modi opposti ma in qualche modo complementari di vivere la vita e il rapporto con la natura. Da una parte c’è Nathan, che incarna il fuggire, l’isolarsi, il fare un passo indietro per paura di sbilanciarsi in avanti.

Un animale ferito, che ha bisogno di cure ma ha paura di farsi ancora più male. Dall’altra parte, c’è Manuela.

Una donna empatica, sempre protesa in avanti, generosa fino quasi ad annullarsi per gli altri. Insieme, Nathan e Manuela rappresentano la ferita e la cura, il dolore e l’amore. È per questo che la loro storia è così intrigante:

sono come due calamite che si cercano, e si riconoscono.

In questa nuova stagione, poi, è stato ancora più bello mescolare le carte: se è infatti evidente fin da subito che Manuela può “curare” Nathan e la sua ferita (anzi, è forse l’unica in grado di avvicinarlo), è altrettanto vero che Nathan ha un modo unico di accogliere Manuela. Sono quindi uno la cura dell’altro. Credo sia questa la loro forza.

Il Veneto è un altro protagonista indiscusso?

Come ho sentito dire le prime volte che mettevo piede nelle writer’s room di Un passo dal cielo, più di dieci anni fa, la natura e la montagna sono sempre state il vero protagonista della serie.

Quando ho iniziato, la serie era ancora ambientata in Trentino, dove ho avuto la fortuna di stare per tutto il periodo delle riprese in qualità di story editor. Penso di non aver mai visto posti così belli. Dalla sesta stagione, la serie si è spostata dall’altra parte, in Veneto:

non nascondo che inizialmente ero perplessa. Poteva esserci qualcosa di altrettanto bello? Ebbene sì. Le nostre Dolomiti sono veramente una cornice magica, uno sfondo mozzafiato in grado di allargare l’orizzonte visivo e soprattutto emotivo.

È questa la forza di avere la montagna come protagonista indiscussa: portarci in un mondo che ha il superpotere di allargare l’orizzonte, di farci andare sempre un po’ più in là.

E poi, la montagna è protagonista perché comanda lei. Bisogna stare ai suoi tempi, ai suoi ritmi. Si impara tanta elasticità e docilità. Quest’anno poi, l’abbiamo voluta raccontare ancora più da vicino con l’inserimento di una tematica ambientale forte:

abbiamo voluto rappresentare gli effetti del cambiamento climatico sulle nostre montagne, in particolare sui ghiacciai, attraverso una squadra di scienziati che si occupa di geoingegneria e che arriva in Veneto per provare a salvare un ghiacciaio dallo scioglimento.

Ci siamo ispirati ad esperimenti reali di geoingegneria, alcuni al limite del fantascientifico ma che invece sono tutti veri: questo ci ha permesso di rimettere ancora più al centro la montagna, e la domanda che questa serie porta avanti da sempre.

Che ruolo ha l’uomo nella natura? Fino a dove spingersi, per provare a salvarla? Una montagna che è amica, bellezza, libertà… ma che può essere anche pericolosa, invalicabile, misteriosa…

Cosa speri arrivi della serie tv al pubblico?

Spero che arrivi il significato profondo di questa stagione, quello su cui abbiamo lavorato a lungo, ovvero che siamo relazione, e che gli altri ci salvano.

Abbiamo costruito i sei episodi dell’ottava stagione proprio su questo, e mi piacerebbe che, soprattutto nel mondo di oggi dove sembra che solo il singolo possa vincere contro tutti, arrivasse invece un’idea di comunità, di condivisione.

Questo è quello che, per esempio, deve imparare Nathan. Ma anche il personaggio di Vincenzo, interpretato da Enrico Ianniello, si trova di fronte ad una sfida simile: capire che non è onnipotente, che da soli facciamo poco o niente.

Ecco, quest’anno la serie vuole parlare di questo: come salvare il mondo, come salvare se stessi, e soprattutto con chi.

Sei piuttosto giovane per essere una sceneggiatrice così brava. Per quali motivi hai scelto proprio questo mestiere?

  Per trovare un posto che fosse mio, e per provare a capirci qualcosa di quello che invece non capivo. Sono nata in una famiglia molto numerosa, dove lo spazio c’era, ma era da condividere (ecco che torna la condivisione…).

Scrivere per me è stata sempre un’urgenza: se avevo qualcosa che mi ronzava per la testa, qualcosa che non capivo o che non sapevo come dire, la scrivevo.

E quando scrivevo, capivo un po’ di più le cose. Nel processo di scrittura i garbugli della mia testa si districavano… e prendevano una forma chiara.

E siccome scrivere e raccontare storie mi piaceva così tanto, volevo trovare un modo per far rientrare questa passione dentro un mestiere. Ancora non pensavo che avrei potuto vivere di questo, e infatti per molti anni non è stato così.

Dopo il Master in Scrittura e Produzione per la Fiction e il Cinema, a Milano, ho avuto la grande fortuna di iniziare uno stage a Roma, in Lux Vide, come story editor. Pur continuando a scrivere, è stato questo il mio lavoro per quasi undici anni: prima story editor, poi produttore delegato, prima in Lux Vide e poi in Lucky Red, due realtà che mi hanno accolta e formata, dandomi la possibilità di crescere e di strutturarmi. La scrittura non mi ha mai abbandonata…

ha solo avuto bisogno di un po’ di tempo prima di diventare la strada che sognavo fin da bambina.

Cosa significa per te essere sceneggiatrice?

  Capire un po’ di più il mondo e quello che sento. La verità delle cose e la verità di me. Alla fine credo che raccontare storie sia proprio questo: un modo per raccontare la realtà attraverso una finzione che la rappresenti.

I pro e i contro di esserlo?

  Un pro – almeno per me –  è il poter lavorare da casa, o idealmente ovunque (treni, altre città, bar…) e gestirmi il tempo come preferisco.

Un contro è che i giorni della settimana si somigliano tutti, non c’è più il concetto di week end, ad esempio. Si vive sulle consegne. Ma non mi lamento: vado ad un ritmo tutto mio!

Hai qualche sogno nel cassetto?

  Ne ho tanti. Rispetto alla scrittura ne ho uno in particolare, che probabilmente è irrealizzabile ma non importa: si tratterebbe di un progetto talmente personale che anche il tempo usato per pensarci mi lascia comunque qualcosa.

Nuovi progetti?

Ora sto lavorando alla nuova stagione di Don Matteo, insieme a Mario Ruggeri e Umberto Gnoli, e a breve inizieranno le riprese della seconda stagione di Gigolò per caso, che ho scritto con Tommaso Renzoni e Matteo Calzolaio.

Altri progetti sono in cantiere, progetti molto stimolanti… ma per scaramanzia non li dico!

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Giulia Farneti
Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.