ALICE ARCURI
In “DOC2” su Rai1: «Sono piuttosto piccola rispetto a questi angeli sulla Terra che ci accompagnano»
Già dalla prima puntata c’è stato un record di ascolti per la seconda stagione di “DOC – Nelle tue mani” con protagonista indiscusso Luca Argentero nei panni di Andrea Fanti.
Ci sono diverse new entry in questa stagione, a cominciare da Alice Arcuri – donna affascinante, carismatica, allegra e simpatica -, l’infettivologa Cecilia Tedeschi che darà sempre più filo da torcere alla squadra oramai consolidata dell’Ambrosiano.
Nata a Genova l’11 febbraio 1984 da una famiglia di medici, Alice ha praticato scherma anche a livello professionistico prima di dover abbandonare per un problema di salute. In seguito ha scelto il percorso da attrice, frequentando la Scuola del Teatro Stabile.
Davanti alle telecamere ha debuttato nel 2008 con il corto “Resta” di Anna Bucchetti prima di passare a “Italiana Movies” di Matteo Pellegrini. È poi apparsa in “Don Matteo 11” nei panni di Alma, in “Petra” accanto a Paola Cortellesi e in “Blanca“, di recente su Rai1. Quello di “DOC 2” è il suo ufficiale debutto.
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Alice, cosa ti ha spinto ad entrar a far parte dell’amatissima serie tv di Rai1?
Mi si è presentata l’occasione di fare un provino, suggeritomi dalla mia agente, provino che fortunatamente è andato bene. La prima stagione, in piena pandemia, non l’avevo ancora vista ma quando mi sono decisa ho subito compreso dell’importante compito che avevo ricevuto. Si tratta di una serie bellissima e fortemente umana, nonostante il camice bianco. Con il mio personaggio sono entrata a gamba tesa.
Tu sei Cecilia Tedeschi e porti subito scompiglio in reparto. Come ti sei preparata?
Provengo da generazioni e generazioni di medici, in un certo senso ce l’ho nel DNA. Mi sono focalizzata sulla postura, in un mix di meraviglia e paura, la modalità e l’essere molto professionale prendendo spunto da mio padre Valentino Arcuri. Ho cercato di assumere appieno il punto di vista di un medico.
Cecilia Tedeschi, com’è?
E’ una donna libera, determinata, emancipata, ma molto sola. E’ un bravo medico, anche se empatizza poco con i pazienti; è ossessionata dal suo lavoro, a discapito della sua vita privata. E’ una virologa e si occupa di virus. E’ un nuovo pesce che entra in un acquario. Questo è il suo punto di partenza ma cambierà.
Lei e le emozioni?
E’ piuttosto goffa, non riesce a gestirle bene; è fragile e debole al riguardo. Quando incontra Agnese è molto impacciata; c’è un impatto fisico negato, non riesce a dirle più di tanto, non riesce ad esprimersi.
Come ti rapporti al camice bianco?
Sono piuttosto piccola rispetto a questi angeli sulla Terra che ci accompagnano. Penso alla loro fatica, alla loro dedizione, al loro continuo rischiare, supportare ed ascoltare. La mia massima stima.
Come dovrebbe essere un buon medico?
Empatico, cercare di vivere la pelle degli altri, saper empatizzare e sorridere al paziente, cercare la causa e non solo l’effetto.
Perché hai scelto di fare l’attrice?
In realtà è capitato. Facevo scherma a livello agonistico, passione che poi ho dovuto abbandonare. Mi madre in quel periodo mi ha portato ad un corso di teatro e da lì mi sono divertita a tal punto che mi sono detta di tentare in questo ambito.
Cos’è l’attrice nei confronti del pubblico?
Un tramite e uno strumento.
E l’emozione?
E’ il fine della vita, la base di connessione tra gli esseri umani. E’ il cuore pulsante. L’arte permette di sentirci meno soli ed è ciò che è invisibile agli occhi.
Nasci in teatro ma cosa c’è di diverso rispetto alle altre forme artistiche?
Il palcoscenico è un piatto di Boeuf borguignon, è nudo e crudo, è un’esperienza ipersensoriale con una preparazione complessa, il tempo non esiste o esiste troppo. Il cinema è un sashimi, il tempo è più dilatato e intimo, la somiglianza con la realtà emerge.
I tuoi prossimi progetti?
Girerò la seconda stagione di “Survivors” per Rai1 e uscirà “Vivere non è un gioco da ragazzi” di Rolando Ravello.