La famiglia con i suoi dissidi, gli scontri e le incomprensioni, l’irrequietezza della protagonista femminile, le ambizioni di riscatto sociale, le delusioni sentimentali e il confronto città-campagna: queste sono soltanto alcune delle tematiche affrontate de “La strada che va in città”, spettacolo tratto dal romanzo omonimo di Natalia Ginzburg che andrà in scena martedì 18 febbraio alle 21 allo Spazio Tondelli di Riccione. Esattamente come il libro della nota scrittrice, la piece portata in scena è uno spettacolo senza rughe, senza tempo, fresco, che mantiene intatta la sua genuinità. Per Delia, la protagonista, prendere “la strada che va in città” significa accettare un matrimonio d’interesse, salvo poi scoprire che il vero amore si trova altrove. La sua è una storia di passioni senza via d’uscita, anime alla ricerca di un approdo sicuro dove lenire le proprie delusioni. Sul palco Valentina Cervi – una delle interpreti più raffinate dei giorni nostri – , diretta da Iaia Forte, dà voce alla giovane donna.
Cervi, per quali motivi ha detto sì a questo spettacolo?
“E’ un esperimento che sto facendo con la mia amica Iaia Forte che ne firma la regia. Ho sempre avuto un po’ di timore di affrontare il teatro ma con lei mi sono lasciata guidare. Portiamo sul palcoscenico il primo romanzo della Ginzburg e me ne sono subito innamorata; abbiamo scelto di portarlo in scena rispettando il fatto che fosse un romanzo, motivo per cui quello che vedrete è un reading”.
Delia, il personaggio da lei interpretato, che tipo di donna è?
“E’ una ragazza di 16 anni che sogna di emanciparsi dalla vita che conduce, ovvero una vita di estrema povertà, di una famiglia numerosa – è l’ultima di 5 fratelli – e figlia di due contadini. Si convince che l’unico modo per emanciparsi è quello di corrompere un po’ sè stessa; si innamora così del figlio del dottore e decide di darsi a questo ragazzo per poter iniziare una nuova vita. Per dare una svolta alla propria esistenza non eviterà di arrecare sofferenza a chi le sta intorno”.
Per Delia cosa vuol dire prendere “La strada che va in città”?
“Significa scrollarsi di dosso una vita piena di miseria, oltre a perdere la sua anima e la sua vera essenza”.
Potremmo dire che con la sua interpretazione porta in scena un’esistenza fragile, quella di Delia appunto?
“Sì ma lo scopriremo sul finire del reading. Si è costruita una corazza per non restare ferma dov’era; se avesse seguito i suoi veri sentimenti non sarebbe mai arrivata dove invece giunge. Di fatto lei voleva solo essere amata per quello che era, cosa che invece i genitori non hanno mai fatto, esattamente come l’uomo che lei ha amato e che non ha saputo guardarla abbastanza attentamente”.
Assistiamo alla vera nascita di Delia, da bambina a madre, ma cosa significa essere donna per il suo personaggio?
“Inizialmente lei non è del tutto consapevole di esserlo a dire il vero. Cercherà di capire cosa vuol dire essere desiderata, come essere desiderata. Imparerà ad usare la sua femminilità per far in modo di avere un futuro migliore del suo passato. Andrà a riprendersi lo sguardo del mondo su di sé”.
E per lei?
“La capacità di accogliere e di mettere al mondo un figlio, una capacità creatrice che è innata per una donna”.
Possiamo dire che il vero protagonista dello spettacolo è l’universo femminile, ma oggi, secondo lei la donna cosa rappresenta nella nostra società?
“La donna è sempre il cuore di ogni cosa, mentre l’uomo è la materia. E’ l’essere oggetto del desiderio, è vita, è rumore, è silenzio, è emozioni”.
Cosa si augura arrivi agli spettatori presenti in sala?
“Spero di dare al meglio voce alla ragazza protagonista del romanzo della Ginzburg. Spero di fare questo viaggio per mano con il pubblico”.