Elisabetta Mirra
Elisabetta Mirra

Elisabetta Mirra in “Mettici la mano” di Alessandro D’Alatri: «E’ stato un mese di prove molto gioioso»

Elisabetta Mirra

Primavera del 1943, Napoli. Una tarda mattinata di sole viene squarciata dalle sirene: arrivano gli aerei alleati e il pericolo di un nuovo e devastante bombardamento. La scena è uno scantinato che fa da rifugio improvvisato.

In un angolo del locale una Statua della Madonna Immacolata, miracolosa- mente scampata alla distruzione di una chiesa.

E’ qui che si ritrova una strana compagnia, riunita dalla necessità di riparo: Bambinella, un femminiello che sopravvive esercitando la prostituzione e che conosce tutto di tutti, e il Brigadiere Raffaele Maione, che ha appena arrestato Melina, una ventenne che ha appena sgozzato nel sonno il Marchese di Roccafusca, di cui la ragazza era la cameriera.

Mentre fuori la porta le voci della gente si trasformano in un pauroso silenzio e poi nel progressivo avvicinarsi del fragore delle bombe, il dialogo tra i tre occupanti del rifugio si fa sempre più profondo e serrato, con una serie di riflessioni sulla vita, la morte, la giustizia, la fede, ma anche la fame e l’arroganza del potere.

Mentre apprendiamo cosa sia realmente accaduto nel palazzo di Roccafusca e perché, Bambinella si trasformerà in un avvocato difensore e Maione nell’accusa di un processo che vedrà nella statua di gesso un giudice silenzioso ma accorato.

Debutterà a Roma al Teatro Ambra Jovinelli dal 25 gennaio al 5 febbraio Mettici la manocon Antonio Milo,  Adriano Falivene, Elisabetta Mirra per la regia di Alessandro D’Alatri tratto nuova inedita commedia di Maurizio De Giovanni.

Elisabetta Mirra è giovanissima e da sempre è innamorata del teatro. Con lei abbiamo parlato di questa tournée e non solo.

 

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Elisabetta, cosa ti ha portato a dire sì a “Mettici la mano”?

Non avevo scelta perché questo ruolo è stato scritto apposta per me da De Giovanni.

Elisabetta Mirra

 

Conoscevi  Maurizio De Giovanni? In cosa si differenzia rispetto agli altri scrittori italiani?

Sì perché è venuto a vedermi in scena al teatro Diana di Napoli, gestito dalla mia famiglia. Rende attuale anche storie di decenni fa, la sua è scrittura è magia perché ha una visione del mondo diversa da tutti.

 

Tu sei Melina. Come ti sei preparata per interpretarla?

Avrei dovuto recitare in italiano invece il regista ha pensato per me di farlo in napoletano, questo non significa che Melina non abbia cultura.

 

Elisabetta Mirra

 

Come la descriveresti?

E’ una donna forte, testarda e determinata; è sempre sulla difensiva perché ha paura del mondo esterno. Dentro nasconde una forte sofferenza.

 

Elisabetta Mirra

 

La pièce è ambientata a Napoli nella primavera del 1943. Come definiresti quel particolare periodo storico?

Complicato ma il vero carattere dei napoletani è emerso poiché hanno messo in fuga i tedeschi.

 

In questo spettacolo sei diretta da  Alessandro D’Alatri. Com’è stato?

E’ stato un mese di prove molto gioioso. Mi ha insegnato tanto, come per esempio dare umanità al mio personaggio.

 

Elisabetta Mirra

 

Sei giovanissima eppure hai lavorato con dei numeri uno in assoluto. Perché scegliere proprio questo mestiere?

Ho sempre sognato di stare su un palcoscenico, sin da quando i miei genitori mi portarono al Diana a 5 anni.

 

Cinema, teatro e televisione. Cosa vuol dire, per te, attrice?

Una grande responsabilità sociale, oltre che una mia grande passione diventata poi un lavoro.