I Lenin sono una band genovese a quattro elementi alt-rock con sfumature punk anni ’90 e testi in italiano. Lo scorso 6 settembre è uscita “Soda Caustica” il singolo che anticipa il loro secondo EP intitolato “Hai Complicato Tutto” la cui uscita è stata il 1 ottobre. Ne abbiamo parlato proprio con loro.
Per quali motivi avete deciso di chiamarvi proprio così?
“Lenin fu parte di una rivoluzione innanzitutto sociale e culturale; ci fu una progressiva presa di coscienza delle masse che preparò a quello che poi accadde nel 1917 ma tutto era iniziato, come scritti, ben prima. Fu un successo del popolo. Noi abbiamo già abbastanza problemi e limiti di ordine morale, comportamentale e tecnico ma ci piace usare questo nome come uno sprone per provare a combinare qualcosa”.
Siete genovesi ma quanto la città ligure influenza la vostra musica?
“Genova è una città strana. Tutti noi cittadini la amiamo ma non riusciamo a non lamentarci di qualunque cosa o accadimento (il “mugugnare”, come lo chiamiamo noi). La città, il nostro modo di viverla, le persone che incontri ogni giorno, sono parte integrante nei nostri testi. Perché quando vivi a Genova la tua città è centrale rispetto all’intero universo. Tutti siamo amici ma dobbiamo punzecchiarci a ripetizione, in nome di una coerenza che poi ci piace stuprare a seconda dell’occasione. Genova è una città che nasconde tante belle cose e che spesso si vuole mostrare diversa da quello che in realtà è, proprio come chi la abita. L’influenza di Genova su di noi è pertanto totale, visto che noi siamo e diciamo tutto quello che è scritto qui sopra”.
Come definireste la vostra arte delle note?
“Non c’è nessuna arte in quello che suoniamo, mi sa. Facciamo solo canzoncine al meglio delle nostre possibilità. Nessuno di noi ha studiato lo strumento che suona; è solo passione e voglia di comunicare allo stato (più o meno) puro. Non siamo dei virtuosi dello strumento, proviamo solo a mettere insieme dei giri di accordi e a sfogare i nostri sentimenti. L’arte è ben altro e ben distante da noi. Le nostre note sono semplicemente arrabbiate ma con un occhio benevolo sempre rivolto alla melodia. Perché con una buona melodia è più facile avere l’attenzione dei tuoi interlocutori”.
E’ uscito il vostro nuovo singolo “Soda Caustica”, ci raccontate?
“Soda caustica è rivolta ad un modo, a nostro avviso, molto genovese di vivere la notte. Si esce, si va nei vicoli, si vuole bere qualcosa per togliersi di dosso lo stress, i litigi con il proprio partner, le pene d’amore, i problemi sul lavoro o le paure perché il lavoro non c’è o un esame è andato male. Ma molte volte, quando bevi quel bicchiere in più, puoi essere travolto da quella sensazione di vuoto cosmico, di astio generalizzato che ti si attacca alla pelle, rendendoti aggressivo e tirando fuori il peggio di te. In quei momenti rischi di far male a chi ti sta attorno, lasciando, a volte, dei segni indelebili. Tutto ciò in nome di quella tua voglia di disgorgare i tuoi blocchi interni, incurante degli effetti sull’intorno, proprio come fa la soda caustica”.
Il 1 ottobre è uscito anche l’intero album “Hai Complicato Tutto”, per quali motivi chiamarlo proprio così?
“‘Hai complicato tutto’ è anche il titolo di una della canzoni dell’EP. Forse una della canzoni che ci sta più a cuore. Parla dell’evoluzione dei rapporti, non necessariamente di rapporti amorosi. Quella sensazione positiva che hai quando incontri qualcuno per la prima volta e poi però ti ‘ricredi’, non necessariamente per colpe dell’altro, ma per via del mutare del tuo modo di pensare, del tuo atteggiamento. A tutti piace complicarsi la vita, in fondo. Rispetto al disco del 2017 abbiamo forse complicato tutto, questa volta però ci siamo ricreduti in positivo”.