Frank Sheeran – interpretato da Robert De Niro – detto “The Irishman”, veterano della seconda guerra mondiale, è invischiato con il mafioso Russell Bufalino – che ha il volto di Joe Pesci –. Attraverso gli occhi di Frank, nel corso dei decenni, viene raccontata la sua vita e la sua carriera mafiosa, tra cui uno dei più grandi misteri che ha ossessionato l’opinione pubblica statunitense: la scomparsa nel luglio 1975 del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa – vestito da Al Pacino –, amico dello stesso Sheeran. Questo è un caso nel quale è inevitabilmente invischiato lo stesso Fank e che è rimasto irrisolto nel tempo. Nessuno è stato mai condannato né il corpo di Hoffa è mai stato ritrovato.
“The Irishman” – adattamento cinematografico del saggio “L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa” scritto da Charles Brandt – arriva nelle sale italiane da 4 al 6 novembre, il nuovo e attesissimo film diretto da Martin Scorsese che è incentrato sulla figura realmente esistita di uno dei più grandi criminali di tutti i tempi. Presentato alla Festa del Cinema di Roma, dopo il grande schermo approderà su Netflix dal 27 novembre. “The Irishman” è un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America dal dopoguerra ad oggi; il film offrirà un ritratto inedito dei segreti della criminalità organizzata del tempo: i suoi sistemi interni, gli imbrogli, le rivalità e i collegamenti con la politica tradizionale. Quello che verrà raccontato è un mondo tutto maschile, fatto d’onore, rituali da rispettare, pistole da scegliere a seconda dell’omicidio da perpetrare, camicie sporche di sangue da farsi lavare dentro le mura domestiche.
Per il film il premio Oscar Martin Scorsese ha riunito tutti i “bravi ragazzi del potente cinema americano: c’è infatti Robert De Niro, Al Pacino, Joe Pesci, Bobby Cannavale e Harvey Keitel. Il film è una malinconica e avvincente elegia, un omaggio a un cinema e ad un mondo che non possono più essere quello che sono stati, ma che continuano a voler ribadire la loro esistenza e la loro necessità di esserci. «Robert ha letto il libro di Charles Brandt mentre recitava nel film drammatico del 2006 “The Good Shepard”. Me l’ha dato. Ho visto che era in sintonia col personaggio e abbiamo voluto fare questa cosa insieme. Mi sono reso conto che teneva davvero al personaggio il che è quasi commovente. Quindi ho pensato che avremmo fatto il viaggio insieme – ha affermato il regista -. Ci è voluto del tempo, ma è importante che ce l’abbiamo fatta. E il fatto che le persone abbiano reagito così fortemente è davvero…non so se ho le parole per esprimere il ringraziamento».