GOODBYE JULIA dal 24 ottobre al cinema

Poco prima della guerra di secessione che ha coinvolto il Sud del Sudan, Mona è una ex cantante che vive ed è sposata nel Nord. La donna cerca di fare ammenda, dopo aver causato la morte di un uomo del Sud e aver insabbiato l’omicidio.
Pensa così di assumere la vedova del defunto, Julia, come sua domestica e di accogliere in casa suo figlio Daniel. Incapace di confessare quanto commesso, la donna decide di lasciarsi il passato alle spalle, ignorando che il tumulto del paese possa farsi strada nella sua casa fino a metterla faccia a faccia con i suoi peccati.
“Goodbye Julia“, il primo film sudanese ad essere selezionato ufficialmente al Festival di Cannes, arriva nelle sale italiane il 24 ottobre. Diretto da Mohamed Kordofani e vincitore del Premio della Libertà nella sezione “Un Certain Regard” nel 2023, il film ha raccolto consensi unanimi da parte della critica e del pubblico per la sua narrazione profonda e toccante.
Con uno stile cinematografico accattivante e incalzante Mohamed Kordofani porta alla luce la storia di un Paese di cui poco si conosce, evidenziandone tutte le criticità salienti come il razzismo radicato e le diversità religiose che hanno alimentato uno scenario politico esplosivo fino a provocarne una irrimediabile frattura interna.
«Il razzismo praticato per molti decenni dalla maggior parte degli arabi del Nord, dal governo e dal popolo, è stato uno dei motivi principali per cui quelli del Sud hanno scelto la secessione.
Ciò è diventato oltremodo evidente quando i risultati hanno rivelato che uno schiacciante 99% della gente del Sud voleva separarsi. Non è possibile che un intero popolo scelga la secessione per qualche altro motivo – ha raccontato il regista -.
Mi sono reso conto, allora, che in qualche modo anch’io ero responsabile di quella decisione: per tutta la mia vita, a Khartoum non avevo mai conosciuto nessuno del Sud tranne alcune collaboratrici domestiche, come se avessimo praticato l’apartheid sociale.
Scrivere questo film è stato per me parte di uno sforzo continuo per sbarazzarmi di quel razzismo ereditato, motivato da un senso di colpa, da un desiderio di riconciliazione e da un appello a farlo tutti, anche se ora potrebbe sembrare tardi».