CLAUDIA VISMARA
“A muso duro” su Rai1: «E’ una storia piena di coraggio e di vita»
Antonio Maglio è stato un medico illuminato che, prendendo spunto dagli studi e dalle metodologie del Prof. Guttmann sul recupero dei paraplegici, tra la fine degli anni ‘50 e i primi anni ‘60, ha dato speranza e dignità alle persone disabili che, fino a quel momento, giacevano in un letto di ospedale, nascosti agli altri, alla società esterna.
Grazie a lui nacquero i primi Giochi paralimpici della storia cui parteciparono 400 atleti provenienti da 23 nazioni.
Prodotto da Rai Fiction con Elysa Productions in collaborazione con L’alveare Producinema, lunedì 16 maggio in prima serata su Rai1 andrà in onda “A muso duro” di Marco Pontecorvo, il biopic televisivo che ricostruisce la storia del padre del movimento paralimpico in Italia.
Medico, neuropsichiatra e dirigente dell’Inail, Maglio ha cambiato il concetto di disabilità usando per primo la sport-terapia per curare handicappati e paralizzati, fino agli anni Cinquanta trattati come reietti.
Ad affiancare Flavio Insinna, troviamo una bravissima Claudia Vismara (Ph. Riccardo Riande), volto che di certo non è passato inosservato per nobiltà d’animo ed intensità interpretativa; con lei, oltre a raccontare questa nuova e bellissima esperienza nella rete ammiraglia, abbiamo parlato delle sue ultime fatiche lavorative.
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Claudia, partiamo da “A muso duro”. Perché hai detto sì a questo film?
La storia era bellissima e ne andavo fiera di poterla raccontare, una storia purtroppo poco conosciuta. E’ una storia piena di coraggio e di vita.
Tu sei Stella, come la descriveresti? Qual è il suo rapporto con Antonio Maglio?
E’ la sua vicina di casa, vivono nello stesso pianerottolo. Casualmente un giorno assistono ad un incidente di un uomo che cade dall’impalcatura; da quel momento non potrà più camminare.
Scatta in Antonio, uomo tenace e con ferite profonde nel cuore, qualcosa. Stella lo affiancherà in quelle che poi diventeranno le para-olimpiadi. Diventerà sua moglie, anche noi ci soffermiamo sulla nascita del sentimento tra i due.
E’ una donna forte, indipendente per quegli anni, carismatica, anche romantica ma soprattutto molto moderna.
Lei come vede questi giovani diversamente abili? Appoggia la scelta del suo futuro marito?
Assolutamente sì.. E’ completamente scioccata quando viene a sapere che non esiste una struttura riabilitativa per questi giovani che vengono lasciati morire allettati.
Si farà coinvolgere emotivamente a tal punto a trovare lei stessa Villa Marina che sarà il luogo in cui questi ragazzi riprenderanno a vivere.
Cosa significava in quegli anni dare una speranza a quei giovani rilegati in letti di ospedale? Il sogno che valore ha per questi giovani? E lo sport?
Lo sport sarà la salvezza per questi ragazzi. Maglio sarà il primo in Italia a riportare alla vita giovani che altrimenti non avrebbero avuto una prospettiva futura.
Com’è stato girare con Insinna?
Meraviglioso. Ha umanità, generosità, umiltà, tanto cuore e bravura.
Cosa, secondo te, bisognerebbe affrontare “A muso duro”?
Il cambiamento climatico. Il futuro è sempre più spaventoso ma non ce ne rendiamo conto purtroppo, i rischi sono più vicini. La politica non sta facendo molto.
Recentemente ti abbiamo visto in “Nero a metà 3”. Cosa ti ha lasciato?
E’ la seconda avventura con loro; è stato come tornare in famiglia e a casa. Il mio personaggio inoltre è diverso da quelli interpretati fino ad ora ed è stato bellissimo.
Sei anche tra i protagonisti di “Tapirulàn” di e con Claudia Gerini, un film per il cinema di una donna che per forze di causa maggiore si trova a doversi porre in discussione. Tu interpreti la sorella. La vita è davvero un tapirulàn?
Siamo parte integrante di una società che non si ferma mai, corriamo sempre e nel film quest’ottima è ancor di più enfatizzata. Siamo sempre più lontani dagli altri e ci rifugiamo nella tecnologia.
I tuoi prossimi progetti?
Ho finito di girare una fiction olandese girata in Italia dal titolo “Klem” e sto girando la seconda stagione di “Rocco Schiavone“.