Lo abbiamo visto iniziare la propria carriera in teatro dove ha raccolto i primi meritati successi portando sulle scene Euripide, Pirandello, Puskin, Strindberg, Shakespeare, Molière, Sofocle, Gogol, Brecht, Brusati, Goldoni e Goethe, sotto la direzione di alcuni dei più grandi registi teatrali italiani: Giorgio Strehler, Giorgio Albertazzi, Luca Ronconi e Massimo Castri.
Nel corso degli anni Paolo Calabresi ha preso parte a fiction televisive come “Nati ieri”, “R.I.S. – Delitti imperfetti”, “Distretto di Polizia”, “La squadra” e ai film tv “Don Bosco”, “Padre Pio” e “Maigret”. Nel 2008 ha condotto il programma televisivo “Italian Job” su LA7. Dal 2007 è lo scorbutico elettricista Augusto Biascica nella serie italiana “Boris”, cui seguirà il film omonimo. Nel 2008 è entrato a far parte del cast del programma “Le Iene” su Italia 1 arrivando a condurlo nel 2016. In Tv è anche il protagonista della serie “Zio Gianni” su Rai 2 e al cinema Calabresi ha preso parte alla saga dei film “Smetto Quando Voglio”. Ora lo vediamo affiancare Serena Autieri ne “La menzogna” di Piero Maccarinelli, spettacolo con il quale il bravissimo interprete sta girando l’Italia. Di questo e di molto altro abbiamo parlato proprio con lui.
– Paolo, per quali motivi hai detto sì a questo progetto teatrale?
“Il testo era davvero molto bello e geniale; la tematica non è la prima volta ad essere portate in scena ma in questo spettacolo viene trattata secondo me in maniera diversa rispetto al solito”.
– Ci racconteresti un po’ chi è il tuo personaggio?
“Non è mai rivelato del tutto, se non verso il finale. Nella nostra vita, non riusciamo mai ad essere tutti bianchi o tutti neri e lo è anche Paolo, il mio personaggio. Ha un matrimonio consolidato a tal punto da avere diversi scheletri nell’armadio”.
– “La menzogna” è il titolo dello spettacolo teatrale che ti vede protagonista insieme a Serena Autieri, qual è il suo significato? Per te?
“E’ un po’ diversa dalla bugia, perché la menzogna mantiene insito un elemento di strategia, la stessa che i protagonisti di questo spettacolo hanno”.
– Esiste con confine netto tra verità e bugia, tra reale e finzione?
“Nel mio personale, li ho sempre uniti, pur sbagliando anche a volte. Ritengo tuttavia che la distinzione debba essere ben chiara. L’attore tanto più riesce a mentire in maniera credibile – ed è il suo mestiere – tanto più ha coscienza che sta inscenando qualcosa”.
– Nello spettacolo indirettamente si parla dell’amore e delle sue complesse sfumature. Cos’è e cosa dovrebbe rappresentare nelle nostre esistenze?
“Dovrebbe rappresentare l’intero arco della nostra relazione con una persona, che ci si augura essere il più lunga possibile. E’ quella parte necessaria della nostra esistenza, è un tutto in discesa che ci permette poi di risalire nei momenti più bui”.
– “La menzogna” è soltanto uno degli spettacoli che ti vede protagonista. Cosa rappresenta per te il palcoscenico?
“E’ il luogo di esercizio tra realtà e finzione, tra l’essere e non essere. Ci sei solo tu e il pubblico, motivo per cui non ci possono essere filtri ma si gioca insieme in un continuo scambio di emozioni”.
– Sei un attore che ha spaziato nei ruoli più diversi, oltre che essere diretto da alcuni dei più grandi registi. Per quali motivi hai scelto di fare questo mestiere?
“Tutto è iniziato per puro caso. Provengo da una famiglia che non ha precedenti artistici. Ho iniziato a far parte di questo difficile mondo perché diversi anni fa ho accompagnato un amico a fare un provino e ci sono finito dentro io. Posso dirti che tutte le svolte della mia vita sono arrivate non in maniera cercata ma del tutto casuale”.
– Da giovedì 28 marzo ti vedremo nel sequel di “Ben tornato presidente” con Claudio Bisio. Cos’è per te il cinema?
“Per me il cinema è fondamentale perché ho imparato quel qualcosa che in teatro non avrei fatto, ovvero quella semplicità che gli attori di teatro non hanno. E’ un film quasi in diretta, in quanto l’abbiamo finito di girare pochi giorni fa. Nasce da un’attualità molto stretta anche se ironizzata al massimo con personaggi talmente paradossali da diventare credibili”.
– Non solo teatro, ma anche cinema e televisione. Qual è il significato della parola Emozione per un interprete?
“Vuol dire vivere con altri esperienze che possano essere quelle che vivo nella mia vita di tutti i giorni. Tanto più ci commuoviamo, ridiamo e sorridiamo e tanto più queste emozioni saranno forti da alimentare la nostra società”.