A distanza di un anno dall’uscita del suo primo singolo “Un letto da rifare”, il 12 novembre è uscito “Le nostre verità”, il primo album costituito da 10 brani di Brando, la band capitanata dall’attore forlivese Marcello Maietta. Il noto interprete romagnolo – parallelamente alla sua carriera nel mondo del piccolo e grande schermo dal 2010 porta avanti il suo progetto musicale come cantautore – insieme a Gianluca Amici al basso, a Francesco Casadei Lelli al sinth e al pianoforte, ad Andrea Piccinini alla batteria e a Michele Tomasini alla chitarra, ha dato vita a un genere alternative/rock che strizza sempre l’occhio a melodie operistiche con fusioni digitali e sorprese di pura rabbia hard rock. Ne abbiamo parlato proprio con Marcello Maietta.
Innanzitutto come ti chiamiamo, Marcello Maietta o Brando?
“Sia Marcello che Brando, come ormai fanno tutti, soprattutto tra gli amici“.
Ti senti più cantante o più attore?
“Non esiste il sentirsi più o meno qualcuno, è semplicemente l’espressione che cerco in ogni mia giornata e nell’arte che interpreto tutti i giorni, sia quando recito che quando canto. E’ la mia personalità artistica multisfaccettata“.
La musica e la recitazione cosa hanno in comune?
“Rappresentano la forma più alta di espressione per rappresentare i sentimenti che le persone provano in ogni momento della propria vita”.
“Le nostre verità” è il vostro primo album, ma com’è nata l’idea?
“Le nostre verità è un bisogno, niente nel mio percorso artistico è racchiuso nella semplice “idea”. Rappresenta il mio tutto, artistico e personale”.
Quali sono le vostre verità?
“Si tratta di un album che, attraverso un percorso musicale, racconta il sentimento di rinascita assoluto che ha contrassegnato l’ultimo anno personale e professionale della mia vita”.
Il vostro è un album che descrive l’altalenarsi dei periodi legati ai sentimenti che prova nella vita, ci raccontai n po’ meglio?
“L’album nasce dalla volontà sia mia che di Francesco Casadei Lelli, di esprimere in ogni brano e in ogni video, la realtà del nostro vissuto, del nostro quotidiano, fatto di perdite e rinascite continue. Da qui anche la scelta della cadenzatura ogni due mesi nella pubblicazione dei singoli fino a luglio scorso, a puntate, come una serie TV, dando al pubblico il giusto tempo per assaporare ed elaborare le sue emozioni nei brani, fino ad arrivare all’album “Le nostre verità”. Il progetto musicale Brando rappresenta la mia rinascita, la band e tutti coloro che ci collaborano sono, per me, il simbolo della mia nuova pelle, della mia nuova vita”.
Il singolo “Le nostre verità” cerca di descrivere l’importanza della vita e dell’amor proprio, di Perché affrontare queste due delicate tematiche? Secondo lei mancano nella nostra vita?
“Ho sempre considerato la vita un bene supremo ed unico, della quale bisogna avere un gran rispetto, proprio per la sua unicità. Mi dispiace vedere chi si abbatte e non crede nelle proprie potenzialità, chi pur cadendo non cerca una sua rivalsa personale, e chi si sente perennemente non idoneo alla vita che gli si presenta. Cerco sempre di immedesimarmi nelle problematiche altrui, di ascoltare e di capire, per poter trovare il modo giusto di spronare, chi ne ha bisogno, nel difficile cammino di trovare la propria “forma” ed identità”.
“La vita che ti perdi” e “Come ti vorrei”, invece, parlano di sogni e aspirazioni, sei d’accordo? Ma i tuoi quali sono?
“Le aspirazioni le ho ogni giorno quando scrivo le mie canzoni, la mia musica, di poter migliorare sempre, di poter crescere personalmente e professionalmente”.
“Intromissione” e “In abbandono (elogio al tempo)” sono gli unici due brani totalmente strumentali, per quali motivi solo musica?
“Per me era fondamentale dare all’ascoltatore il punto di partenza e di arrivo dell’album, con un’immersione totale musicale ed emozionale, che potesse aprire la mente ed il cuore ai successivi brani e poterne capire il viaggio interiore in essi contenuto, senza bisogno di parole”.
Cosa ti auguri arrivi a chi ascolterà l’album?
“La rappresentazione delle emozioni di tutti in musica, le stesse che ho provato io componendolo”.