Un’artista unica al mondo, dalla voce totalmente inimitabile, fragile e intensa allo stesso tempo, una donna appassionata che ha amato fino in fondo con ogni fibra del suo essere: di questo e non solo tratterà il biopic su Mia Martini che sarà nelle sale cinematografiche per tre giorni, il 14-15-16 gennaio prima di andare in onda su Rai1, dopo il festival di Sanremo. «Una donna cui ora voglio bene, un esempio di integrità morale e di grande passione – così Serena Rossi ha affermato a IoDonna raccontando la sua esperienza nel ruolo di Mia Martini, una delle più intense voci della canzone italiana, prematuramente scomparsa all’età di 47 anni -. Una donna di carattere, tutte dovremmo imparare a rispettarci e a farci rispettare di più».

Prodotto da Eliseo Fiction in collaborazione con Rai Fiction e diretto da Riccardo Donna, il racconto cinematografico inizia con il ritorno di Mia Martini sul palco del teatro Ariston di Sanremo, nel 1989, dopo anni d’assenza,  anni nei quali per pagare l’affitto aveva scelto di continuare ad esibirsi (accompagnata solamente da una base) nelle sagre rionali e nelle feste di paese.

L’interprete di “Minuetto”, “Piccolo Uomo” e “Almeno tu nell’universo” si era ritirata per le voci che la stavano distruggendo: nell’ambiente si diceva portasse sfortuna, una maldicenza che condizionò tutta la vita di Mia Martini. Un vero e proprio omaggio, quello del regista, che è riuscito benissimo: «Il ricordo di Mia era ancora vivo tra la gente della mia età, il mio è stato dunque un lavoro sulla memoria, un concetto a me molto caro, perché oggi in questo mondo in cui tendiamo a usare e gettare tutto, è facile dimenticare e perdere il patrimonio della nostra storia. Un pezzetto di quella storia è il mio film. È un racconto imperfetto, come è giusto che sia, perché alcune cose Mimì non ha potuto raccontarcele, ma le abbiamo immaginate. Ma è un racconto umano e attuale. Perché in questo mondo, dove la macchina del fango è diventata uno sport molto diffuso, è giusto rendere omaggio a Mimì che della calunnia fu una tragica vittima. Un lavoro che vorrei dedicare alla generazione che nasceva quando Mimi moriva e che forse, grazie a questo film, la conoscerà».

«Si è presa la sua rivincita – continua Serena Rossi – contro le cattiverie, dando un grande esempio di dignità e integrità». Anche la sorella di Mimì, Loredana Bertè, si dice entusiasta del lavoro cinematografico fatto da Serena Rossi: «ha preso delle cose esclusive di Mimì: come si muoveva, la malinconia, il dolore che si portava dentro e che non mostrava. Già dalla prima scena ho visto che era lei, che era una pazza scatenata. Pensavano tutti che delle due la matta fossi io, invece era lei ed era coraggiosissima, si faceva strada tra le maldicenze». Lei che, annientata dalla cattiveria, è andata in Calabria a ricucire le reti dei pescatori e a pescare con le lampare per 10 anni, ma che poi si è presa la sua rivincita con “Almeno tu nell’universo”, brano con cui vinse quel premio della critica che oggi porta il suo nome. Il titolo “Io Sono Mia”: racchiude il riscatto di una vita vissuta con dolore.