“Natale in Argentina” è il nuovo disco dei KiwiBalboa: un nuovo mondo, la scoperta di un luogo inedito, un pianeta sconosciuto. Dopo il debut album intitolato “Tre Buoni Motivi” (La Clinica Dischi – 2016), la nuova fatica discografica del combo genovese è uscita il 1°novembre 2019 per Overdub Recordings, distribuito in formato fisico da Goodfellas e in digitale da The Orchard via Epictronic. L’album è stato preceduto dalla pubblicazione di due singoli accompagnati da altrettanti videoclip: “Cavalieri Jedi”, uscito il 17 maggio in esclusiva per RockON.it e “Magari No” pubblicato lo scorso 25 ottobre. Questo disco nasce con l’intento di rivoluzionare il modo di concepire i brani da parte della band che ha elaborato un nuovo approccio al racconto attraverso la propria musica e i propri tesi: l’obiettivo è diventato quello di semplificare la comunicazione, cercando di andare dritti al punto e svelando con semplicità un nuovo sguardo nei confronti del mondo.
“Natale in Argentina” è la vostra ultima fatica, com’è nata l’idea?
“E’ un racconto lungo, il nostro primo romanzo in musica diciamo. Dopo un anno passato a vivere le nostre vite ordinarie ci siamo fermati e abbiamo fato un punto della situazione, scoprendo che poi nessuna vita è realmente ordinaria. A quel punto, come ne “Il grande freddo” ci siamo ritrovati, abbiamo fatto un punto della situazione ed abbiamo deciso che intenzione dare al lavoro, grazie anche alla direzione artistica di Davide Divi Autelitano dei Ministri che ci ha proprio aiutato in questo passaggio fondamentale”.
Per quali motivi, il Natale e l’Argentina?
“Un viaggio in Argentina nel periodo natalizio è stato una delle scintille da cui è nato il disco, non potevamo che partire da li e raccontare tutte le evoluzioni. Per meglio comprendere il mood vi consigliamo di guardare il videoclip del singolo che da il nome al disco (Natale in Argentina per l’appunto)”,
Voi perché avete deciso di chiamarvi proprio KiwiBalboa?
“Negli anni 70 i nostri zii avevano delle attività commerciali a Genova, rispettivamente una palestra di boxe ed un negozio di frutta e verdura. Lo abbiamo scoperto solo negli ultimi anni, le attività erano una accanto all’altra e caso strano mio zio fu il primo a portare a Genova i Kiwi. Recentemente guardando delle foto di famiglia e poi parlando con i nostri genitori abbiamo scoperto di questa amicizia di lunga data, il nome quindi celebra e porta avanti un sodalizio ben più longevo della band”.
Perché fare musica?
“Nessuno di noi regge le droghe, ascoltiamo molta musica da sempre, fa fico, ci fa sentire a posto con noi stessi, è meglio che fare i DJ, siamo scarsi a giocare a calcio (a parte Tommy che è un campione mancato)”.
Cosa volete comunicare con la vostra musica?
“Vogliamo raccontare chi siamo con gli strumenti che abbiamo. Comunicare con la musica per noi è fornire libertà d’animo e stato mentale per pensare e fare quello che si vuole. L’intento è trasferire un pò delle nostre emozioni a chi ascolta, il modo in cui vengono recepite e ri-elaborate poi è tutto personale, la libera interpretazione di ognuno è la cosa più bella”.
Venite dal successo di “Tre Buoni Motivi”, cos’è piaciuto tanto al pubblico?
“In un mondo di risposte standard e politicamente corrette ti direi che bisognerebbe chiedere al pubblico cosa è piaciuto di Tre buoni motivi, ma voglio andare oltre e dirti quello che realmente penso: credo il nostro innato talento ed i nostri fisici scultorei”.