I Pentothal, band palermitana a proprio agio con elettronica e ritmiche serrate, non rinuncia a sfumature it-pop. Ricordano Cosmo, ma hanno il cinismo tipico dei vent’anni. Il loro EP d’esordio è uscito il 30 novembre 2018 e si intitola “SUPER CINICO CLUB” . Il 20 settembre è uscito il loro nuovo singolo “Hiroshima”. Nel  video i personaggi sono stereotipati, hanno preso la cattiva abitudine dell’essere infelici, ci dimostrano il sottile confine tra passionalità e indolenza della vita di coppia. E, in questa routine quotidiana, qualcuno riesce a rivelare la propria naturale essenza e ritrovare volontà. Ne abbiamo parlato con loro.

Perché avete deciso di chiamarvi proprio così?
“Il Pentothal Sodium è un forte farmaco, quasi un siero della verità. Sinonimo del fatto che la nostra musica, per quanto possa sembrare prodotta e pettinata, è sempre un dialogo sincero. Il legame più intenso però deriva ,sicuramente ,dall’omonimo fumetto di Andrea Pazienza, abbiamo trovato illuminante la riflessione sul ruolo dell’artista che si trova tra le strisce e le vignette del fumetto. Noi come Pentothal e Pentothal come noi ci interroghiamo spesso sul peso e sul significato di ciò che facciamo”.

Cosa rappresenta per voi Palermo?
“Palermo è la nostra cornice, la nostra città, il nostro orizzonte e il nostro confine. Il legame che abbiamo con Palermo è sicuramente complesso, è vario e assurdo come la città del resto. È un odi et amo catulliano. A volte non è facile stare qui ma non potremmo fare altrimenti, questa è casa nostra. Quella palermitana sembra una realtà di confine. Ma noi stiamo cercando di fare di questo confine la nostra centralità”.

E la musica?
“La musica per entrambi, come per molti , fin da ragazzini è stata un mezzo per trovare spiegazioni e rifugio dalla realtà. Lo è ancora anche se siamo cresciuti un po’. Per noi è il linguaggio più naturale e sentimentalmente sincero. Tramite la musica è possibile instaurare un legame unico con l’anima di chi ascolta e al contrario chi ascolta può essere capace di immedesimarsi tanto da abbattere il confine tra artista e spettatore. Insomma la musica può essere uno scambio sorprendente”.

Vi abbiamo conosciuto con “SUPER CINICO CLUB”, cosa vi ha lasciato quel singolo?
“E’ il nostro primo Ep, durante questo suo primo anno di vita abbiamo saputo affezionarci tanto all’orsetto in copertina! Questo primo lavoro ha rappresentato l’inizio del nostro progetto, l’inizio del nostro dialogo e ci ha dato motivo di credere che gli orsi polari ancora non sono del tutto estinti e che qualche possibilità c’è anche per chi ne ha poche”.

Ora tornate con “Hiroshima”, perché proprio questo titolo?
“E’ un titolo che rappresenta i contrasti. Da un lato chiara è la citazione cinematografica ad “Hiroshima mon amour “ e al dolce modo con cui il cinema ci abitua a conoscere le impossibilità e i contrari come l’amore e la guerra o la vicinanza e la distanza che c’è tra gli altri e noi stessi. Dall’altro l’esplosione sempre simbolo di estrema conclusione. Una fine, un inizio, chi lo sa”.

Nella canzone si parla di confini, di passionalità e indolenza. Oggi i giovani sono così secondo voi? Perché?
“Non sappiamo se i giovani siano così, la nostra canzone parla si di indolenze, distanze e confini, forse un po’ tutti siamo così. Le società e le generazioni sono piene di contrasti e compromessi assurdi e noi crediamo che la necessità di un “letto diverso “ o di esplodere  simbolicamente come recita il testo sia un bisogno di tutti. Così Hiroshima è un frame, un fermo immagine su quel momento, sull’esplosione emotiva difronte ai contrasti”.

Cosa sperate arrivi al grande pubblico del nuovo singolo?
“Speriamo arrivi la nostra musica, prima di tutto. E’ una canzone con un messaggio tanto universale quanto soggettivamente interpretabile quindi l’importante è che smuova qualcosa, nel bene o nel male”.