“Ci ritroviamo oggi a dover raddrizzare un mondo alla rovescia, tarlato, sfinito. Dobbiamo respirare forte e ficcarci dentro tutta l’aria possibile perché nuotiamo controcorrente e in apnea”. In queste poche righe si può riassumere il nostro presente, soprattutto quello degli ultimi anni, lo stesso che diventa protagonista in “Cara Premier ti scrivo”, il nuovo libro di Daria Colombo – art director e giornalista -. Il libro è costituito da sette racconti che parlano del nostro tempo, delle sue criticità e delle nostre aspettative, di amori e distanze. L’autrice raccoglie momenti di vite normali, raccontati nella stessa giornata. E’ una sorta d’istantanea del nostro tempo, una soggettiva cinematografica che mette al centro della narrazione il punto di vista dei protagonisti per analizzare attraverso le loro “piccole storie” i grandi temi di oggi. Ne abbiamo parlato proprio con l’autrice.
Colombo, perché ha deciso di scrivere questo libro?
“Avevo voglia di fare una fotografia del Paese e per fare questo scrivere un romanzo lo trovavo inappropriato. Per la prima volta ho scritto un libro di racconti e come espediente letterario ho fatto in modo che le vicende raccontate avvenissero nello stesso giorno, cercando quasi di fare un fermo immagine”.
Com’è il nostro Paese oggi?
“E’ una nazione con molte criticità in un momento storico molto difficile. Nonostante questo, è un Paese che non rinuncia a lottare e a guardare avanti con speranza. Tutti i miei racconti si concludono con un momento di speranza perché ritengo che gli Italiani siano un popolo che non si arrende mai”.
Questa speranza di cui parla esiste nel nostro presente?
“Tutti i sentimenti esistono se noi li proviamo, quindi penso che sia tutto relativo; è un momento piuttosto brutto a dire il vero perché, al di là dei problemi che ci sono, ho la sensazione di un Paese incattivito. Normalmente, quando sembra tutto perduto però, tiriamo fuori sempre il meglio: mi auguro che sia così anche questa volta”.
Tantissime le tematiche affrontate, come per esempio l’accettazione di sé stessi e la conseguente ricerca di equilibrio. Perché è così difficile accettarsi e accettare?
“Perché le donne hanno maturato una consapevolezza. Quando non sai che puoi andare oltre, vai nella direzione che pensi sia l’unica; quando invece hai la percezione che ci possano essere anche altre possibilità, risulta più complicato farsi andare bene le cose”.
Siamo più soli rispetto a qualche anno fa?
“Sì. Non sono una grande simpatizzante dei social network ma credo siano un’espressione di solitudine quasi disperata perché sono venute a mancare le relazioni che invece un tempo c’erano”.
Nel suo libro parla anche di noi donne.
“L’ultimo racconto, che è quello che dà il titolo al libro, è un racconto proprio di donne con qualche spunto biografico; parlo infatti in prima persona e racconto di problematiche di donne, come per esempio il tema della su violenza. Racconto anche la loro forza e di come insieme possano conquistare il mondo, oltre che denunciare quello che accade sotto ai nostri occhi ogni giorno”.
La donna riuscirà mai a raggiungere la parità totale con l’uomo?
“Credo ci sia ancora tantissima strada da fare. Le donne hanno sicuramente cominciato il loro percorso di emancipazione e uguaglianza. Quello che dovremmo tutti attuare è un’azione culturale per cambiare la mentalità che mette uomini e donne su piani diversi ma questa battaglia dobbiamo farla insieme”.
Il mondo in cui siamo immersi può ancora salvarci ed essere salvato?
“Vedo in giro per il mondo aspetti non tanto rosei ma la mia impressione è che la reazione a questo avvenga dalle donne. Pensiamo per esempio a Greta Tumberg”.
Cosa spera arrivi a coloro che leggeranno il suo libro?
“Un po’ di sentimenti, positivi e negativi, che cerco di far provare ai miei personaggi, che di fatto sono quelli che proviamo anche noi, e uno sguardo sulla nostra società con le sue virtù e i suoi problemi”.