Nella sua lunga carriera ha danzato accanto ad Etoiles internazionali, come Carla Fracci, Maja Plisseskaja, Alessandra Ferri, Elisabetta Terabust, Eva Edmokimova, Ghislene Thesmar e Oriella Dorella. Ha condiviso le sue recite con Peter Schaufuss, Rudolf Nurejev, Fernando Bujones, Roberto Bolle, Michael Denard, Cirille Athanossov e Vladimir Vassiliev. Ora vediamo Luigi Martelletta nelle vesti di coreografo de “Lo schiaccianoci”, una favola tradizionale e grande balletto del repertorio, in questo caso riproposto in una nuova versione, più attuale, allegra e colorata. Non mancano sorprese, giochi, magie, e soprattutto le danze più belle (i soldati, i topi, i fiocchi di neve, la danza araba, cinese, ecc..) rappresentate magistralmente dall’intera compagnia, su un racconto di E.T.A. Hoffmann e le musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij.

Martelletta, in questo periodo cura la coreografia de “Lo schiaccianoci”. Com’è nato questo progetto?
“Oltre a “Lo schiaccianoci”, sto lavorando anche per “Il lago dei cigni” e “La bella addormentata”. Avevo l’esigenza di fare una versione tutta mia, dopo aver visto quella degli altri apportando anche qualche variazione. Ho deciso di eliminare tutto quello che c’è di superfluo e che appesantisce la storia. In questo modo, mi auguro che le persone si avvicinino sempre di più alla danza”.

Questa favola rispecchia il sogno di tutti e sottolinea il confine tra realtà e immaginazione invitandoci a riflettere, è d’accordo?
“Assolutamente sì. La magia che c’è in un teatro è unica. Tutto dipende da cosa suscita nello spettatore il balletto. Se prima le persone si sentivano lontane dal mondo rappresentato su un palcoscenico, ora  spero che, riducendo la durata, ci sia un vero avvicinamento a quest’arte”.

Nei giorni nostri ritiene sia meglio credere di vivere in una favola o pensare un po’ di più?
“E’ molto difficile rispondere. Un balletto può essere una favola ma anche non esserlo. Una storia può essere rielaborata per un maggiore coinvolgimento da parte del pubblico. Possono non esserci principi e re, ma essere ragazzi per bene di buona famiglia. Sicuramente la favola può riavvicinarsi ad ognuno”.

Lei e la danza: quando è nato quest’amore?
“Per caso. A 6 anni, a una visita medica mi è stato detto che dovevo praticare uno sport per allungarmi un po’ e le uniche soluzione potevano essere il nuovo o la danza. Dato che abitavo veramente vicino alla scuola di ballo del teatro di Roma, la scelta è stata consequenziale.  Inizialmente sono preso in giro dai più ma dopo ben 8 anni di danza ho deciso di continuare su gran consiglio dei miei genitori.  Mi sono diplomato a 16 anni e da quel momento il telefono ha cominciato a squillare e non ho più smesso di danzare”.

Come definirebbe la danza?
“Un’arte bellissima ma anche molto difficile. E’ un’arte fisica, elegante e anche molto espressiva. E’ bellezza”.

Cosa prova mentre ballava?
“Ero a mio agio, ero felice e mi sentivo a posto con me stesso”.

C’è qualcosa che si augura quando cura uno spettacolo di danza?
“Spero che possa piacere. Sono un educatore: se non piace una mia coreografia vuol dire che probabilmente non sono riuscito nel mio intento. Se piace, ne sono molto felice”.

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Giulia Farneti
Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.