E’ uno dei protagonisti della seconda stagione de “La Porta Rossa”, la serie tv di Rai 2 con protagonista Lino Guanciale nel ruolo dell’ispettore Leonardo Cagliostro. Andrea Bosca (foto nell’articolo di Luca Brunetti) – uno degli interpreti più amati e seguiti della tv italiana – è invece  Jonas, un uomo risvegliatosi dal coma che vuole vendicarsi. Con lui abbiamo parlato di alcune delle molteplici particolarità di questa fiction campione d’incassi.

Per quali motivi hai deciso di far parte di questa seconda stagione?
“Ero già nella prima stagione di questa amatissima serie tv ed avevo già lavorato con il regista Carmine Elia ne “La dama velata”. Il grande successo della prima, mi ha portato inevitabilmente nella seconda. Interpretare un uomo che si risveglia dal coma dopo ben 30 anni è stata una bella sfida”.

Vesti i panni di Jonas, ci racconteresti un po’ di chi si tratta partendo dalla prima stagione?
“Nella prima stagione, il mio personaggio era uno spirito guida, un amico vero che ti stava accanto, era un fantasma buono; cercava di stare vicino a Cagliostro guidandolo. Nella seconda stagione diventa un vero protagonista. E’ un uomo che deve riprendere le redini della sua vita dopo il lungo periodo in cui è stato in coma. Ha a che fare con l’assassino di Cagliostro, è enigmatico, umano ed è rimasto legato al passato, ha in mano gran parte di quelle soluzioni che gli serviranno per sciogliere gli enigmi di questa storia”.

Quali sono le difficoltà che hai sentito nell’interpretarlo, anche emotivamente parlando?
“La perdita è una tematica fondamentale in un personaggio come il mio. E’ un uomo “rotto” perché sente di aver perso gli anni migliori di sé. Ho dovuto adattarmi a un uomo molto lontano da me, con un vissuto completamente opposto al mio. Mi ha aiutato moltissimo il trucco – cominciavo di solito 3 ore prima degli altri – e un’immaginazione costante per impersonarlo. Per prepararmi ho fatto colloqui con persone che si occupano di coloro che sono stati in coma per diverso tempo”.

Cosa ha significato per te essere diretto nuovamente da Carmine Elia e lavorare con Lino Guanciale?
“Non essendo la prima volta, sin dalla scorsa stagione ero entusiasta di lavorare ancora con lui. Mi ha aiutato in tutto per entrare dentro il personaggio di Jonas. Con Lino è stato un vero piacere condividere il set, nel massimo del coinvolgimento emotivo nella storia che andiamo a raccontare”.

Questa è la fiction per per la prima volta ci racconta il confine tra la vita e la morte, per te esiste? Tu ritieni che le persone che ci hanno lasciato continuino a stare con noi?
“Per ‘La porta rossa’ sì. Il confine c’è, esiste. Coloro che non ci sono più hanno perso una dimensione fisica, ma la loro anima credo che rimanga per sempre vicino ai loro cari. Nel nostro cuore, sentiremo sempre  quel qualcosa in più, quel brivido che mantiene nel nostro profondo quel legame con chi ha lasciato questa terra”.

Un’altra protagonista della fiction è Trieste. Come la definiresti?
“E’ una città che mi ha dato tantissimo: mare, monti, porto e raffinatezza. Per noi è stata ospitale ed accogliente”.

Cosa ti auguri arrivi di questa fiction?
“Mi auguro giunga la gioia e tutto il cuore che abbiamo messo in questo progetto che abbiamo amato sin da subito. Spero che gli spettatori si emozionino per la storia che raccontiamo, una storia di fantasmi, di gente un po’ perduta, un po’ nel proprio mondo, ma vera”.