Lo stiamo vedendo nei panni dell’agente Visone insieme al vice questore Vittorio Calligaris che ha il volto di Michele Di Mauro nella seconda stagione de “L’allieva” diretta questa volta da Fabrizio Costa, la serie tv che non mai smesso di tenere incollati milioni di telespettatori, anche con le repliche. Fabrizio Coniglio però è anche molto altro; lo vediamo infatti sempre più impegnato nelle fiction e nei palcoscenici dei più importanti teatri perché di fatto il teatro resta una grande passione.
In queste settimane ti stiamo vedendo nella seconda stagione de “L’allieva”. Perché hai deciso di continuare questo progetto televisivo?
“Mi sono trovato benissimo nella prima stagione. Il mio personaggio è praticamente nato sul set con Luca Ribuoli e sin da subito mi ha divertito molto. Ho scoperto diversi fan affezionati a Visone. Fabrizio Costa, regista della seconda stagione, ha dato un taglio diverso ma mi sono trovato benissimo”.
Vesti i panni dell’agente Visone. Come lo ritroviamo?
“Sempre innamorato di Alice ma in maniera del tutto platonica; è illuminato da lei che invece non lo considera. Continua a vivere in un mondo tutto suo. Verso la fine degli episodi, ci sarà un fatto che coinvolgerà il commissario e, proprio grazie a questo, emergerà la bontà del mio personaggio, oltre che l’avvicinamento di tutti gli altri”.
Perché secondo te questa fiction piace così tanto al pubblico?
“Ci sono tutti gli ingredienti per una fiction di successo: i personaggi credono nei sogni e nella speranza, sono luminosi nonostante tutte le loro traversie, si parla di amore e la componente del giallo è di grande interesse; il tutto garantisce una serata di leggerezza serena”.
Chi è Fabrizio Coniglio?
“E’ un uomo di 43 anni che vive tra energia e mondo artistico; vive un rapporto quotidiano con il teatro che lo impegna in maniera viscerale. Cerca sempre di mettere quella punta di creatività che lo contraddistingue, in relazione con i vari personaggi che va ad interpretare. Cerca sempre di esprimere il suo mondo interiore e la cosa lo rende felice; ora si sente più artista e meno esecutore”.
Cosa ti ha spinto a scegliere questo mestiere, così complesso ma così affascinante?
“Devo dire grazie a mia madre. Sono sempre stato un ragazzo molto irrequieto; sotto consiglio di una docente, mi sono iscritto prima a un corso di ettaro e poi allo Stabile di Genova. Da lì è iniziato tutto. Dai 21 ai 24 anni sono sempre stato sul palco, un percorso duro ma che mi ha fatto comprendere che non avrei fatto altro nella vita, perché solo una formazione costante può aiutare a disegnare il proprio futuro”.
Fai moltissimo teatro; è uno step obbligatorio per chi recita? Cos’è per te il teatro?
“Il teatro e il piccolo schermo sono due linguaggi diversi. Se la tv concede qualche distrazione ed è una splendida palestra di concentrazione, il teatro è disciplina, studio costante e sviluppo di un’empatia con i colleghi. Se davanti a una telecamera il legame con il pubblico si crea successivamente, in teatro si crea immediatamente portando chi è in scena ad una modifica costante in relazione alla platea”.
Recentemente hai curato la regia per “Un borghese piccolo piccolo”, un ritratto di agghiacciante di attualità, ma cosa c’è di agghiacciante nella società in cui viviamo?
“Questo spettacolo è un ritratto più che attuale, oggi soprattutto perché, grazie a quello che accade a un padre con suo figlio, viene raccontato uno spaccato della realtà che ci circonda. In questi anni, c’è sempre di più un individualismo prepotente che prima o poi ci distruggerà”.
Ti abbiamo visto recentemente anche nella seconda stagione di “Rocco Schiavone”. Qual è il vero grande significato dell’uomo in divisa?
“Sono figlio di un militare in pensione. La divisa non va demonizzata. L’uomo che non rispetta le regole e abusa del suo ruolo va punito, anche se picchia mortalmente uno spacciatore o un consumatore occasionale. Troppo spesso vomitiamo sentente, dimenticandoci che la legge è uguale per tutti. Siamo borghesi piccoli piccoli soprattutto quando rispettiamo la legge quando ci va”.
I tuoi prossimi progetti?
“Ho girato “La compagnia del cigno” di Ivan Controne con un cast stellare. Sarò sia al cinema che in tv con un film su Mia Martini in cui interpreto uno dei suoi discografici. In teatro riprenderò la regia di “Un borghese piccolo piccolo” fino a fine gennaio. Il 27 novembre al teatro Argentina di Roma andrò in scena con “Il viaggio di Nicola Callipari” con Alessia Giuliani”.