BABYGIRL con Nicole Kidman dal 30 gennaio al cinema

Romy è una donna di grande successo, a capo di un’importante azienda di New York e al tempo stesso moglie e madre di famiglia. Il rapporto con il marito Jacob, molto diverso da lei e dall’indole più artistica lavorando come regista teatrale, è solido ma dal punto di vista sessuale Romy rimane insoddisfatta.
In ufficio incontra Samuel, un giovane stagista che sembra intuire qualcosa sul desiderio della donna ed è felice di prendere il controllo. Ne nasce una relazione eccitante ma rischiosa, in cui i due giocano sul filo del rasoio di una dinamica di potere ambigua.
A venticinque anni da “Eyes Wide Shut”, con “Babygirl” – al cinema dal 30 gennaio – Nicole Kidman torna a interpretare sullo schermo le giostre del desiderio, dalla prospettiva, questa volta, di una donna di potere.
Si tratta di un thriller erotico scritto e diretto dalla regista olandese Halina Reijn, al suo terzo lungometraggio (il secondo in lingua inglese) dopo “Instinct” nel 2019 e l’horror “Bodies Bodies Bodies” nel 2022. E’ un progetto nato per teorizzare un cambiamento di ruoli e potere fra i sessi rispetto ai capostipiti del genere, spesso di dubbia qualità, che hanno accompagnato il passaggio dagli anni ’80 agli anni ’90.
Nicole Kidman si presta con coraggio in questa analisi del piacere femminile, bravissima coem sempre. Menzione speciale per Antonio Banderas, nei panni del marito tradito, un regista creativo, empatico e per nulla macho, che saprà farsi benvolere dal pubblico. Non tutto regge nella sceneggiatura, la perfezione è altrove, ma “Babygirl” ha il pregio di non avere altre pretese che intrattenere e magari far riflettere sulla libertà delle donne di pretendere di esaudire il proprio piacere.
«Abbiamo tutti una piccola scatola nera piena di fantasie proibite che potremmo non confessare mai a nessuno. Sono affascinata dalla dualità della natura umana e questo film è un tentativo di far luce, senza giudicare, sulle forze contrapposte che compongono le nostre personalità.
Per me il femminismo è la libertà di studiare la vulnerabilità, l’amore, la vergogna, la rabbia e la bestia interiore di una donna. Invecchiare significa affrontare l’infinità del tutto. Nella mezza età non possiamo più nasconderci e siamo costrette ad affrontare i nostri demoni; più reprimiamo la nostra ombra, più pericoloso e dirompente può diventare il nostro comportamento.
La relazione al centro di “Babygirl“ consente a Romy e Samuel di mettere in scena la loro confusione riguardo a potere, genere, età, gerarchia e istinto animale.
Nonostante i tabù, la gioia di quell’esplorazione è liberatoria e persino curativa», ha dichiarato il regista.