Paolo Bruglia in Brennero

Paolo Briguglia in BRENNERO: «Nel mio personaggio convivono violenza e umanità»

 

 

Paolo Bruglia in Brennero

Siamo a Bolzano, in Italia. Eppure chi arriva per la prima volta in città, è convinto di trovarsi in Germania.

I cartelli per strada sono scritti in tedesco, alcune persone non ti capiscono se chiedi un’informazione, serve addirittura che si superi un esame di lingua tedesca se si vuole accedere alle cariche pubbliche.

Gli stessi cittadini sono spaccati in due: da un lato i tedeschi, precisi, rigorosi e benestanti; dall’altro gli italiani, chiassosi e calorosi. Il ritrovamento di un cadavere costringe Eva, una giovane e rampante PM di cultura tedesca, a lavorare fianco a fianco con Paolo, un ispettore di origini italiane, nato e cresciuto a Bolzano.

Entrambi sembrano inizialmente rappresentare lo stereotipo della propria cultura: austera, fredda e razionale lei; affascinante, spaccone e avventato lui.

Ma è davvero così o sono solo semplici pregiudizi? La frequentazione coatta porterà Eva e Paolo a scoprirsi diversi da quello che pensano, diventando una solidissima coppia investigativa mentre danno la caccia al “Mostro di Bolzano”, uno spietato serial killer che si è macchiato di sei omicidi, tutte persone di lingua tedesca, colpevoli (secondo lui) di aver trattato gli italiani come inferiori.

E proprio nel tentativo di catturare il Mostro, tre anni prima, Paolo aveva perso non solo la gamba destra, ma anche la sua compagna (e collega) Giovanna. Per lui, quindi, catturare il Mostro è ormai una faccenda personale, la sua vera e propria ossessione.

Anche Eva ha un’ossessione, che però non ha niente a che fare con il caso del Mostro: porta il nome di Mathilde, una giovane pittrice a cui Eva è molto affezionata.

Nel corso delle indagini Eva e Paolo si troveranno a fare squadra e affronteranno insieme il pericoloso caso del Mostro, superando le reciproche ossessioni e guarendo dalle loro (all’apparenza) insanabili ferite interiori.

Questo è “Brennero” di DAVIDE MARENGO e GIUSEPPE BONITO dal 16 settembre in prima visione su Rai1. Tra i protagonisti, troviamo in un ruolo sorprendente Paolo Briguglia, attore tra i più intensi che abbiamo in Italia, da sempre diviso tra teatro, cinema e televisione.

Oltre che nella rete ammiraglia (è anche in onda “I leoni si Sicilia” di Paolo Genovese”), in queste settimane lo vediamo anche su Canale5 ne “I fratelli Corsaro” e  su Foodnetwork con “Ci vediamo al bar”.

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Paolo Bruglia in Brennero

Paolo, partiamo da “Brennero”. Cosa ti ha spinto a dire sì?

Ho sempre avuto la “croce” di fare il fratello di, il figlio di e l’amico buono di, motivo per cui a volte ho detto no a diversi ruoli; volevo altro ed il periodo non è stato dei migliori. Ho ricominciato piano piano a correre verso il mio traguardo ed ecco il risultato. Quello in “Brennero” è un ruolo inedito e molto interessante. La serie tv è un progetto televisivo di qualità per storia, regia e cast.

Sei il Mostro di Bolzano. Come lo descriveresti?

Non posso dire le motivazioni che lo spingono a fare quello che fa, ma posso far sapere ha subito qualcosa di importante nella sua infanzia e questo è il motivo che lo porta a compiere quello che vedremo, una sorta di vendetta personale. Si prova pietà nei suoi confronti, non per quello che fa, ma perché lo fa. In lui convivono aspetti violenti e aspetti umani.

Paolo Bruglia in Brennero

Sempre su Rai1, sei tra i protagonisti de “I leoni si Sicilia”, una serie tv campione di ascolti e di premi. Per quali motivi piace così tanto, secondo te?

E’ una storia incredibile di una famiglia di migranti che dalla Calabria parte terremotata e povera fino a diventare una delle famiglie imprenditoriali più importanti della Sicilia. Ci si identifica in loro. E’ stata un’ottima prova in trucco e parrucco. Ogni interprete è perfettamente calato nel suo personaggio.

Sei Ignazio Florio, cosa lo rende diverso da tutti gli altri personaggi perfettamente disegnati su ogni interprete?

In lui, c’è una grande solidità personale a tal punto da rendere l’azienda di famiglia molto fiorente. Non ha l’ambizione con quel misto di ferocia e rivalsa rispetto a tutti gli altri. E’ sensibile, più moderno e più romantico. Sa ascoltare chi ha davanti.

Paolo Bruglia in Brennero

Sei protagonista  anche de “I fratelli Corsaro” di Canale 5. Sei  Roberto è uno stimato avvocato penalista e dividi la scena con Giuseppe Fiorello. Com’è stato girare insieme?

Entrambi proveniamo da famiglie numerose e ci siamo raccontati dei nostri fratelli e sorelle. Per noi, questo legame è sacro e ci siamo da subito considerati fratelli. Naturalmente, anche se consanguinei (i nostri personaggi), c’è amore e anche qualche differenza.

Non è la prima volta che giri nella tua terra, la Sicilia. Per te cosa rappresenta?

E’ il mio punto di forza, devo tornarci per ricaricarmi. Passeggiare nei dintorni del vulcano, respirare l’atmosfera e assorbirne i colori è qualcosa di meraviglioso. Stare sull’isola, con i suoi drammi e la sua vitalità, è qualcosa di unico.

Paolo Bruglia in Brennero

Sei stato anche tra i protagonisti de “I Cento Passi”. Perché Peppino Impastato continua a vivere?

Per il suo innato senso di giustizia, per suo amore per la bellezza e per la sua giusta impertinenza. Nella troppa omertà, lui va controcorrente. Si resta contagiati dal film e se ne esce con il desiderio di fare qualcosa.

Dopo gli studi classici, arriva la folgorazione per il palcoscenico e la recitazione. Com’è scoccata la scintilla?

In maniera del tutto casuale. Ero al liceo, con amici. Il fare le prove insieme, il raccontare una storia e farla vivere davanti al pubblico era qualcosa di straordinario per me. Ho ben presto capito che quelle emozioni avrei dovuto averle sempre con me. Raccontare storie vuol dire nutrire la propria anima.

Cosa significa essere attore nel 2024?

Oggi serve meno retorica e più immediatezza. Non è sempre facile esserlo ma cerco ogni giorno storie che possano essere raccontate e che lascino il segno su chi le guarda, chi le ascolta e chi le vede. E’ meraviglioso scompare dentro a un personaggio.

Ti dividi da sempre tra il teatro, il piccolo e il grande schermo, ma dove ti senti più a casa e perché?

Anni fa ti avrei detto il teatro. Insegnare all’Accademia che di fatto è stata anche la mia scuola vuol dire colmare quei punti vuoti che avevo dinnanzi alla macchina da presa. Oggi che sono molto più consapevole cerco di portare il teatro nella macchina da presa e viceversa.

 

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Giulia Farneti
Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.