Benedetta è una sedicenne di un piccolo paese dell’entroterra romagnolo che viene in contatto con persone appartenenti a una casa famiglia. Il mondo dell’adolescente, figlia del sindaco del paese, è molto diverso da loro; queste persone infatti vengono da un passato duro e difficile: alcuni sono
affetti da gravi disabilità, altri sono ex prostitute e altri ancora ex detenuti. Tra questi, Benedetta si lega in particolare a Kevin, un suo coetaneo che, nonostante la giovane età, è stato già in prigione.
L’amore è, infatti, la cornice perfetta di “Solo cose belle”, il film d’esordio di Kristian Gianfreda, una pellicola cinematografica – in uscita nella sale il 9 maggio – che tenta di raccontare la paura del “diverso”, del disabile, dell’immigrato, ma anche le risorse che possono scaturire dal superamento di timori e pregiudizi.
Viene mostrata al grande pubblico la realtà di tutti coloro che vengono esclusi dalla società in cui viviamo per colpa di un loro errore che non viene perdonato o per scelta di altri. Presentato in anteprima come visione straordinaria davanti al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo scorso 7 dicembre, il film sarà sotto il giudizio attento del pubblico. «Il film – spiega il regista – è un manifesto dedicato al valore delle differenze, alla lotta contro l’emarginazione e alla bellezza racchiusa nel superare la paura della diversità, specialmente in un momento storico e politico come quello che stiamo vivendo».
“Solo cose belle” porta lo spettatore all’incontro tra due realtà completamente opposte che improvvisamente si ritrovano a dover fare i conti l’una con l’altra: la casa famiglia viene a incontrarsi e scontrarsi con la quiete del paesino che classifica le persone in “sbagliati” o “cattivi” senza fare lo sforzo di conoscerli davvero.