«E’ un disco che mette un punto. Lo considero il mio terzo secondo disco. Il primo era rap, il secondo apriva la strada a un nuovo genere, a cui è seguito il terzo che a questo punto era il secondo della nuova via. Poi è arrivato “Faccio un casino” che è stato un’esplosione e una sorta di altro inizio. Quindi, questo è il terzo secondo».
Queste sono le parole di Coez su “È sempre bello”, il nuovo album disco che celebra i dieci anni di carriera solista del cantautore romano e arriva a un anno e mezzo dal suo doppio platino che, dopo una lunga gavetta, arriva veramente tra i big. Tra rap e pop e un mood un po’ malinconico, il risultato è un mix di atmosfere anni ’80, suoni psichedelici, l’immancabile hip hop e influenze alla Vasco.
«E’ stato un bello scossone – continua al secolo Silvano Albanese, romano di Roma, ma nato per i casi della vita in provincia di Salerno – e all’inizio non l’ho vissuto bene. Evidentemente, per una volta, avevo imbroccato il posto giusto al momento giusto». Non è stato facile tornare a scrivere dopo il boom di “Faccio un casino”, con i palasport sold out e i 33 mila spettatori al Rock in Roma, un vero e proprio record per un artista italiano.
«Io ho sempre fatto il mio. Ad un certo punto, il mio nome è finito tra gli indie, ma non è che quando è nato l’indie e io mi sono messo a fare quello: erano due strade che camminavano vicine e a un certo punto si sono incontrate», spiega l’artista 35enne, che ha voluto come produttore per questo lavoro Niccolò Contessa (I Cani). «L’obiettivo era fare un disco omogeneo a livello di sound. E secondo me, Contessa m’ha cucito proprio un bel vestito», ha concluso.