Domenico è un figlio di ‘Ndrangheta. Deve decidere se accettare passivamente il ruolo a cui è destinato, che gli riconosce un’identità precisa ed un potere sociale ed economico o scegliereinvece una vita senza radici e certezze, ma libera da violenza, ricatti e connivenze. Questa èl’opportunità che gli offre il giudice Lo Bianco, rappresentante di uno Stato fatto non solo di Istituzioni, ma di persone che lottano per quello in cui credono. Con uno straordinario Giacomo Campiotti alla regia, “Liberi di scegliere” – in onda il 22 gennaio su Rai1 alle 21.25 – delinea personaggi che non sono supereroi del Male, bensì prigionieri nella rete di relazioni familiari dolorose e arcaiche che fa di loro le prime vittime perchè il Male fa male anche a chi lo fa. A vestire i panni di Enza, la madre di Domenico è una bravissima Nicole Grimaudo, attrice di grande talento, forte e delicata allo stesso tempo. Con lei abbiamo parlato del film.
– La vedremo in “Liberi di scegliere”. Per quali motivi ha detto sì a questo progetto televisivo?
“Sono rimasta molto colpita dalla sceneggiatura; essendo donna del Sud e avendo letto molti copioni riguardanti le mafie, questa storia viene raccontata da un punto di vista diverso che è quello della famiglia. Non sono mai stati portati in scena i veri retroscena di una famiglia molto legata alla criminalità organizzata, oltre a chi cerca di aiutare ad uscire da questo tunnel. Il mio personaggio non è come quelli fino ad ora interpretati, ovvero dei buonisti; questa volta invece c’è qualcosa di mal sano in Enza”.
– Che tipo di donna è Enza, madre di Domenico, figlio di ‘Ndrangheta?
“E’ una donna imprigionata in una realtà dalla quale non riesce a uscire; è nata e cresciuta lì, ha sempre avuto quel tipo di vita e non credo si sia mai chiesta cosa ci poteva essere al di fuori. E’ la moglie di un boss latitante, ma è una madre coraggiosa nel crescere il figlio da sola; è una donna che vive nel terrore che possa sempre accadere qualcosa. E’ costantemente in attesa di telefonate a qualunque ora del giorno e della notte per incontrare suo marito”.
– Cosa scorre nella vene di Enza?
“Fa parte della malavita perché non ha mai vissuto altre realtà. Ha conosciuto Antonio da ragazza e poi è diventato suo marito di cui ne è innamorata perdutamente. Il fascino del male l’ha attratta ma era anche l’unica cosa che conosceva. E’ la vita che ha scelto per lei e non il contrario. Ci sarà poi un cambiamento, un’evoluzione della sua esistenza grazie ad un giudice che la farà riflettere; se prima questo uomo dello Stato viene visto come un nemico – dato che lui stesso vuole toglierle i figli -, successivamente comprende che può essere la sua ancora di salvezza per garantire un futuro degno di questo nome per i suoi bambini”.
– Come si è preparata per questo ruolo?
“Ho letto molto e mi sono documentata molto in rete; ho infatti trovato importanti testimonianze di donne, compagne e mogli di boss. Abbiamo fatto ricerche anche sui costumi”.
– Quanto ha aiutato essere donna del Sud?
“Anche un’attrice del Nord avrebbe potuto vestire i panni di Enza, seppur con qualche difficoltà in più. Essendo siciliana, ho sempre sentito storie di donne legate al mondo delle mafie; ho anche visto mogli di boss girare per la mia terra tranquillamente, tutti sapevano. Sono immagini che non ho mai messo ben a fuoco ma che invece ho ho ripescato da una valigia di ricordi di episodi vissuti in Sicilia”.
– Quale idea si è fatta della ‘Ndrangheta?
“Una continuità familiare, ovvero il tramandare di padre in figlio. Questa criminalità si eredita ed è una condizione fortissima. I giovani vengono cresciuti a pane ed armi, vengono anche in tenera età messi al corrente della morte sbattendo in faccia al cruda realtà”.
– Siamo davvero “Liberi di scegliere”?
“Secondo me dovremmo cercare di esserlo, soprattutto oggi che ci vengono dati molti strumenti per contrastare tutto ciò che è sbagliato per gli altri e per noi stessi”.
– Cosa si augura arrivi a chi seguirà questo tv movie?
“Speranza e coraggio per dire di No a queste organizzazioni criminali perché solo così può esistere un futuro degno di questo nome. Lo Stato, soprattutto in questi casi, è un amico e un alleato e può fare davvero molto”.
– Si può davvero dire No?
“Certamente, basta volerlo. Dobbiamo essere i padroni assoluti della nostra vita”.