In queste settimane stiamo vedendo una storia che sviluppa in parallelo le vicende personali e familiari di un gruppo di giovani ragazzi, mettendo a fuoco la durissima battaglia per il talento, a colpi di studio e di gavetta. I ragazzi de “La compagnia del cigno” vivono seguendo il tempo della musica e lottano contro i desideri e le pulsioni più ingannevoli della loro età, ma anche contro le proprie famiglie che, attraversate dalle profonde insicurezze della modernità, da un lato li aiutano e li sostengono e dall’altro finiscono per danneggiarli. A vestire i panni di un padre  di una giovane piena di talento c’è l’attore Fabrizio Coniglio.

Ti stiamo vedendo in queste settimane nella “squadra” de “La compagnia del cigno”. Ci sono stati motivi particolari che ti hanno spinto a dire di sì?
“Non avevo alcun motivo per dire no. Ho fatto due provini con Ivan Cotroneo. Lui ha una scrittura delicata con un mondo interiore stupendo. Questo progetto televisivo è di alto livello con una particolare cura nelle immagini che sono quasi cinematografiche. Oltre ai ragazzi, la musica è la protagonista indiscussa”.

Vesti i panni di un padre di una giovane piena di molte qualità. Oggi secondo te il talento viene valorizzato?
“Balzac sosteneva: «Di  corruzione ce n’è tanta, il talento è raro. Perciò, la corruzione è l’arma della mediocrità  che abbonda, e voi ne sentirete ovunque la punta». Il nostro non è un Paese chiuso, ma  bisognerebbe liberarlo da quei fenomeni clientelari  e di privilegio presenti perché così si svilupperebbe una società libera e con talento. Sono sempre stato un sognatore e lo sono ancora; oggi con i talent show tutti hanno particolari capacità ma non è così. Ritengo che si debba studiare tanto per farcela: io senza studio non sarei quello che sono diventato. Quest’anno il premio Ubu come migliore attore è stato vinto da Lino Guanciale, a dimostrazione di come di fatto il vero talento venga premiato. Non serve una carriera da velocista bensì da maratoneta”.

Cosa rappresenta per te la musica?
“E’ la mia colonna sonora quotidiana, è emozione, è straordinaria perché permette di allontanarci dalla crudeltà che è intorno a noi”.

Tra le varie tematiche c’è anche quella della disabilità.
“Devo dire Grazie ancora una volta a Ivan Cotroneo che ha scritto questa storia con delicatezza e ironia; non c’è compassione e il personaggio di mia figlia ha grinta e temperamento”.

Hai partecipato anche al ciclo di “Purché finisca bene”. Oggi il lieto fine ritieni sia necessario?
“Assolutamente sì. La vita ha già una sua tragicità purtroppo e ogni uomo ha bisogno di coltivare un sogno. Siamo soliti pensare che tutto sia eterno e invece non è così, forse se conoscessimo la nostra fine rischieremmo di più”.

Ti vedremo in “Io sono Mia”. Ci racconti del tuo personaggio?
“Sono Roberto Galanti, un discografico che avrà una discussione con un dirigente Rai che non vuole trasmettere Mimì in trasmissione per alcune dicerie. Emerge la passione che cerca di avere la meglio su stupide maldicenze”.

Cosa rappresenta Mia Martini?
“Unica e irripetibile, autentica e dal forte temperamento. Aveva un mondo interiore enorme ma doloroso che si percepiva nelle sue canzoni. E’ tutto quello che non c’è più nella canzone. Prima c’era un’idea di lungimiranza che oggi è andata perduta”.

 

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Giulia Farneti
Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.