E’ uscito “ANYHOW”, il nuovo sofisticato album di Maria Angeli, artista nota per le sue sonorità elettroniche che, in questo suo secondo album, virano e si avvicinano prepotentemente all’alternative pop melodico, tra una distesa di sinth e tastiere e la leggerezza degli archi. Questo secondo album della cantautrice è una collezione di brani messi insieme nel corso degli anni, che scorrono veloci come fotografie, ricordi e amori passati. Già il titolo evoca l’avvicendarsi di due emozioni, ostinazione o rassegnazione, la volontà di proseguire ad ogni costo o la capacità di lasciar andare. “Caught up in a Rush” è il primo estratto dall’album, accompagnato da un videoclip che è un vero e proprio film d’arte, il primo di una trilogia, che conferma quell’indissolubile legame tra arte e musica che contraddistingue il vissuto di Maria Angeli, facendone un’artista sensibile e difficile da dimenticare.
Maria, partiamo dalla tua ultima fatica “ANYHOW”. Com’è nato?
“E’ un progetto a cui stavo lavorando già da tempo, volevo raccogliere una serie di brani scritti negli anni, inclusi quelli più recenti, e avevo provato anche con una band, molto brava, a registrare delle prime demo, ma non era il tipo di sound che cercavo, e poi c’è stato il fortunato incontro con Andrea Filippucci e così finalmente si è materializzato l’album”.
Perché chiamare un album proprio così?
“E’ il titolo di una dei miei brani preferiti dell’album che ha un significato per me importante. Mi piace che la parola si può usare sia per interpretare un momento positivo che negativo, sia la sconfitta che la speranza”.
Ostinazione e rassegnazione sono il filo rosso dell’album, Ci spieghi in che modo?
“Sia l’una che l’altra sono i due poli della vita, lo yin e yang dell’azione quotidiana, che, purtroppo, a volte delude, ma a volte può essere la cosa più bella del mondo, se ci si crede fino in fondo”.
Come li definiresti?
”Li considero come due poli importanti della nostra esistenza, le contraddizioni che vanno vissute fino in fondo”.
Quanto e in che misura fanno parte della tua vita?
“I miei genitori mi hanno insegnato a vivere le mie contraddizioni, quelle che ti creano disagio, e che ti fanno capire chi sei veramente, le ho ancora dentro, e non ho paura di viverle fino in fondo, se necessario. Penso che questa sia una grande lezione di vita, a cui, purtroppo, oggi giorno non si da molto valore”.
E di “Caught up in a Rush” cosa ci puoi dire invece?
”E’ una canzone che ho scritto e che parla di una storia di passione, nulla di più, ma in quella breve finestra, tutto cambia in un secondo, dalla noia alla gioia, dalla solitudine alla complicità, tutte le emozioni che la passione crea e nelle quali ci trascina. Il video e autoprodotto ed è stata un’esperienza bellissima, girato a Roma a fine febbraio, in piena incertezza, quando ancora il lockdown era dietro l’angolo, con le sue zone rosse, alla fine siamo riusciti a girare comunque. Il regista Matteo Zenini è pazzesco ed è riuscito a raccontare la storiacon grande sensibilità, e insieme a lui c’era un DOP magnifico Juri Fantigrossi che ha creato un’atmosfera di luci da sogno”.
Tu e la musica: la scintilla quando è scoccata?
“C’è sempre stata! Sin da quando ero piccola, sono cresciuta in un ambiente artistico e la musica era molto presente, tuti i generi, da piccola spesso mi portavano all’opera e ai concerti di musica classica, infatti avrei voluto fare la cantante d’opera, ma poi non ho più seguito quella strada”.
Cosa speri di far arrivare con la tua musica?
“Spero solo che arrivi e che piaccia. Spero che le parole e le melodie abbiano un’eco che arrivi al cuore”.
I prossimi progetti?
“Sto mettendo insieme i musicisti per i live, ancora, purtroppo, lo spettacolo dal vivo è in una fase di profonda incertezza, magari per l’inverno che verrà, ma intanto ci prepariamo. Nel frattempo mi sto lanciando sempre di più nel mondo della composizione e scrittura, sto lavorando su un paio di progetti sia per altri artisti che per documentari… per fortuna ho molto lavoro, ma tengo sempre le dita incrociate”.