Sul Red Carpet Del Festival del Cinema di Roma ha sfilato Viola Davis – nell’occasione cinematografica ha ricevuto il Premio alla Carriera -; a lei, si unisce l’associazione delle ragazze di “Bianco Nero e a colori”. Viola Davis è per loro un simbolo; è infatti un’attrice di colore con una carriera di tutto rispetto, questo a dimostrazione di come una donna di colore possa interpretare ruoli da protagonista e non solo ruoli marginali. In Italia un’attrice di colore viene purtroppo spesso scelta per ruoli piccoli. Capitana di questo gruppo di donne è Nadia Kibout– che gentilmente ci ha concesso quest’intervista – , insieme a Maria De Sousa e Kristina Cepraga, che ha interpretato a teatro Mrs. Miller in “Il dubbio” di Sergio Castellitto insieme a Stefano Accorsi.
Nadia, hai partecipato al Red Carpet a Roma, ci racconti l’emozione di sfilare accanto a Viola Davis?
“E’ stato un grandissimo onore. Il suo è stato un premio molto significativo per una carriera straordinaria. Il suo talento è stato riconosciuto in Italia e di questo ne sono felicissima”.
Cosa rappresenta per te quest’attrice?
“Un mito, un esempio di tenacia, determinazione e forza di volontà di una donna che è riuscita a costruire da sola una carriera solida”.
Sei a capo di “Bianco, Nero e a Colori”, ci racconti meglio di cosa si occupa quest’associazione?
“Nasce dalla volontà di artiste straniere e di seconda generazione italiane di riunirsi per sottolineare come di fatto artiste come loro non abbiano un ruolo di primo piano nel piccolo e grande schermo. La nostra società non è solo bianca, ma è multietnica e questo il cinema non lo riflette. Riteniamo che dovrebbe essere più inclusivo per rispecchiare quello che realmente siamo”.
Sei anche un’attrice nata a Saint Etienne, in Francia, ma di origini africane, cosa significa essere attrice per te in un Paese come l’Italia?
“Non è semplice. Ho studiato in Italia, Francia e negli Stati Uniti. Sono consapevole della mia “diversità” estetica”.
Per quali motivi hai scelto questo mestiere?
“Credo che sia stato lui a scegliermi. Sin da bambina, ho sempre avuto passione e curiosità per il palcoscenico. Mi sento di esistere lì perché lì sto bene. Mi piace vivere altre vite e dare emozioni”.
È possibile pensare che in Italia oggi si possa fare un film dove la donna nera è protagonista assoluta?
“Sono per il cambiamento; ci arriveremo ma credo che purtroppo la strada sia ancora lunga. In questo momento sto scrivendo il mio primo lungometraggio da regista”.
Come si può coinvolgere maggiormente l’industria del cinema italiano nell’“assunzione” di attrici multietniche?
“Parlando sempre di più per far sì che un produttore (o un regista), leggendo un copione, pensi ai ruoli principali con artiste e artisti di varie nazionalità. Dobbiamo allargare le vedute”.