Anna Ferraioli Ravel è una giovane ma promettente attrice che abbiamo visto lo scorso anno in “Ci Vuole Un fisico” di Alessandro Tamburini e che ha vinto il premio Migliore Attrice Emergente “Carlo Delle Piane” al Terra di Siena Film Festival e il premio Migliore Attrice Rivelazione al Festival Internazionale dei Castelli Romani. Il film raccontava la storia di una lunga notte di due ragazzi che incrociano le proprie solitudini. Il film in origine era un cortometraggio, girato per il Centro sperimentale, scuola di recitazione che ha fatto anche Anna e che, gentilmente, ha risposto ad alcune nostre domande.
Anna, qual è stata la vera forza di quel film?
“Il film nasce da un cortometraggio nato nei corridoi del Centro Sperimentale che ho frequentato; in quegli anni ero molto diversa, ho perso 45 kg. Ciro Zecca, Alessandro Tamburini ed io abbiamo deciso di auto produrre “Ci vuole un fisico” , vista l’urgenza di comunicare qualcosa di importante, ovvero del sentirsi emarginati e “diversi”. L’esito della sua uscita è stata del tutto inaspettata dato che il film ha visto oltre 40 premi”.
Racconta l’incontro tra più solitudini, sei d’accordo?
“Assolutamente sì. E’ l’incontro tra due persone che si sentono inadeguate, una generazione che ha perso i suoi punti di riferimento; oggi infatti i giovani hanno troppi stimoli intorno a loro e questo non fa altro che arrecare difficoltà nella formazione della propria identità”.
Per cosa “Ci vuole il fisico” oggi?
“Per contrapporsi al mondo dell’indifferenza, per esprimere le proprie idee, per denunciare, per avere forza e coraggio nel dire sempre la verità. Per i più è molto più comodo trincerarsi dietro all’indifferenza, in quanto quello è un posto sicuro”.
Tu perché hai scelto di fare questo mestiere?
“Ho cominciato a recitare quando andavo al liceo, per poi passare ai testi di Eduardo De Filippo. A 18 anni mi sono iscritta a diritto internazionale per poi abbandonarlo per seguire quella che, di fatto, tra le tante, era la mia più grande passione, ovvero la recitazione. Sono stata e continuo ad essere una grande spettatrice”.
Cosa significa recitare?
“Immedesimarsi nella vita degli altri. L’attore è un canale che esprime la visione di un’altra persona. Il pubblico per un interprete è fondamentale”.
Essere attrice nel 2019 è difficile?
“Sì. E’ un mestiere, la vita è un’altra cosa; non sono fusi insieme, per quanto sia molto sottile il confine. E’ fondamentale mantenere un’indipendenza personale. Ho fondato Abuelita, una casa di produzione di documentari”.
I tuoi prossimi progetti?
“A breve inizia la tournée di “Misantropo” per la regia di Nora Venturini con Valeria Solarino e Giulio Scarpati”.