Sta girando l’Italia per presentare il suo primo romanzo “Se ami qualcuno dillo”, anche se nella vita è un attore amato dal pubblico, sia per le fiction sia per le pellicole cinematografiche a cui ha partecipato. Marco Bonini inizia il suo romanzo partendo da uno spunto autobiografico, il completo ribaltamento della personalità del padre di Bonini in seguito al coma dovuto a un grosso attacco di cuore. Da uomo duro e anaffettivo, il padre si risveglia dal coma come se fosse nato in un’altra pelle: tenero, dolce, affettuoso, senza più essere in grado di leggere e scrivere, ma pieno di voglia di ridere, mettendo così in crisi il modello maschile che ha sempre trasmesso ai suoi figli e rendendo necessario il ripensamento per una loro nuova identità. Abbiamo parlato con Bonini del libro ma non solo.

Marco cosa ti ha portato a pensare di scrivere questo romanzo?
“Tutto è partito da uno stimolo autobiografico: la malattia che ha avuto mio padre nel 2000, che l’ha portato al coma e a un danno celebrale abbastanza importante. Dopo due mesi, si è svegliato ed era totalmente un’altra persona. Ho seguito la degenza di mio padre che mi ha fatto capire che c’era una storia molto importante da raccontare, al di là di questa mia esperienza personale”.

Ci spieghi il titolo?
“L’esortazione è quella di non reprimere le emozioni. Il punto non è dire o non dire, ma viverlo. Esternarlo significa condividere un’emozione. Il protagonista della mia storia tiene opprime i suoi sentimenti, come gran parte delle persone fanno. Dobbiamo imparare a far fluire quest’energia dal dentro al fuori e di non bloccare le emozioni. Può essere detto con le parole, ma anche con un abbraccio o uno sguardo”.

Credi quindi che l’amore riesca sempre a vincere su tutto?
“Sì, in qualunque periodo storico. E’ il motore che si fa svegliare la mattina e ci accompagna nella nostra giornata. In nome dell’amore sono state combattute guerre e fatti interi stermini. Coloro che sfigurano le donne o fanno loro violenza lo fanno in nome di questo sentimento, che però non è amore. Credo che si importante capire cosa sia amore e cosa non lo sia”.

Nel libro, affronti anche la sofferenza. Tu come la definiresti?
“E’ purtroppo un passaggio obbligatorio della nostra vita. Di qualsiasi parto si tratti, fisico, simbolico o creativo, c’è vita. Ritengo quindi che vada affrontato”.

Emerge anche il rapporto padre e figlio, la famiglia può essere secondo te una sorta anche di riscatto?
“Credo che la famiglia sia il luogo in cui viene strutturata la psiche di tutti i nostri figli, sono madre e padre che forniscono le prime informazioni al bambino in tenera età. Tutto questo è sia una grande responsabilità ma anche una grande condanna”.

Sei un attore molto amato dal pubblico perché secondo te?
“Con il mio mestiere, cerco di capire i pro e i contro degli uomini, i conflitti e le contraddizioni. Cerco di essere sincero con me stesso quando racconto storie e credo che questo arrivi al pubblico. Mi dicono anche che mi trovano simpatico”.

Cosa significa essere attore nel 2019?
“Quello che ha sempre fatto, ovvero quello di raccontare l’emozione di una storia del personaggio che va a interpretare”.

Recentemente ti abbiamo visto nei tv movie di “Purchè finisca bene”. Nel periodo storico che stiamo vivendo è necessario il lieto fine?
“Molto spesso un lieto fine è tutto ciò di cui abbiamo bisogno, quindi assolutamente sì”.

Sei stato anche tra i protagonisti de “Il paradiso delle signore” e de “I liceali”. Qual è stata la forza di quelle due fiction?
“Sono entrato in queste serie tv in un secondo momento e funzionavano già benissimo; credo che il segreto sia quello di una buona scrittura, la tematica dei giovani che sono protagonisti – anche se in anni diversi –  e una storia il più possibile credibile”.

Hai partecipato anche alla trilogia di “Smetto quando voglio”. Esisterà mai un momento i cui i giovani di oggi smetteranno di cercare senza fuggire all’estero, secondo te?
“Mi auguro proprio di sì. Spero che fa scappare le nostri menti si mette il prima possibile una mano sulla coscienza”.

Cosa consiglieresti  a quei giovani che vorrebbero intraprendere il percorso attoriale?
“Rispondo come ha risposto al Centro Sperimentale di Cinematografia Monica Vitti, ovvero: soltanto se non sapete fare altro”..

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Giulia Farneti
Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.