Ha deciso di non varcare la soglia che lo separa dall’aldilà, l’antieroe dagli occhi azzurri e dall’intuito infallibile non se ne va, ma resta ancora, almeno per un po’, tra i vivi con il suo immancabile cappotto scuro, il maglione grigio, i capelli leggermente arruffati e quell’aria misteriosa che lo rendono davvero irresistibile per il grande pubblico. Vedremo ancora Leonardo Cagliostro, il protagonista della fiction “La porta rossa”, giunta alla sua seconda stagione.
La data tanto attesa è finalmente arrivata. Questa sera, in prima serata su Rai2, vedremo ancora il commissario fantasma (insieme a diverse new entry) che nasce dall’immaginazione di Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi, penne indiscutibili del piccolo e del grande schermo. La regia è nuovamente affidata a Carmine Elia che dirige ancora una volta un magistrale Lino Guanciale. L’attore si è calato perfettamente nei panni di un uomo che è stato ucciso ma che non abbandona il mondo dei vivi perché ha ancora qualche faccenda in sospeso, oltre alla difficoltà di lasciare chi ha amato. Ne abbiamo parlato proprio con lui, proprio con Lino Guanciale.
Ti vedremo stasera nella seconda stagione de “La porta rossa”. Quali sono le novità che ci dobbiamo aspettare? Cagliostro come lo ritroviamo?
“E’ maturato e questo fa sorridere perché di fatto è un fantasma, è un ibrido tra i vivi. Tenta, con maggiore lucidità di quanto non avvenisse nella prima stagione, di portare a compimento i suoi obiettivi, ovvero salvare chi ama ancora una volta. Avrà una fortuna che non sarà mai data a nessuno di noi, ovvero quello di cercare di essere una persona migliore di quanto non lo fosse stato in vita. Imparerà a conoscere meglio i suoi poteri con una maggiore forza, con “armi” più forti di prima. Non dovrà imparare nuovamente ad amare, ma si troverà a far fronte a un’indagine più complessa del previsto, motivo per cui i limiti fisici che ha gli rimbalzeranno contro con ancora più dolore. Quello che vedrete sarà un Cagliostro più vicino al grande poliziotto che era da vivo. Tutto ricomincia sei mesi dopo la fine della prima stagione, ovvero un lasso di tempo sufficiente per riuscire a capire meglio sé stesso e la sua condizione”.
Il commissario Cagliostro si troverà a salvare le persone che gli sono più care. Il paranormale e l’amore sono stati i fili conduttori della storia nella prima stagione. Anche nella seconda? Esiste secondo te un fil rouge con chi perdiamo fisicamente nella nostra vita?
“Per Cagliostro evidentemente sì, esiste un filo rosso che lo lega tra la vita e la morte, alle persone che ha amato e dalle quali è stato molto amato. Io non sono un credente e quindi non credo nella presenza di un aldilà, ma la vicenda di formazione paradossale di Cagliostro mi ha interessato dal primo istante in cui ho letto il copione. E’ la storia di un uomo che ha una nuova occasione per costruirsi un’educazione sentimentale, per migliorare i suoi affetti e per averne una cura più attenta e profonda. Altro non può fare se non agire tramite Vanessa – l’unica che lo sente e lo vede – che lo aiuterà a incidere sulla realtà, cercando di indagare, conscio che però non potrà farlo direttamente”.
L’amore e il sogno hanno un legame diretto con Cagliostro, secondo te?
“Assolutamente sì perché riescono a salvarlo. Se alla fine della prima stagione è rimasto per sapere chi fosse Jonas e cosa lo legava a Rambelli – l’uomo che l’ha ucciso tradendolo aspramente -, nella seconda vuole andare fino in fondo a tutto questo, oltre che salvare Anna e la loro figlia Vanessa. Ci saranno molte sorprese in queste nuove puntate: la trama è ancora più complessa della precedente, gli amanti del mistery godranno ancora di più. Si ritroverà ad opporsi a forze che nel mondo reale incidono sui destini delle persone. Tenterà di aiutare i suoi colleghi a portare avanti indagini molto intricate che ruotano intorno a poteri oscuri che riescono a loro volta a mettere in discussione la responsabilità dell’assassino di Cagliostro. Quest’ultimo lo abbiamo visto in carcere alla fine della prima stagione, ma ora ci sarà un processo per quanto ha commesso, anche se ci potrebbe essere la possibilità che Rambelli non venga condannato per il suo omicidio. La prima puntata è davvero piena di colpi di scena. Si capirà perché Cagliostro si chiama così e chi di fatto lo mantiene nel mondo dei vivi, quale rapporto c’è tra le ombre, i fantasmi e i medium, oltre che diverse battaglie con altri fantasmi”.
Esiste un confine più o meno preciso tra vita e morte, tra bene e male, tra verità e finzione secondo te?
“Questi confini sono molto labili; esistono entrambi ed è chiaro riconoscere cosa sia l’uno e cosa sia l’altro, ma il male ha un volto che molto spesso non ci aspettiamo, esattamente come il bene. Se fosse possibile definire alla prima occhiata chi sia cattivo e chi sia buono, credo che la nostra esistenza sarebbe davvero molto più semplice. “La porta rossa”, nel suo piccolo, cerca anche di aiutarci a capire proprio questo che di fatto è uno dei fondamenti della riflessione della grande poesia e letteratura mondiale di ogni tempo: niente è come sembra, quasi mai. Se da un lato riconoscere cosa sia bianco e cosa sia nero è semplice, ritengo che ci si debba sempre abituare a guardare meglio per capire all’interno del bene quanto male possa esserci e il contrario. Questo vale anche per ognuno di noi”.
Una delle protagonista indiscusse della fiction è sicuramente Trieste. Quale effetto ti ha fatto ritornarci e come la definiresti?
“Nessun’altra città avrebbe saputo dare il contribuito che ha dato lei. E’ perfetta per questo racconto, per la sua doppia anima, geometrica e razionale con il rigore asburgico da un lato e completamente folle dall’altro. Tornarci è stato emozionante come poche altre cose nella mia vita perché mi ha dato moltissimo; tutto quello che mi ha donato si fonde con ciò che mi ha regalato questa fiction. Trieste sarà sempre per me un luogo speciale perché ha portato cambiamenti meravigliosi nella mia vita”.