“Ho un’amicizia profonda con Lamberto Giannini che opera a Livorno da diversi anni nell’ambito teatrale; ha iniziato un laboratorio con persone abili e non, senza escludere nessuno, poiché tutti abbiamo un corpo, un’emotività e quindi tutti possiamo diventare attori. Cinque anni fa sono andato a vedere un suo spettacolo e mi sono detto che anch’io avrei voluto condividere un progetto simile. Non si deve più fare una distinzione tra abilità e non abilità, ma tenere invece conto della felicità, la nostra felicità”.
“UP&DOWN” , perché dare questo titolo?
“Perché la vita è fatti di un’alternanza di alti e bassi, cioè di up e down, a dimostrazione di come di fatto la nostra esistenza non possa essere né normale né perfetta. Una persona down è più up rispetto agli individui che incontriamo tutti i giorni, è molto più felice di tutti gli altri”.
Cosa c’è di Up e cosa di Down nella nostra vita, secondo lei?
“Ci lamentiamo sempre troppo, sempre di più di quel che dovremmo. Io cerco di essere up, ma ad essere down è tutto il mio contorno, dimenticandosi della grande fortuna che invece ha”.
Quella che ci racconta è la storia di un sogno. E’ d’accordo?
“Direi proprio di sì. Non era mai successo che persone con sindrome di Down entrassero in un circuito commerciale; noi invece siamo andati in luoghi dove musical e spettacoli sono i protagonisti”.
Oggi è importante sognare?
“Assolutamente sì. Credo che tutte le cose belle che ti accadono tu le abbia sognate”.
Che cos’è per lei la normalità, o meglio esiste?
“Esiste, ma non accade. Non è una cosa che la natura prevede; sarebbe un desiderio dell’uomo che di fatto non vuole essere disturbato da contaminazioni esterne. Non esiste una natura normale, non esiste un’amore normale, una vita normale ed emozioni normali”.
Lo spettacolo è uno strepitoso happening comico che supera i pregiudizi. In cosa consiste l’emozione?
“Nel riconoscersi in maniera empatica in valori che molto spesso sono dentro di noi ma non riusciamo a riconoscerli. Questo spettacolo parla di noi ma non lo sappiamo, ovvero di vita e felicità. L’esistenza può essere feroce ma anche ferocemente stupenda”.
Porta questo spettacolo sia al cinema che in teatro. Qual è il vero compito di queste due forme d’arte?
“Non credo abbiano un compito, ma piuttosto che siano uno sfogo che l’uomo ha per comunicare qualcosa. Sono la rappresentazione di libertà che ognuno ha di far conoscere il suo sogno, la sua emotività e la sua speranza”.
Cosa vorrebbe arrivasse al pubblico?
“Mi piacerebbe si facesse una domanda: è più importanti essere felici o avere ragione?”.