Sono in molti, anzi in moltissimi, ad aver letto il libro di Elena Ferrante, il romanzo che solo in Italia ha venduto più di un milione e mezzo di copie ed è stato venduto in 40 paesi diventando un caso editoriale anche grazie al mistero che per anni ha circondato l’identità dell’autrice.
A partire da martedì 27 novembre – per otto puntate – inizierà l’avventura televisiva su Rai1 de “L’amica geniale”, la serie tv evento di Saverio Costanzo. Con la maxi produzione tv prodotta da Lorenzo Mieli e da Marco Gianani per Wildside e da Domenico Procacci per Fandango, in collaborazione con Rai Fiction, HBO Entertainment e TimVision, la fiction racconta l’amicizia tra due bambine che poi diventano adulte, Elena e Lila. Le due donne della Napoli degli anni Cinquanta, che sono cresciute in un rione a colpi di prepotenza, violenza, rancori e ripicche che, in modo talvolta conflittuale e talvolta complementare, offrono due differenti visioni della femminilità. Il racconto copre ben oltre sessant’anni di vita, non solo delle due ragazze ma anche di un intero Paese, portando in scena 150 attori e 5mila comparse riunite attorno alle vere protagoniste; ai provini avevano partecipato 9mila bambini e 500 adulti, soprattutto dalla Campania. Sono ben quattro le interpreti che animeranno questa storia: Elisa del Genio e Ludovica Nasti nei panni di Elena e Lila da bambine, mentre per interpretare le due amiche adolescenti sono state prese Margherita Mazzucco e Gaia Girace. Per il regista l’incontro con le quattro giovani attrici è stato come “una sorta di rivelazione”.
“L’amica geniale” è stata definita neorealista, colta e popolare e promette di crescere di puntata in puntata riuscendo anche ad appassionare intere generazioni. «Quando Elena Ferrante ha suggerito il mio nome per dirigere il film, non ha avuto nemmeno un dubbio -. Così Saverio Costanzo, intervistato dal Messaggero. Avevo letto i romanzi: da lettore avevo amato la storie di Elena e Lila; sentivo che avevo una familiarità, che l’avevo sempre avuta, con il mondo della Ferrante, anche se sono romano e non napoletano, mi sentivo vicino al suo approccio alla narrazione e alla ricerca artistica», ha continuato.