Per Brando, alias Marcello Maietta, è uscita la sua ultima fatica – ultima, ma solo per il momento – si tratta del singolo “La vita che ti perdi”. Il cantante-attore ha deciso di pubblicare i singoli del suo album a puntate ogni due mesi, dando al suo pubblico il giusto tempo per assaporare ed elaborare le sue emozioni nei brani. Oltre ad essere autore dei testi e della musica, Brando è anche regista del suo videoclip. Mentre la direzione della fotografia, la produzione e il montaggio sono in carico all’amico filmaker Lorenzo Calligari. Per al quarta volta, il singolo rappresenta un ulteriore tassello al concept album che uscirà il prossimo 12 novembre, ad un anno esatto dal primo singolo “Un letto da rifare”. Ne abbiamo parlato proprio con lui.
Marcello, è uscito il tuo nuovo singolo nelle vesti di Brando. Come nasce “La vita che ti perdi”?
“Nasce da un “cambiamento”, da una presa di coscienza della mia nuova esistenza, che è in atto in questo momento. Dalla consapevolezza che spesso si antepone lavoro, carriera, impegni al proprio “io”, all’esistenza personale di ogni singolo individuo, perdendo di vista l’essenza della propria vita”.
Per quali motivi ha deciso di chiamarlo proprio in questo modo?
“Nella vita nessuna esperienza, anche la più negativa, può essere considerata una perdita di tempo, fa vissuto. La vita che ti perdi, invece, sono tutte quelle situazioni nelle quali involontariamente vieni inserito o “inciampi” non per tuo volere, ma per quello altrui che, alla fine, non portano nessun tipo di valore aggiunto alla tua vita”.
Cosa non dovremmo mai perderci?
“La curiosità, la prima regola della mia vita, la riconoscenza e il rispetto di chi, attorno a noi, crea la nostra storia”.
Londra è una città che ti è molto cara, soprattutto per quest’ultimo singolo. Ci racconti perché? Cosa rappresenta per te?
“Il mio sound è tipicamente british, ecco perché Londra sempre. E’ il mio sogno da ragazzino esplorare Londra, dove nasce tutto quello che per me è musica. Il rapporto tra uomo e arte è come un rapporto tra bambino e uomo, nella mia “rinascita” ho ripescato il bambino che era in me e che adorava Londra e la sua creatività musicale. Ecco perché Londra è il simbolo oltremanica della mia rinascita”.
Ti stiamo imparando a conoscere nelle vesti di Brando, perché non usare il suo nome da attore? Chi è Brando?
“In molti mi fate questa domanda. Marcello e Brando sono due facce della stessa medaglia. Avevo bisogno di esprimere la mia arte musicale a prescindere dalla mia carriera attoriale, ecco perché lo pseudonimo. Due carriere parallele, ma distinte. La musica è stato il mio pane quotidiano. Crescendo il mio percorso si è differenziato e ho imboccato quella strada fatta di sogni che è il cinema, senza mai abbandonare la musica. Ho composto musica, colonne sonore, suonato in gruppi, girato videoclip, serie TV, film e pubblicità. Ho raggiunto la maturità del suono, della voce e della melodia. Il mio scopo è comporre la colonna sonora dei sentimenti che ognuno di noi prova. Portare alla luce storie che hanno delle cose che le uniscono oltre alla sofferenza, ossia il bisogno d’amore e il desiderio di rinascere. Mi cimento nell’impresa di comporre un medley della vita. Mi impegno nella celebrazione dell’Arte per stare al mondo e vivere in pace con me stesso. Avevo bisogno di esprimere la mia arte musicale a prescindere dalla mia carriera attoriale, ecco perché lo pseudonimo”.
Cosa rappresenta per te l’arte delle note?
“Una mia seconda pelle. Ogni volta che scrivo un brano, la mattina mi sveglio e ho un richiamo alla storia che racconto attraverso le note. Un comporre la mia vita, le mie emozioni in musica, per poterle raccontare e far vivere a tutti”.
La recitazione e la musica: come sono nate queste due passioni?
“Da un bisogno estremo di comunicare, attraverso l’arte, me stesso e i mie sentimenti.
Cosa le lega?
“Sono due forme di comunicazione, con le quali poter esternare dei sentimenti e delle situazioni che spesso risulta complicato fare, soltanto con le parole”.
Sei nato in Romagna, ma hai origini siciliane e campane. Cosa rappresentano per te queste terre?
“Le mie origini, il mio sangue. Rappresentano la mia musica e il mio impatto alla vita”. Le mie origini multisfaccettate rappresentano la mia poliedricità. Sotto l’aspettato recitativo mi è stato utilissimo conoscere vari dialetti e poterli utilizzare in prosa. La musica rappresenta il viaggio, ovunque”.