Oggi, nella Giornata della legalità, in tutte le sale cinematografiche esce “Il Traditore”, il nuovo e attesissimo film diretto da Marco Bellocchio incentrato sul personaggio di Tommaso Buscetta, meglio conosciuto come “il boss dei due mondi”, colui che aiutò Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a togliere dall’ombra l’organizzazione di Cosa Nostra e i suoi vertici.
Interpretato da un assai intenso Pierfrancesco Favino, Tommaso Buscetta – la cui famiglia fu interamente sterminata dai suoi rivali mafiosi – ha permesso ai due giudici siciliani, prima di cadere vittime tragicamente per mano dell’organizzazione criminale, di portare alla luce l’esistenza della struttura mafiosa di Cosa Nostra, rivelandone i capi, facendoli imprigionare, svelandone le collusioni con la politica e l’esistenza del traffico di droga con la mafia italo-americana con Pizza Connection.
Quello che Marco Bellocchio porta sul grande schermo è un racconto fatto di una violenza che ha pochi eguali nella storia e di drammi; tutto inizia con l’arresto in Brasile e l’estradizione di Buscetta stesso in Italia, passando per l’amicizia con il giudice Falcone e i surreali silenzi del Maxiprocesso alla mafia. « Mi interessa il personaggio di Tommaso Buscetta perché è un traditore ma in verità, chi ha veramente tradito i principi di Cosa Nostra non è stato Buscetta ma sono stati Totò Riina e i Corleonesi. Emergono quindi due modi diversi di tradire». Quando la giustizia sembrava aver segnato un punto fermo epr sempre, ecco che Cosa Nostra ha ricordato a Buscetta e all’Italia che la sua sconfitta è ben lontana. Scoppia la bomba nel tratto dell’autostrada A29 alle 17:56 allo svincolo di Capaci e Buscetta alzerà il tiro facendo il nome di Andreotti: un tragico boomerang che lo costringerà a fuggire dall’Italia per sempre.
Sull’iter che il protagonista ha compiuto, così ha detto: «Sentivo che non era stato proprio convinto dal mio primo provino. Sapevo che non era andato come volevo. E il fatto che non mi telefonasse nessuno era tutto tranne che un buon segno. Ero consapevole che avrei potuto giocarmela meglio e sono ricorso a una mossa a cui non mi ero mai appellato nella vita. Non volevo dirmi “non hai fatto tutto quello che potevi per raggiungere il tuo obiettivo”. Quindi l’ho incontrato e gli ho detto “Marco, vorrei convincerti che posso interpretare questo ruolo”. Mi ha dato un’altra occasione»