Giorgia Fiori al cinema: «La recitazione mi ha salvato la vita»
Giorgia è una ragazza di Pesaro affetta da una malattia ereditaria molto rara: l’Atassia di Friedreich.
La malattia degenerativa colpisce il sistema nervoso e in particolare il midollo spinale. Giorgia ha gravi problemi di coordinazione dei movimenti ma nonostante la sua condizione è piena di ambizione e di voglia di superare i limiti imposti dal suo male.
La vediamo lottare quotidianamente con molta positività e raggiungere grandi risultati. Giorgia ha una grande fiducia in se stessa e nelle sue capacità, grazie a questo lato del suo carattere riesce a godersi la vita e trasformare l’impossibile in possibile, come diventare insegnante di nuoto e girare il mondo.
Questo e molto altro è “Ancora volano le farfalle” di Joseph Nenci, ora in sala. La storia raccontata nel film prende ispirazione dalla storia vera di Giorgia Righi, una giovane donne affetta da una malattia neuro – degenerativa. Si tratta di un film sui rapporti umani, sulle sconfitte, sui drammi, sulle rivincite e sui sogni. E’ un film che parla di amore e arriva dritto al cuore.
Tra i protagonisti troviamo Giorgia Fiori, un’attrice di origini marchigiane che è anche testimonial dell’associazione AICARM (associazione italiana cardiomiopatie).
Non solo questo film , ma anche in sala con “La spiaggia dei gabbiani” di Claudio Pauri, una commedia brillante che vede un gruppo di trentenni, a dieci dalla maturità, impegnati in una vacanza in barca a vela sul Conero.
Ne abbiamo parlato con l’attrice.
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Giorgia, sei al cinema con “Ancora volano le farfalle”. Cosa ti ha portato ad accettare questa sfida?
E’ un progetto realizzato con il cuore. Il casting era aperto a tutti ma era totalmente a scatola chiusa. Quando ho capito chi saremmo andati a raccontare, per me è stato uno scioglimento emotivo. Ora la sua storia me la porto sempre con me.
Nel film raccontate la storia di Giorgia e della sua l’Atassia di Friedreich. Ci racconti chi è questa ragazza e in cosa consiste la sua malattia?
E’ una malattia rara, ancora incurabile. Il corpo è paralizzato ma le funzioni cognitive sono ottime. Giorgia è tenace, forte e coraggiosa. E’ una mental coach, un’istruttrice di nuoto e ha preso anche un’altra laurea.
Tu nel film sei Marta, la sorella della protagonista. Come la descriveresti?
E’ sinonimo di responsabilità e di equilibrio. E’ una sorella che fa anche da padre e madre. E’ la sua tutrice che gestisce la parte clinica e ludica. Cerca di mantenere un equilibrio psicofisico.
Per le due sorelle, cos’è l’amore?
Tutto. E’ proprio l’amore che le tiene unite nonostante le difficoltà. Una è il mondo dell’altra. E’ protezione, accoglienza e fiducia.
Ti ritroviamo in sala anche con “La spiaggia dei gabbiani”, realizzato nelle tue Marche. Hai detto sì perché sentivi aria di casa?
Amo il mio territorio ma mi piacerebbe molto anche poter lavorare al di fuori. La parte nord della mia regione l’ho imparata a conoscere meglio grazie al film.
Ho accettato soprattutto perché era l’opera prima di un regista che è un vero talento.
Si tratta di un gruppo di amici, ex compagni di scuola, alla soglia dei trent’anni che si avventurano in una vacanza in barca a vela alla ricerca di un paradiso perduto ma da cosa cercano di fuggire?
Fanno i conti con loro stessi e cercano di mettersi nell’ascolto dell’altro. Sono persone irrisolte che cercano una risoluzione. Fuggono dal diventare grandi.
Tu sei Laura. Lei com’è?
E’ una sessuologa che viene considerata la bella del gruppo. E’ una donna che vuole sempre dire la sua ma che, nei momenti di difficoltà, è piuttosto altruista.
Tu e la recitazione. Hai sempre voluto essere attrice? Cosa significa esserlo?
Da piccola ho sempre sognato di fare la performer, volevo diventare un riferimento per gli altri. Nasco come cantautrice e sono sempre stata molto creativa. Ho sentito il bisogno di comunicare con il pubblico.
La recitazione mi ha salvato la vita, permettendomi di vedere il mio trauma come un’opportunità.
Sei testimonial dell’associazione AICARM. Perché ti senti vicino alla delicata tematica delle cardiomiopatie?
Sono una portatrice. Sto cercando di aiutare tante persone che vedono la malattia come un ostacolo. Mi sono sempre concentrata sugli altri.
L’incontro con quest’associazione per me è stato meraviglioso perché il suo presidente mi aiutato moltissimo nella prima fase. Adesso cerco io di aiutare a mia volta.