La canzone della Terra al cinema il 15, 16 e 17 aprile
“Da quando ero bambina ho desiderato seguire i tuoi passi”. Una voce over commenta la ripresa dall’alto di un uomo che si inoltra a piedi in un vasto paesaggio innevato. È la voce di Margreth Olin, documentarista norvegese nata nel 1970.
L’uomo che procede con le bacchette da camminata nordica è suo padre, Jørgen Mykløen, amante della natura e suo punto di riferimento.
Il genitore che, quando lei era piccola, invece di leggerle una storia, l’ha sempre portata fuori, a camminare, mostrandole come prendersi il tempo necessario per osservare la natura. Il paesaggio, protagonista del film, è quello, magnifico, della valle di Oldedaden, nella parte Sud Ovest della Norvegia.
Nello specifico, del suo più grande ghiacciaio, il Jostedalsbreen. “La canzone della terra (Songs of Earth)” è al cinema il 15, 16 e 17 aprile, mese in cui si festeggia la Giornata Mondiale della Terra.
Il film, candidato ufficiale della Norvegia per la categoria “Miglior lungometraggio internazionale” alla 96a edizione degli Academy Awards nel 2024, è diretto dalla pluripremiata regista norvegese Margreth Olin e prodotto da Liv Ullmann e Wim Wenders.
«Il film è un appello di speranza – commenta la regista . Il momento in cui mio padre pianta un nuovo seme accanto all’albero che suo nonno depose 130 anni prima. Le storie di mio padre stringono e ripristinano il legame forte con la natura”.
E ancora: “Il corpo e la mente di mio padre cambiano, questo potrebbe essere l’ultimo anno in cui potrà condividere con noi la sua supplica.
All’improvviso tutto sembra urgente. La sua generazione è davvero l’ultima ad avere la consapevolezza di come ci stiamo prendendo cura della natura? La soluzione potrebbe essere semplicemente ripristinare la connessione con noi stessi?
Se vogliamo che la nostra specie sopravviva, dobbiamo restare in ascolto del canto della terra». Il film è una meditazione sul rapporto dell’uomo con la natura e sul legame tra genitori e figli.
Per un anno intero la regista filma il trascorrere del tempo e delle stagioni: il padre guida il suo sguardo tra le maestose vallate norvegesi, dove i ghiacciai si stanno ritirando e sono più evidenti gli effetti del cambiamento climatico.
Il documentario custodisce così la memoria di chi è stato in grado di vivere in armonia con l’ambiente e di osservare la melodia della terra, una canzone in cui la bellezza della musica si sposa a parole di dolore e denuncia.