Alberto Paradossi in ZAMORA di e con Neri Marcorè: «E’ una commedia dolce e amara, come la vita, che restituisce tanto all’essere umano»

Anni ’60. Walter Vismara è il contabile di una piccola fabbrica di provincia. Trasferitosi per necessità a Milano si trova a lavorare in un’azienda il cui proprietario è fissato con il calcio e tiene tantissimo al fatto che i suoi dipendenti disputino ogni anno una partita.
A una delle due squadre che dovranno affrontarsi manca però il portiere e Walter, per assecondare i voleri del boss, finge di esserlo. Dovrà però cercare di trovare una soluzione prima dell’incontro.
Neri Marcoré debutta dietro la macchina da presa con ZAMORA (dal 4 aprile al cinema) con originalità e, al contempo, con una nota personale. Protagonista indiscusso è Alberto Paradossi, classe ’89, di Lucca, alla sua prima volta da protagonista dopo cinque anni in ruoli piccoli o da comprimario, perfetto nel ruolo di Walter.
Ne abbiamo parlato con lui.
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Alberto, com’è avvenuto l’incontro con Neri Marcoré? Com’è stato lavorare con lui?
E’ stato magnifico, non avrei potuto chiedere di meglio. Ho sempre seguito Neri e l’ho sempre ammirato. Al provino ho dato subito qualcosa di mio al personaggio e lui ha apprezzato. Ero molto emozionato dividere il set con lui.
Neri è una persona di rara intelligenza e sensibilità. E’ un professionista umano curioso, preciso e puntuale con un profondo rispetto nei confronti degli altri Sono stati 35 giorni di riprese divertenti e molto armoniosi.
Hai subito accettato il ruolo?
Certamente. Ho sempre seguito Neri Marcorè. Ha inciso molto sulle mie scelte. E’ stato il mio passato, è il mio presente e sarà anche il mio futuro, ovvero un incastro perfetto e per me è stata una fortuna enorme essere scelto da lui.
Ci spieghi il titolo?
E’ di fatto un nomignolo che viene dato a Walter Vismara. Zamora è stato un bravissimo portiere spagnolo degli anni ‘30 e ’40. Il mio personaggio è piuttosto scarso nel calcio e questo soprannome non è certo per lodare le sue qualità calcistiche, anzi!
Interpreti un giovane degli anni sessanta. Quello è un periodo che in qualche modo rimpiangi, pur non avendolo chiaramente vissuto, o ti piace vivere in questo momento storico?
Non sono mai stato un nostalgico, sono figlio del mio tempo. Probabilmente quelli erano anni molto dinamici in cui si guardava al futuro con molta più spensieratezza rispetto ad oggi. Erano anni affascinanti e suggestivi nei quali musica e abbigliamento era figli di quel preciso periodo storico.
Come descriveresti Walter?
E’ un ragazzo molto complesso. E’ criptico; inizialmente sembra timido, impacciato, imbranato e una brava persona ma poi risulta essere una persona piuttosto saccente, perbenista, narcisista e anche competitiva.
E’ un uomo che si sente quasi sempre inadeguato e spaesato trasferendosi da una piccola città a una grande metropoli. Non trova conforto in nessuno: con le donne è troppo imbranato e gli uomini non trova nemmeno appoggi amichevoli.
Quali sono i suoi sogni e le sue paure?
Non sa nemmeno lui quali siano i suoi sogni, la sua vita sembra andare bene così com’è. Il suo unico contatto con il mondo esterno sono i quiz che vede in tv.
Ha paura della vita e degli altri. E’ molto colto, si esprime correttamente ma non riesce ad esporsi e non sente il bisogno di uscire dalla sua zona di comfort, vive con i suoi e non ha una ragazza. Trasferendosi in una grande città per lavoro, è costretto a rimettersi in gioco e a riscoprirsi.
Potremmo essere tutti Walter?
Chi di noi non si è mai sentito inadeguato? Lo siamo stato e lo siamo ancora tutti, anche se nelle maniere più diverse. Di Walter ho amato quando sbaglia, perché sbagliando ha vissuto appieno. E’ un personaggio profondamente umano, un eroe e antieroe insieme.
Perché secondo te questa è una storia che fa bene all’anima?
E’ una commedia dolce e amara che restituisce tanto all’essere umano, è malinconica e divertente, è completa esattamente come la vita. E’ un film garbato e delicato. E’ Neri Marcorè.
Cosa ti piacerebbe arrivasse del film?
La sfaccettatura di livelli di comprensione umani diversi. Con il calcio, raccontiamo dello sport e della conseguente competizione che nasce. Parliamo delle relazioni tra le persone e di come sia l’amore in una società che cambia in a città piuttosto grigia. Il film è un racconto universale che va oltre.