Maurizio Donadoni in “Le Indagini di Lolita Lobosco 3”: «Mi piacerebbe che questa fiction portasse la voglia di vivere appieno»
Da lunedì 4 marzo è in onda su Rai1 la terza stagione de “Le Indagini di Lolita Lobosco“.
La serie tv è tratta liberamente dai romanzi di Gabriella Genisi (che a sua volta si è ispirata a quelli sul commissario Montalbano) e vede Luisa Ranieri interpretare un vicequestore che, dopo vari anni al Nord, torna a lavorare nella sua amata Bari, trovandosi a capo di una squadra di soli uomini.
Sono diverse le novità di questa stagione a cominciare dal regista; Renato De Maria subentra a Luca Miniero in cabina di regia ma vale il motto “squadra che vince non si cambia”.
Nel cast ritroviamo il bergamasco Maurizio Donadoni (Ph Duccio Giordano, Gianmarco Chierigato), ancora nei panni di Trifone, il compagno della madre di Lolita.
L’attore, molto amato dal pubblico, si divide tra la tv, cinema e teatro.
Ne abbiamo parlato con lui.
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Maurizio, cosa ti ha portato a dire sì alla terza stagione?
Inizialmente ero preoccupato; essendo di Bergamo, non sarebbe stato semplice avere un accento pugliese; alla fine ci sono riuscito. Non potevo dire no alla terza stagione. E’ una serie tv di realismo magico; è gentile, elegante e suggestiva.
E’ una favola che prende spunto dalla realtà. I personaggi sono credibili ed è una fiction costruita molto bene.
Come abbiamo lasciato il tuo personaggio?
Trifone prende coraggio e si dichiara a Nunzia perchè non riesce a dire di no all’amore che prova per lei. Era il fruttivendolo di fiducia di Lolita e incontra per caso sua madre, nonostante avesse lavorato con il padre del vicequestore di Bari.
Come lo descriveresti?
Si trova in un momento di transizione, il rapporto con Nunzia si consolida. Vuole portarla a Parigi. E’ un uomo semplice, onesto, gentile e ironico. Ha fatto tesoro delle esperienze che la vita gli ha dato. E’ comprensivo e saggio. Cerca di vivere la sua esistenza nel modo migliore.
Il suo rapporto con Lolita?
La conosce sin da bambina, la stima e le vuole bene. Rimane sulle sue, visto che conosceva piuttosto bene il padre.
Com’è stato lavorare ancora una volta con Luisa Ranieri e Lunetta Savino?
Sono attrici bravissime, mi sono trovato molto bene. Con Luisa ho poche scene, al contrario invece con Lunetta.
Cosa ti piacerebbe arrivasse della serie tv?
I personaggi sono molto vitali. Mi piacerebbe portasse la voglia di vivere appieno, senza limitarsi a sopravvivere.
Recentemente ti abbiamo visto in diversi progetti sul piccolo e grande schermo. Cosa porti con te?
Con “Cento domeniche” porto il mondo che ho conosciuto, Albanese ed io viviamo a 30 km di distanza. Con “La lunga notte – La caduta del duce” non posso dimenticare un grande regista che mi ha diretto, oltre che vivere senza i fastidi di quegli anni.
Con “Mameli – l’uomo che sognò l’Italia” ricorderò sempre i meravigliosi costumi. Con “Volare” ho ritrovato la bravura e la simpatia di Margherita Buy con la quale avevo già lavorato.
Nuovi progetti?
A breve girerò una serie tv per Mediaset con la regia di Giulio Manfredonia. Sarò a teatro con “Matteotti Medley” per il centenario della morte di Matteotti che porterò in scena al teatro Oscar dal 21 al 24 marzo a Milano e poi dal 14 al 19 maggio a Roma al teatro Basilica.