LA SALA PROFESSORI, in corsa agli Oscar 2024, dal 29 febbraio al cinema
Carla Nowak è una insegnante giovane, dedicata e idealista, al suo primo impiego in una scuola media tedesca.
Il suo rapporto disteso con gli studenti della settima classe si rimette in discussione quando una serie di furti avviene nella scuola, e un’indagine del personale scolastico condotta con mano pesante porta ad accuse e diffidenza tra genitori indignati, colleghi dal parere deciso e studenti arrabbiati.
Coinvolta in mezzo a queste dinamiche complesse, Carla cerca di mediare ma si scontra spietatamente con le strutture e la politica del sistema. Più cerca di fare tutto nel modo giusto, più disperata diventa la sua posizione.
Tra i titoli che si contenderanno l’Oscar al miglior film straniero, c’è “La sala professori” dal 29 febbraio al cinema, uno dei rivali del nostro “Io Capitano” di Matteo Garrone. Il regista İlker Çatak realizza un lavoro intransigente e sfumato sull’istituzione come microcosmo della società.
Nel ruolo di una giovane insegnante, Leonie Benesch crea un’atmosfera intensa attraverso la sua affascinante interpretazione di un’idealista intrappolato tra fazioni in conflitto.
Utilizza il microcosmo di una scuola come sfondo per raccontare la storia di un’insegnante idealista che, cercando di fare tutto nel modo giusto, vive una crescente pressione quando, nel difendere uno degli allievi dall’accusa di furto, diventa lei stessa il bersaglio di un furto.
“La scuola è un ottimo modello per rappresentare la società nel suo complesso – ha raccontato il regista – . C’è un capo di Stato che ha potere, c’è il popolo sotto forma di studenti e con il giornalino della scuola c’è anche un organo di stampa.
Ci sono molti elementi che permettono di raccontare il grande attraverso il piccolo. Abbiamo scelto il formato 4:3 per raccontare l’angustia dell’ambiente. Volevamo mostrare la pressione a cui sono sottoposti i protagonisti.
Una ripresa più dall’alto permetteva inoltre di mostrare meglio i bambini e ciò che fanno tra i banchi. Due tonalità di colore erano particolarmente importanti: il blu della scuola e una variazione di toni marroni.
Sapevamo anche di non poter utilizzare una telecamera a mano per le riprese lunghe che avevamo pianificato, quindi abbiamo utilizzato un mix di telecamere a mano e statiche. Inoltre, il formato 4:3 ricorda la mia giovinezza, quando la TV e il cinema erano in questo formato”.