FRANCESCO ZENGA ne “La Storia”: « Il passato non va mai dimenticato, dobbiamo continuare a ricordare sempre »
Roma, quartiere San Lorenzo. Alla vigilia della seconda guerra mondiale, Ida Ramundo, maestra elementare rimasta vedova con un figlio adolescente di nome Nino, decide di tenere nascoste le proprie origini ebraiche per paura della deportazione.
Un giorno, rientrando a casa, viene violentata da un soldato dell’esercito tedesco, un ragazzino ubriaco.
Dopo lo sgomento, l’angoscia e la vergogna, scopre di essere incinta. Mentre Nino trascorre l’estate al campeggio degli Avanguardisti, Ida partorisce in segreto un bambino prematuro, piccolo e quieto, con gli stessi occhioni azzurri del padre, quel soldato ragazzino tedesco già morto in Africa.
Quando Nino torna a casa e scopre il fratellino, lo accetta di slancio e se ne innamora. Lo soprannominerà Useppe. La piccola famiglia viene stravolta dagli eventi della guerra: prima Nino, fascista convinto, decide di partire per il fronte contro il parere di Ida, lasciandola sola con Useppe;
poi, nel bombardamento di San Lorenzo del luglio 1943, la loro casa viene distrutta, Ida perde tutto ed è costretta a sfollare a Pietralata. Da quel momento, ogni giorno diventerà una lotta per la propria sopravvivenza e per quella del suo bambino.
Intanto, Useppe cresce aspettando i ritorni di suo fratello, al quale è legato da un amore inossidabile, mentre una vitalità a tratti disperata spinge Nino verso la lotta armata di Resistenza, verso l’amore, verso i compagni, pieno di desideri; più soldi, più affari, più avventura.
Dopo la guerra si darà al contrabbando, prima di sigarette e poi in quello delle armi. Vuole una vita migliore per sé, per Ida e per Useppe.
La nuova fiction Rai è ispirata al famoso romanzo di Elsa Morante “La Storia”, uscito nelle librerie nel 1974. Dal romanzo della Morante è già stata tratta nel 1986 una miniserie tv diretta da Luigi Comencini, che ha visto Claudia Cardinale vestire i panni della protagonista Ida.
Questa volta “La storia” è diretta da una maestra del nostro cinema come Francesca Archibugi (su sceneggiatura della stessa, Giulia Calenda, Ilaria Macchia e Francesco Piccolo) e prodotta da Roberto Sessa per Picomedia in collaborazione con Rai Fiction e Thalie.
Nel ruolo di Nino, troviamo perfettamente calato nei suoi panni Francesco Zenga, un giovane e promettente attore.
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Francesco, partiamo dall’inizio. Cosa ti ha portato a dire sì a questa fiction?
Era l’occasione della vita, sarebbe stato assurdo dire di no. Mi sono ritrovato a essere protagonista con attori che sono il cinema in Italia e con una gigantesca regista. La serie tv è tratta da un romanzo che ha segnato la storia della letteratura e non solo.
Tu conoscevi già l’opera di Elsa Morante? Quale idea ti sei fatto?
Purtroppo non l’ho ancora letto, non c’è stato tempo ma credo fermamente che sia da inserire nei libri scolastici. I giovani molto spesso non lo conoscono, così come la scrittrice.
Tu sei Nino. Come ti sei preparato?
Mi sono attenuto alla sceneggiatura e mi sono lasciato guidare dalla regista, ho studiato bene il periodo storico in cui è ambientata la storia e la condizione dei ragazzi in quegli anni difficili. Quando abbiamo girato avevo solo 17 anni.
Come lo descriveresti?
Vive diverse fasi. Nella prima, è ribelle, odia la scuola, ha un rapporto con la madre piuttosto complicato ed è un fanatico del fascismo. Nella seconda, si unisce alla Resistenza, è più responsabile, è cresciuto e migliora il rapporto con la madre.
Nella terza, diventa contrabbandiere. In tutte le fasi, ha un bene assolto nei confronti del fratellino, lo ama tantissimo.
Secondo te Nino ha dei tratti comuni ai giovani di oggi?
Certamente. Insegna a prendere la vita con il sorriso e in maniera positiva. Ci dice che per raggiungere la vetta ci vogliono dedizione, impegno e tanta fatica; la strada facile non è mai quella giusta.
Come vede il periodo storico in cui vive?
All’inizio non comprende pienamente cosa vuole, non ha le idee ben chiare, acquista solo dopo consapevolezza.
Affianchi Jasmine Trinca e sei diretto da Francesca Archibugi, due nomi importanti del nostro cinema. Cosa ti hanno insegnato?
Bontà, trasparenza e sensibilità che viene raccontata molto bene, attraverso gli occhio di tutti i personaggi. Sarò sempre grato a loro.
Per te questo è il primo grande ruolo, come ti senti?
Grato, tanto grato e molto felice. E’ un bel periodo, pieno di soddisfazioni.
E’ un mezzo espressivo molto importante. Ci vorrà del tempo per diventare attore ma mi impegnerò al massimo. Nino mi ha fatto comprendere quanto la vita possa essere bella, anche nei momenti più bui.
Cosa ti auguri arrivo al pubblico di questa serie tv?
Il passato non va mai dimenticato, dobbiamo continuare a ricordare sempre.