Andrea Chiodi sul festival “Tra Sacro e Sacro Monte”
Dal 6 al 27 luglio a Sacro Monte (Varese) si terrà il festival “Tra Sacro e Sacro Monte”; si tratta di un’edizione che si prefigge il desiderio di scandagliare gli sguardi di vari autori e dei loro personaggi.
Si parte con Simone Cristicchi che, attraverso la musica, ci porta a guardare con gli occhi di Dante; sarà poi Maria Paiato, una delle grandi interpreti della prosa italiana, nel 150° dalla morte di Alessandro Manzoni, a far guardare con il nuovo sguardo dell’Innominato in quel passaggio dei Promessi Sposi, in quella notte in cui per il protagonista del capitolo lo sguardo su Lucia cambia.
Come cambia poi lo sguardo sui più fragili, sui malati, ce lo fa scoprire, attraverso la comicità Giacomo Poretti, comico italiano insieme ad Aldo e Giovanni, con “Chiedimi se sono di turno”, spettacolo che arriva per la prima volta a Varese. Si chiuderà poi con una conversazione-spettacolo con uno dei più importanti attori di cinema e teatro del nostro paese, Giancarlo Giannini, in una serata anch’essa improntata sullo sguardo che muta anche grazie alla letteratura.
La direzione artistica è affidata ad Andrea Chiodi con cui abbiamo parlato.
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Andrea, come nasce questo festival?
Questo festival nasce ormai 14 anni fa per volontà della Fondazione Paolo 6.º per il Sacro Monte di Varese, con il desiderio di raccontare, fare, mettere in scena testi che difficilmente avevano una circuitazione in altri, in altri teatri.
Mi fu chiesto io allora ero un giovane regista emergente diciamo mi viene chiesto di immaginare un grande spettacolo.
Perchè chiamarlo proprio così?
In realtà io dico perché non fare un festival, non invitare tanti artisti? Io in quell’anno iniziavo a conoscere tanti grandi maestri come Lucilla Morlacchi, Piera Degli Esposti, Carmen Lenzi, Giorgio Albertazzi penso Gabriele Lavia eccetera.
Loro detto sarebbe bello poter invitare in questo luogo fantastico il sacro Monte dei grandi nomi delle grandi voci del teatro. E così è nato il Festival è nata questa sfida una vera sfida che è iniziata e il pubblico da subito è stato con noi e ha deciso di di seguirlo.
E’ un festival basato su sguardi diversi. E’ corretta come definizione?
L’abbiamo chiamato tra sacro e sacro Monte perché è un è un vero gioco tra il sacro e il Sacro Monte che è il luogo che lo ospita. Sacro perché il teatro ha qualcosa di sacro è un rito che ha qualcosa di sacro.
La volontà di chi ha fatto nascere questo festival era quello di rispettare totalmente il luogo, quindi non testi confessionali, ma che avessero a che fare con le grandi domande dell’uomo. Questo gioco di parole tra sacro e sacro monte mi sembrava, ci è sembrato così appropriato.
In cosa consiste il festival “Tra Sacro e Sacro Monte”?
Un festival basato su sguardi diversi è una definizione giusta. Corretta perché l’idea è proprio quella di. Io credo che questo sia il focus mio di questi ultimi due anni.
C’è l’idea di veramente poter imparare a guardare tutto, a guardare le cose, a guardarle da varie angolazioni, con sguardi diversi, a guardare anche le cose più diverse da noi e amarle in qualche modo.
Sicuramente i diversi sguardi sulle cose sono quelli che gli artisti più di chiunque altro sanno dare. Il festival consiste in una serie di appuntamenti durante il mese di luglio, i cui i più importanti si svolgono il giovedì.
Sono ormai diventati noti, almeno per il pubblico del festival, i giovedì del festival. E poi piano piano, negli anni, le giornate sono aumentate, alcuni incontri, spettacoli, il martedì, alcune cose la domenica pomeriggio per tutte le famiglie abbiamo prodotto, abbiamo fatto cose per per bambini.
L’idea del festival è proprio quella di essere un po un polo culturale per la città e questo in qualche modo lo lo è stato in questi primi 14 anni di di festival e spero lo possa diventare sempre di più.
Qual è il tuo sguardo artistico di questo festival?
Il mio sguardo artistico su questo Festival è uno sguardo intanto di grande affetto per questo luogo che è un luogo che conosco da quando sono sono bambino.
Di grande affetto per il pubblico sicuramente e anche uno sguardo attento a quello che accade nel mondo, quindi nel mondo teatrale italiano soprattutto E quindi l’idea è quella di invitare sempre degli artisti capaci di di di sorprenderci dai più dai più grandi nomi della prosa come appunto Elisabetta Pozzi Gabriele Lavia Umberto Orsini Sandro Lombardi insomma tanti sono passati veramente un po’tutti dal dal Sacro Monte così come a tutta una nuova generazione penso a Tindaro Granata a Federica Fracassi a Federica Rosellini
che sono stati sono insomma la nuova generazione degli artisti penso poi anche però altri grandi come Massimo Popolizio quindi il mio sguardo è proprio quello a 360 gradi sul mondo del teatro italiano e capire che cosa succede a volte anche stimolare e proporre dei testi proprio nuovi a degli artisti questo è avvenuto con tantissimi
anche con Giorgio Albertazzi io li proposi di fare i cori della Rocca di Eliot e fu straordinario perché lui peraltro degli altri aveva conosciuto e così abbiamo costruito uno spettacolo ma così con tanti ricordo anche con Piera Degli Esposti abbiamo costruito il Mosè di Erri De Luca quindi non sono quasi mai degli spettacoli già pronti sono sempre delle sfide delle proposte che vengono proposte agli artisti.
Com’è avvenuta la scelta della partecipazione degli artisti?
La scelta, la partecipazione degli artisti è avvenuta sempre in maniera abbastanza dettata dagli incontri fatti da me durante l’anno, da cose lette o cose viste di alcuni artisti. Alcuni sono grandi amici, alcuni sono invece puramente artisti che ho incontrato per.
Per lavoro la scelta di quest’anno è stata una scelta proprio legata a questo tema dei vari sguardi sulle cose che un artista come come Simone Cristicchi perché è sicuramente molto popolare ma capace di far riflettere, di farci entrare nel mondo di Dante in un certo modo.
Maria Battiato è una delle più grandi voci del teatro di prosa e non era mai stata al Sacro Monte. L’anniversario di Manzoni quest’anno mi sembrava l’occasione per chiederle proporle di leggere I Promessi Sposi di Manzoni. Giacomino Poletti, amico ospite del Festival.
Già altre volte io ho curato per lui delle regie, per cui quel rapporto con lui era facile e creava uno spettacolo che a Varese non era mai, mai passato e che quindi mi sembrava bello poterlo portare lì.
Con Giancarlo Giannini, tutto è nato da un’intervista che ho letto sul Corriere della Sera di qualche tempo fa, in cui si diceva appunto che lui era così come dire anche attratto dalla fede che lo stesso Vittorio Gassman gli diceva ecco tu è una cosa che io non ho e la fede e questo tema della fede al Sacro Monte di Varese è sicuramente un tema importante da trattare da scoprire da scavare.
Allora gli ho proposto di di esserci insomma avere un grande artista come lui e poi quest’anno faremo delle cose su Testori perché Giovanni Testori anniversario dai cent’anni dalla nascita di Testori quindi insomma il luogo è un luogo che era a lui molto caro e quindi lì la scelta è caduta su artisti anche del territorio che avevano voglia di lavorare sulla figura di Giovanni Testori.
Cosa vorresti arrivasse a pubblico?
Vorrei che ogni anno il pubblico dicesse ma guarda, tra sacro e Sacro Monte anche quest’anno è riuscito in qualche modo a stupirci.
I miei prossimi progetti sono, grazie a Dio, tante, tante cose. Sto per debuttare con l’allegra compagnia di Windsor al Teatro Romano di Verona, al Festival shakespeariano, un appuntamento che da 75 anni porta a Shakespeare su quel palcoscenico dove ci sono stati tutti i più grandi registi e maestri del teatro italiano.
Sono molto grato al Teatro Stabile del Veneto per per avermi dato questa occasione poi la direzione artistica del Teatro Giuditta basta una produzione con il LAC di Lugano il ritorno mio a Brescia che è un po un teatro un teatro che è stato casa per tanti anni con un lavoro nuovo di Andrea De Matteis e Mariangela Granelli. Insomma, i progetti sono. Sono tanti, per fortuna.