Donatella Finocchiaro, madrina del premio Atena Nike: «Le emozioni sono fondamentali, altrimenti è un vivere distaccandosi da sè»
Dopo il grande successo dello scorso anno ritorna a Taormina la seconda edizione del premio Atena Nike, due giorni dedicati al cinema e alla cultura.
La manifestazione prenderà il via giovedì 29 giugno 2023 nel trecentesco Palazzo dei Duchi di Santo Stefano con la proiezione degli undici cortometraggi finalisti in lizza.
I riflettori si accenderanno invece sui temi economici e legali della cinematografia con la terza edizione del Convegno Cinema & Imprese. Venerdì 30 giugno a Piazza del Carmine avrà luogo la serata di Gala con la consegna degli ambiti premi Atena Nike.
Scopo del Premio è valorizzare e promuovere autori, registi, attori e musicisti con il dialogo e la diffusione delle loro opere audiovisive.
Tanti i volti celebri che parteciperanno alla manifestazione nella veste di giurati, premiati, attori e registi finalisti.
Patron e ideatore della manifestazione è Fabio Saccuzzo, esperto di tax credit cinema e diritto cinematografico, mentre la direzione artistica è affidata al produttore cinematografico Giampietro Preziosa, CEO della Inthelfilm S.r.l.
La conduzione è affidata ad Antonella Salvucci e la madrina del premio è Donatella Finocchiaro, interprete molto intensa del nostro cinema che ha saputo spaziare in ogni ruolo nel piccolo e grande schermo, oltre che nel teatro dando prova di autentica bravura.
Ne abbiamo parlato con lei.
***
Donatella, partiamo dal premio Atena Nike a Taormina. Cosa significa per te esserne la madrina?
Mi fa sempre un grandissimo piacere partecipare a questo tipo di ritrovi culturali dove nascono amicizie e si instaurano relazioni lavorative; c’è anche molto divertimento. Ultimamente mi trovo molto spesso a fare la madrina e ricopro questo ruolo con entusiasmo.
Il premio di svolge in Sicilia, la tua terra. Cosa rappresenta per te?
La mia terra è una grande magia, è sinonimo di ricchezza, storia, cultura, arte e natura, nonostante le deturpazioni dei politici.
Essere siciliana per me è un dono e un valore aggiunto ma purtroppo è anche un limite per il mio mestiere; i casting scelgono solo attori di una precisa zona, così i ruoli siciliani sono affidati ai Siciliani, i ruoli napoletani sono affidati ai Napoletani e così via.
Sono pochissimi gli attori che sono riusciti a spaziare nella loro carriera; penso per esempio a Luigi Lo Cascio e a Elio Germano.
Mi ritengo abbastanza fortunata per ho potuto vestire i panni di personaggi molto diversi tra loro che appartengono a varie zone italiane, tuttavia non credo sia mai abbastanza.
Recentemente al Biografilm Italia è stato presentato “Devoti tutti” di Bernadette Wegenstein che ripercorre la vicenda della martire Sant’Agata di Catania con una lente personale e femminista. Sant’Agata parla attraverso la tua voce e un gruppo di donne siciliane. Sono sopravvissute alla violenza e oggi seguono l’esempio di Sant’Agata: resistono nella loro terra lottando per liberare altre donne come loro. In questo il film, protagonisti sono Sant’Agata, Catania e dire No alla violenza sulle donne. Sei d’accordo?
Certamente. La regista è stata bravissima a far emergere una donna che lotta per dire No alla violenza; sono diverse le donne che combattono presenti all’interno del film.
Penso a una madre con una figlia uccisa con quarantotto coltellate o alla Santa alla quale sono stati amputati i seni.
Questo documentario non cambierà purtroppo la triste situazione di violenza in cui viviamo ma l’arte può sicuramente contribuire ad accendere sempre più i riflettori su quest’argomento.
Tu e la recitazione. Com’è scoccata la scintilla?
Tutto è iniziato nel 1996; da un laboratorio teatrale è iniziata la mia “malattia”. Trovare il modo di inseguire la propria passione, purché non diventi ossessione, è qualcosa di meraviglioso.
Il tuo debutto sul grande schermo arriva con “Angela” di Roberta Torre. Cosa ti ha lasciato quel film?
E’ stato il mio primo amore, la mia prima volta davanti a una macchina da presa. Ricordo che la regista mi diceva che, per immedesimarsi nel ruolo, dovevo sedurre la telecamera; dovevo sentire non guardare.
Sei stata diretta dai registi italiani più importanti e nel 2011hai esordito alla regia con il documentario “Andata e Ritorno“. Cosa vuol dire passare dietro alla macchina da presa?
E’ emersa l’esigenza di riuscire a raccontare una storia. Ne ho sentito il bisogno e così non mi sono arresa, anzi l’ho anche prodotto. Credo che continuerò in questa strada.
Non solo cinema e televisione ma anche tanto teatro. Cosa ti regala il palcoscenico rispetto alle altre arti?
Il Qui e Ora, il contatto diretto con il pubblico e respirare contemporaneamente con lui. Il cinema è in quel momento e basta mentre uno spettacolo teatrale può crescere ogni sera.
“Il teatro porta alla vita e la vita porta al teatro. Non si possono scindere le due cose”, affermava Eduardo De Filippo. Sei d’accordo?
Assolutamente sì. E’ un continuo venire e tornare da se stessi, è un mi perfetto tra tu e il personaggio che sembrano quasi intrecciarsi vicendevolmente.
Il significato della parola Emozione per te?
Oggi siamo molto incapaci di stare in contatto con le nostre emozioni; dobbiamo saper accettare le cose belle e brutte in un costante crescere. Le emozioni sono fondamentali, altrimenti è un vivere distaccandosi da sè.
Nuovi progetti?
Usciranno “I leoni di Sicilia” di Paolo Genovese su Disney + e “Greta e le favole vere” di Berardo Carboni al cinema.