Angela Curri in “Scordato”: «La mia Rosanna mi ha insegnato il coraggio di essere me stessa»
La vita di Orlando, mite accordatore di pianoforti, tormentato da dolori alla schiena, cambia quando incontra Olga, un’affascinante fisioterapista, che gli diagnostica una contrattura “emotiva” e gli chiede di portarle una sua foto da giovane, così che lei possa aiutarlo a risolvere i suoi problemi.
L’insolita richiesta spingerà Orlando a mettersi in viaggio e a rivivere quasi come uno spettatore gli eventi della vita che lo hanno reso l’uomo solitario e “contratto” che è oggi.
Di questo racconta “Scordato”, il film di e con Rocco Papaleo al cinema dal 13 aprile distribuito da Vision Distribution. Sceneggiato dallo stesso Papaleo con Valter Lupo, la pellicola cinematografica segna tra l’altro il debutto della cantante Giorgia come attrice.
Tra i protagonisti troviamo anche Angela Curri (Ph. Angela Curri), un vulcano di energia e di empatia, un volto e un talento che il pubblico ben conosce spaziando tra il piccolo e il grande schermo, dalla serie tv “La mafia uccide anche d’estate” ai film “Raffaello – Il principe delle arti” e “Artemisia Gentileschi”.
Con lei abbiamo parlato di “Scordato” ora in sala, dei suoi esordi e della sua arte.
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Angela, partiamo dall’inizio. Cosa ti ha portato a dire sì a “Scordato”?
Dai primi incontri con Papaleo, sentivo che avrei preso parte a questo film, il personaggio mi apparteneva. Quando ho letto il copione, ne ho avuto l’assoluta conferma. Con Rocco si è poi creata una perfetta sinergia.
Nel film tu sei Rosanna, la sorella del protagonista Orlando. Come la descriveresti?
E’ una donna molto coraggiosa, piuttosto ingombrante, forte e determinata nelle sue scelte. E’ disposta a tutto pur di raggiungere il suo obiettivo.
Ama incondizionatamente il fratello e con lui vive un rapporto simbiotico: Orlando si affida molto a lei e proprio per questa ragione nella sua storia ha una certa importanza. E’ una donna viva e piena di energia.
Ha ideali molto forti, anche se poi prenderà strade non giuste e commetterà qualche errore. Se dovessi accostarla a un colore sarebbe il rosso.
Il film segue due differenti linee temporali, l’oggi e lo ieri. Ci spieghi meglio?
Il movie racconta il viaggio di Orlando alla ricerca di se stesso: giunto a una certa età, si rende conto che nella sua esistenza ci sono dei pezzi mancanti e che ha lasciato dietro di sé qualcosa di incompiuto, di irrisolto; si sente scordato.
Decide così di tornare a Lauria. L’incontro con Olga, la sorella e il ritrovare se stesso tenteranno di salvarlo.
A livello fotografico il passaggio temporale è ben reso: gli anni ottanta sono anni vivi e colorati, mentre quelli attuali sono anni un po’ sbiaditi. Per quanto mi riguarda, è successo il contrario: sono sempre più accordata con me stessa.
Cosa ha lasciato Rosanna nella tua persona?
Rosanna, nel considerare importante il suo legame con Orlando, mi ha spinto a riflettere sul rapporto che ho con mio fratello.
Mi ha insegnato il coraggio e la determinazione nel lottare per quello in cui si crede, a non mollare mai per raggiungere i propri obiettivi, a dire sempre quello che si pensa, ad accettarsi e a essere se stessi, sempre.
Cosa ha significato dividere il set con Rocco Papaleo e Giorgia?
Rocco è un padre artistico oramai; inizialmente avevo molta ansia e preoccupazione ma poi è stato l’esatto contrario, è un mentore e un artista poliedrico.
Incontrare Giorgia è stato un sogno, esattamente come conoscere Elisa un mese dopo. E’ stato tutto incredibile.
Tu e la recitazione: com’è nato questo legame?
Ho fatto diversi film da piccola ma la cosiddetta scintilla è venuta fuori strada facendo. La Puglia è sempre stata protagonista del cinema e stare sul set mi ha fatto sentire perfettamente accordata a me stessa, mi sentivo al sicuro.
“La mafia uccide solo d’estate – la serie” mi ha dato piena consapevolezza che volevo fare questo mestiere.
Cosa significa essere attrice per te?
La recitazione è un gioco piuttosto serio.
Vuol dire conoscermi e di arricchirmi con storie e persone incontrate in questo cammino artistico, vuol dire emozionarmi e cercare di emozionare, è poesia, libertà ed è il mio tutto, vuol dire diventare chiunque e vivere tantissime vite.
Essere attrice mi permette di rimanere per sempre ed essere eterna, nonostante lo scorrere del tempo e dell’esistenza.
Hai esordito in un film di Susanna Tamaro. Cosa ricordi di quell’esperienza?
Avevo 10 anni e la mia infanzia a riguardo è molto annebbiata; ricordo il mio continuo giocare con un bambino compagno di set, la figura incredibile di Susanna e i paesaggi sloveni. Per me era la prima volta.
Il pubblico ti ha conosciuto nel ruolo di Angela Giammarresi ne “La mafia uccide solo d’estate – la serie”. Cosa ti ha lasciato quel personaggio?
Avevamo lo stesso nome; nella prima stagione, sembravo esattamente io mentre la seconda, oltre a capire che quello che volevo fare nella vita era di essere un’attrice, mi ha accompagnato e fatto crescere.
La tematica affrontata era molto forte con un importante senso di responsabilità. Il mio personaggio, come del resto tutti noi, era costantemente alla ricerca della felicità e dell’amore.
Oltre alla recitazione, in questi ultimi tempi anche la fotografa. Cosa cerchi di catturare con uno scatto?
Tutto è cominciato durante il periodo del lockdown. Cerco di immortalare quello che mi cattura il cuore, che mi emoziona; cerco il momento giusto, l’attimo in cui la persona mostra quello che realmente è, quando è interiormente nuda.
Cerco sempre di far emergere l’onestà e la sincerità.
Locorotondo e Roma, due città per te importanti.
Locorotondo è la mai prima casa, le mie radici, il luogo in cui devo tornare perché fa parte di me, è il mio cuore. Roma è la seconda casa, il luogo che ha accolto il mio sogno e mi ha permesso di avere una maggiore apertura mentale.
Non potrei rinunciare a nessuno dei due.
Nuovi progetti?
Sto girando cortometraggi e presto sarò sul set di una serie tv per Rai1.