Simona Distefano in “The Good Mothers”: « Maria Concetta Cacciola deciderà di ribellarsi al sistema criminale, sceglierà di dire No»
Denise, figlia di Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce sono tre donne che osano contrapporsi alla ‘Ndrangheta.
Ad aiutarle la pm Anna Colace che, appena arrivata in Calabria, ha un’intuizione: per poter abbattere i clan della ‘ndrangheta, è necessario puntare alle donne.
È una strategia che comporta grandi rischi perché la ‘Ndrangheta è nota e temuta per il suo pugno di ferro e il potere insidioso.
Dal 5 aprile su Disney+ è possibile vedere la serie tv che ha trionfato al recente Festival di Berlino; stiamo parlando di “The Good Mothers” di Julian Jarrold e Elisa Amoruso, una potente storia di ribellione alla ‘Ndrangheta raccontata dall’inedito punto di vista femminile.
In un cast stellare, troviamo un’intensa Simona Distefano nel ruolo di Maria Concetta Cacciola, una testimone di giustizia che ha pagato a caro prezzo le sue scelte.
Occhi di un color cielo e mare insieme, determinazione da vendere e una delicatezza attenta e misurata: questo e molto altro è l’attrice siciliana che vediamo tra le protagoniste della serie tv che possiamo vedere dal 5 aprile.
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Simona, partiamo dall’inizio. Cosa ti ha portato ad accettare “The Good Mothers”?
Vengo da tanto teatro e un progetto come questo – così affascinante a livello cinematografico e così socialmente utile – è stato perfetto. Sono felicissima di affrontare una storia così importante, una storia tutta al femminile.
Raccontiamo di donne piene di coraggio che hanno saputo dire no alla ‘Ndrangheta. Non potevo certamente rifiutare una serie tv come questa.
Il titolo di questa serie tv è emblematico. Cosa significa per le protagoniste essere delle buoni madri?
Ne abbiamo parlato tanto tra di noi. Non è semplice rispondere a questa domanda. Penso che una brava madre si debba prender cura dei propri figli, indirizzandoli verso un futuro migliore, ritengo che debba lottare per un domani libero e scelto.
Una brava madre dovrebbe anche combattere per se stessa e per essere un buon esempio per le sue creature.
Tu vesti i panni di Maria Concetta Cacciola. Com’è stata la preparazione?
Non è stato affatto facile: la storia è ispirata a donne realmente esistite, che hanno realmente sofferto per afferrare la libertà, motivo per cui le responsabilità non erano poche.
Ho preso lezioni di calabrese, cercando di comprendere l’ambiente e l’atmosfera in cui Concetta ha vissuto. Ho tentato di capire quali potessero essere i rapporti tra il mio personaggio e la sua famiglia. Ho visto molti film e molti video ambientati in Calabria.
Come descrivesti questa donna?
E’ una donna molto coraggiosa che ha subito tanta, anzi troppa, violenza. La famiglia prevedeva per lei un destino di madre.
A 13 anni si ritrova già sposa di un uomo che nel 2002 sarebbe finito in carcere perché affiliato al clan. Ben presto, la vita di Maria Concetta comincia a sprofondare verso un inferno di paura, sopraffazione e crudeltà.
Questa ragazza vivace e sveglia si rende conto poco alla volta che quella vita le sta stretta e che, fuori da quelle quattro mura, c’è un mondo che vuole vivere, ci sono sogni che vuole inseguire, c’è la bellezza della libertà.
E poi c’è l’amore per i suoi figli, ai quali a tutti i costi vuole regalare un futuro diverso, lontano da quell’ambiente.
Quando il marito finisce in carcere, Maria Concetta decide di liberarsi da quell’amore sbagliato ma la sua famiglia, suo padre e suo fratello, riesce a fare anche di peggio; la rinchiude in casa, segregata e isolata, lontano da qualsiasi contatto con il mondo esterno, la libertà non sa cosa sia.
Dai 13 ai 32 sono gli anni più importanti nella vita di una donna, anni in cui Concetta è sola al mondo. Deciderà però di ribellarsi al sistema criminale, sceglierà di dire No alla ‘Ndrangheta.
Amore e libertà per lei quale significato hanno?
Per lei l’amore è tutto, il motore della sua intera esistenza; desidera tanto un uomo con il quale instaurare una relazione e ama profondamente i suoi figli a tal punto da non riuscire a lasciarli in mano alla sua famiglia, una volta entrata nel programma di protezione.
Compirà infatti la scelta di tornare a casa per non lasciarli soli, una scelta che che le costerà la vita.
Le mancherà la libertà, anche nel quotidiano: dall’essere amata ad amare, dal potersi esprimere all’essere se stessa, diritti che per noi oggi sono basilari ma che in una famiglia di ‘Ndrangheta vengono meno.
Com’è stato immedesimarsi in una donna che non ha potere e arbitrio nemmeno su sé stessa? Quanta consapevolezza c’è stata da parte sua?
E’ stato molto difficile e impegnativo; per lei il processo è stato graduale. Ben presto si renderà conto che il figlio sarebbe diventato come suo padre e suo fratello e lei questo non può accettarlo.
Questo è stato il momento decisivo che l’ha portata a decidere di testimoniare.
«Mio papà ha due cuori: la figlia o l’onore?”- aveva detto a un’amica, in una telefonata registrata pochi giorni prima della morte -. In questo momento dice che vuole la figlia, però dentro di lui c’è anche quell’altro fatto». Queste sono le parole di Concetta in riferimento al padre.
Sono parole che fanno venire i brividi, qui non sento amore. Cosa vuol dire per una donna annullarsi, non poter parlare con un’amica, non poter fare una passeggiata in solitaria, non poter mettersi un vestito colorato, non poter essere se stessa?
Sembrano attività così normali, eppure per Concetta non lo erano. I legami di sangue erano – e sono – considerati sacri dalle ‘ndrine e non si potevano spezzare per nessuna ragione.
Dunque, collaborare con la giustizia, ribellarsi alla famiglia, erano un tradimento inaccettabile.
Concetta era intrappolata in un sistema patriarcale in cui l’onore e il rispetto erano più importanti di qualsiasi cosa; le donne sono esclusivamente proprietà degli uomini.
Possiamo definire la Calabria un’altra protagonista della serie tv?
Assolutamente sì. Ci sono tante scene “folcloristiche”, dove si balla, o ambientate al mare, sulle famose montagne impervie che ti fanno capire quanto sia isolata, e quanto si siano creati mondi alternativi e affascinanti.
Tu e il mondo dell’arte?
Ho sempre amato il cinema e il teatro perché attraverso le storie che andiamo a raccontare conosciamo meglio noi stessi, possiamo accendere i riflettori, possiamo spingere a riflettere e possiamo far arrivare tante emozioni per immagini. L’arte mi ha permesso di crescere e di conoscermi.