Stefano Lodovichi, regista di “Christian 2”: «Questa serie tv è tanti toni e non un solo genere. Spero che arrivino tante emozioni»
Il boss Lino è morto e Città-Palazzo ha bisogno di un nuovo re: per Christian arriva il momento di prendere coscienza del proprio dono e costruire il regno predetto dal Biondo, diventando punto di riferimento di un’intera comunità, colui che compie scelte che andranno a influire sulla vita di tutti.
Matteo, intanto, si trova davanti ad un’ardua scelta, quella di schierarsi contro il salvatore di suo figlio, cedendo alla tentazione di giocare per sé. Al suo fianco infatti arriva la Nera, un essere divino determinato ad ostacolare i piani del Biondo.
Ma in questo mistico, magico gioco di potere fra santi e demoni, nessuno può anche solo immaginare che forma assumerà, tra le mura di Città-Palazzo, la lotta per la libertà.
Ancora nuovi miracoli e un nuovo regno attendono CHRISTIAN, il “santo picchiatore” interpretato da Edoardo Pesce cui è toccato in sorte, suo malgrado, il più impensabile dei doni – le stimmate, e con esso il peso del potere (e delle responsabilità) del supereroe.
Il debutto della seconda stagione del supernatural-crime drama prodotto da Sky Studios e da Lucky Red in collaborazione con Newen Connect è stato il 24 marzo.
Ne abbiamo parlato con Stefano Lodovichi, regista e produttore creativo.
***
Partiamo dall’inizio. Com’è nato “Christian”?
E’ un’avventura che inizia da lontano. Non è stata mia l’idea ma di Roberto Cinardi, detto “Saku”, che stava lavorando a un cortometraggio con Mainetti; sono poi subentrati anche altri autori fino ad arrivare al mio coinvolgimento come regista e produttore creativo.
Inizialmente la storia doveva essere crime ma poi ha assunto pieghe pop e supernatural. E’ liberamente ispirata alla graphic novel “Stigmate” di Lorenzo Mattotti e Claudio Piersanti.
Come descriveresti questa serie tv nella prima stagione?
Nella prima stagione viene affrontata l’età infantile di Christian dal momento in cui si ritrova a scoprire un dono molto particolare, una sorta di confronto tra ciò che siamo e su chi vorremmo diventare.
E nella seconda?
In questa seconda stagione invece raccontiamo la sua età adolescenziale, il suo diventare uomo e come riuscire a gestire il talento che ha a disposizione.
Ti chiederei di dare il tuo punto di vista su ogni personaggio, a partire dal protagonista.
Christian è un leader pasticcione, capo di Città-Palazzo che cerca di mantenere l’ordine. Matteo è un uomo che cercherà risposte che forse non troverà mai ed è assetato di verità.
Rachele è alla ricerca della sua libertà, dato che per tutta la vita è stata schiava delle sue dipendenze. Davide è schiacciato dalla figura paterna, è l’eterno erede ed è un predestinato che non riesce ad avere quello che dovrebbe essere suo.
Tomei è quasi indefinibile perché è colto ma profondamente pigro, furbo e molto intelligente. Klaus è il rigore cieco del dovere, è un soldato che non si fa domande e agisce. Michela è in cerca di una guida, una perfetta fedele e molto moderna nei cambiamenti.
Il Biondo è un grande ammiratore del genere umano.
Quest’anno sono arrivate anche Esther e La Nera. Che tipo di donne sono?
Esther è un’outsider e si avvicinerà molto a Matteo per scoprirlo. La Nera è complementare del Biondo, è un’interprete rigorosa della Legge divina, è un’insegnante severa ma annoiata dagli uomini.
In questa seconda stagione si parla di utopia coatta. Christian crea infatti un regno all’insegna dell’uguaglianza, della condivisione e del rispetto degli altri. E’ una visione, secondo te, un po’ troppo romantica per la realtà in cui viviamo, pensando alla periferia per esempio?
Certamente; è il pensiero in cui si ritrova un adolescente nel diventare adulto. Christian è esattamente così, ovvero cerca di creare un micromondo per fare del bene a tutti e non sempre è possibile, infatti parliamo di utopia. L’aggettivo “coatta” è perché ci troviamo a Roma.
Si parla direttamente e indirettamente di miracoli. Quale potrebbe essere oggi un vero miracolo?
Accettare gli altri per come sono. Viviamo in tempi piuttosto complicati nei quali vogliamo far vivere l’altro come vogliamo noi ma è sbagliato. Dobbiamo rispettare noi stessi per essere davvero liberi.
Fluidità del bene e del male, una sorta di mix perfetto in questa serie tv ma cos’è il bene e cos’è il male?
Il bene è come giocare a padel in cui tutti possono cimentarsi e il male invece è come giocare a tennis che invece comporta regole, professionalità e tecnica e crea non pochi nervosismi.
In Italia il supernatural – fantasy viene raccontato troppo poco; questa serie tv invece ne porta molto in alto il nome. Come mai c’è ancora questa resistenza in Italia?
Vengo da una generazione, quella di anni settanta e ottanta, in cui i giovani erano totalmente assorbiti del genere americano. Oggi più che mai cerchiamo di raccontare quello che ci piace. “Christian” è tanti toni e non un solo genere.
Cosa vorresti arrivasse di questa stagione al pubblico?
Tante emozioni. Mi piacerebbe che il pubblico si entusiasmasse a tal punto da pensare a una terza stagione.