Antonio De Matteo in “Stranizza d’amuri” di Giuseppe Fiorello: «Essere omosessuali negli anni ottanta era una grande disgrazia e il più grosso dei mali»
Sicilia 1982: mentre le televisioni trasmettono i mondiali di calcio e gli italiani sperano nella coppa del mondo, due adolescenti sognano di vivere il loro amore senza paura.
Gianni e Nino infatti si incontrano per caso e poi si amano per scelta. Il loro amore sarà puro e sincero, ma non può sottrarsi al pregiudizio del paese che non comprende e non accetta.
Il loro amore non sarà compreso nemmeno dalle rispettive famiglie, generando così un conflitto interno piuttosto forte e doloroso.
“Stranizza d’amuri“- la prima volta di Giuseppe Fiorello alla regia in uscita il 23 marzo – è un film liberamente ispirato a una notizia di cronaca del 1980 riguardante l’omicidio di due giovani adolescenti della provincia di Catania.
Racconta il sogno di amarsi senza paura, sul grande schermo arriva la storia di un’amicizia e di un amore senza tempo, mai consumato e per sempre ricordato.
Nel cast troviamo Antonio De Matteo (Ph. Francesca Ocello), attore che abbiamo recentemente sentito per la terza stagione di “Mare Fuori”, nel ruolo di Alfredo. L’attore in questo periodo è nuovamente al cinema anche con “Piano piano” di Nicola Prosatore.
Ne abbiamo parlato con lui.
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Antonio, innanzitutto cosa ti ha spinto ad accettare “Stranizza d’amuri”?
Giuseppe Fiorello è straordinario, con una delicatezza come pochi nella vita. Ci conoscevamo da tempo, avevamo già lavorato insieme.
Quando l’ho incontrato, stava cercando un attore per un ruolo nel suo film. Mi ha spiegato nei dettagli, ho studiato il personaggio e, dopo due provini, sono stato preso.
Ci spieghi il titolo?
Racchiude tutto il film, ovvero il grande pregiudizio che c’è nell’amore tra due giovani dello stesso sesso. Con questo movie, abbiamo cercato di rendere più morbido un preconcetto molto forte.
Gianni e Nino chi sono?
Sono due giovani che nell’estate del 1982, in una Sicilia lontana da quella di oggi, si incontrano e si innamorano.
Tu sei Alfredo. Che tipo di uomo e di padre è?
Sono il padre di Nino, un uomo profondamente innamorato della sua famiglia e di suo figlio che stima per creatività e una perfetta autonomia.
È un padre molto affettuoso che come mestiere fa il fuochista; è un siciliano tutto d’un pezzo ma accogliente nel dare il benvenuto a Gianni.
Essere omosessuali negli anni ottanta cosa significava?
Il film lo spiega bene. Era una grande disgrazia e il più grosso dei mali per la famiglia, la comunità e la società; nessuno doveva sapere e tutto doveva rimanere nascosto.
E oggi? Abbiamo fatto passi avanti?
Qualcosa di positivo in merito è stato fatto ma credo che sia ancora tanta strada da fare, cominciando da un sistema politico che deve assumesi più responsabilità.
Cos’ha voluto dire, per te, essere diretto da Giuseppe Fiorello?
Lavorare tanto perchè è un perfezionista con tanta dedizione per questo mestiere. Si è fidato di me affidandomi un immaginario molto vicino a lui. Non posso far altro che dirgli Grazie.
Oltre a “Stranizza d’amuri”, sei al cinema anche con “Piano piano”. Nel film, la giovane Anna sta passando, pian piano, dall’infanzia all’adolescenza con tutti i turbamenti che ne conseguono ma anche con il bisogno di affermare, ricercandola, una propria personalità. Ritieni che il passaggio alla vita adulta sia proprio così?
Quella che vedrete al cinema è una favola basata su fatti reali e ricordi di Antonia e Nicola. Dal fil emerge una domanda molto interessante, ovvero si può diventare adulti velocemente come in due settimane?
Il tuo Mariuolo cosa ti lasciato?
Un grande amore per questo ruolo che è diviso tra il bene e il male. Mi ha ricordato componenti importanti della mia famiglia. Mi ha regalato l’illusione di vivere di ricordi.
Nuovi progetti?
Mi vedrete ne “Il patriarca” di Claudio Amendola.