Luca Calvani, regista e attore de “Il cacio con le pere”: «Siamo sempre in tempo per inseguire la nostra felicità»
Fosco e Fred sono due fratelli diversissimi fra di loro, la loro distanza sembra incolmabile. Come spesso succede, la vita, gli eventi e magari lo zampino di una saggia zia possono scatenare grandi cambiamenti e illuminare nuovi orizzonti.
Il confronto fra i due, una convivenza forzata che non risparmierà colpi di scena e spingerà i protagonisti oltre i loro limiti e inesorabilmente al confronto.
A prima vista, i due fratelli hanno punti di vista, aspirazioni e modalità diametralmente opposti, ma il loro incontro sarà la chiave di volta che permetterà loro di essere migliori, più felici e realizzati.
Fred riscoprirà un contatto con se stesso e con le radici e l’altro fuori dal se mentre Fosco finalmente lancerà e rilancerà i dadi di una vita che oramai sembrava rassegnata e priva di amore.
Di questo racconta “Il cacio con le pere” che segna il debutto alla regia di Luca Calvani dall’8 marzo nelle sale italiane. Luca è anche interprete oltre che regista, nel ruolo di uno dei due fratelli.
ll film si avvale inoltre di un’importante collaborazione artistica: i costumi sono infatti curati da Joanna Johnston, costumista che ha collaborato in Spielberg, Zemeckis, Ron Howard, Guy Ritchie solo per dirne alcuni, in film iconici come Ritorno al futuro, La carica dei 101, ma anche per andare su titoli più recenti gli ultimi Indiana Jones e Jurassic World, Lincoln, Mission Impossible e tanti altri.
Ne abbiamo parlato con Luca Calvani che con garbo e gentilezza ha risposto alle nostre domande (Ph Serena Gallorini).
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Luca, com’è nata l’idea di fare questo film?
Questa pellicola cinematografica nasce innanzitutto come un progetto sul territorio pratese e toscano nel 2009.
Quando Francesco Ciampi e io ci siamo seduti a parlarne per la prima volta la nostra intenzione era proprio quella di “realizzare” un film dalle tematiche importanti, come la famiglia, le radici e la ricerca della felicità, dandogli però vita in un contesto prettamente “locale”,
per dare spazio a professionisti e maestranze toscane, una vera eccellenza che volevamo mettere in risalto.
I protagonisti sono due fratelli, Fosco e Fred. Come li descriveresti?
Inizialmente sembrano diversissimi; sono opposti per punti di vista, aspirazioni e modalità. Uno è ambizioso, simpatico, sedentario e un po’ canaglia, l’altro è dedito alla tecnologia, ai selfie e al passo con i tempi. Ben presto scopriranno che invece non sono così distanti come sembrano.
Cosa li farà riavvicinare?
Le proprie radici e le proprie origini saranno fondamentali; i ricordi, le vicende della vita e le scelte li porteranno a riflettere con la complicità di una zia.
Cosa scoprono l’uno dell’altro?
Il territorio toscano – importante protagonista del film – permetterà loro di essere migliori di quello che sono. Fosco si è sempre fidato di più mentre Fred riconoscerà il grande cuore del fratello rispetto a un passato in cui, troppo impegnato ad inseguire il suo sogno, ha lasciato tutto e tutti indietro.
Quella che porti al cinema è una storia di famiglia ma anche di amicizia. Quale definizione daresti al film?
Effettivamente è così. Dopo un distacco piuttosto lungo, i due fratelli si riavvicinano. Emergono la fiducia, il coraggio e il mettersi in discussione.
Questo film segna il tuo debutto alla regia, come ti senti?
Sul set ero pieno di energia. Ora sono incredulo per il tanto affetto ricevuto, lusingato, appagato e anche un pochino stanco.
Cosa vorresti arrivasse del film al pubblico?
Siamo sempre in tempo per inseguire la nostra felicità. Vorrei arrivasse il messaggio che non è mai troppo tardi per cambiare, per chiedere scusa, per ricominciare.