Rosario Lisma
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Rosario Lisma e “Il Giardino dei Ciliegi”: «Lopachin non ha avuto un’educazione sentimentale»

Rosario Lisma

Il Giardino dei Ciliegi” – in scena a Genova dal 28 febbraio al 12 marzo al teatro Gustavo Modena –  è l’ultimo lavoro di un Cechov malato e vicino alla morte eppure mai così attaccato alla vita.

Intesa come respiro, anima del mondo e speranza nel futuro. In questa commedia, esprime ancora più lucidamente la sua riflessione sulla goffa incapacità di vivere degli esseri umani, il loro strabismo esistenziale sulla propria anima.

Ljuba e suo fratello Gaev, un tempo lieti, da bambini, tornano nell’età matura nel luogo simbolo della loro felicità appassita. La stanza chiamata ancora “dei bambini”.

Da cui si intravede il loro giardino dei ciliegi, un tempo motivo di vanto e orgoglio in tutto il distretto. Ora però i tempi sono cambiati.

I ciliegi non producono più frutti commerciabili, sono solo l’ombra di un passato che non tornerà più. Così le speranze, la gioia, l’amore, tutto ciò che era legato simbolicamente al giardino è andato perduto.

Tra i diversi personaggi, troviamo Lopachin, un nuovo arricchito, figlio del contadino, che riuscirà a imporre la propria persona non solo con l’abilità degli affari, ma soprattutto con la lucidità inesorabile di chi è consapevole del proprio ruolo.

A vestirne i panni troviamo un intenso Rosario Lisma (ph. Marco Ragaini), in tournée proprio con l’opera di Anton Cechov. Dal 16 al 21 maggio invece tornerà in scena con lo spettacolo “Edificio 3” di Claudio Tolcachir.

Il pubblico l’ha ben presente anche per i suoi ruoli al cinema come “La stranezza” (dove interpreta Mimmo Casà, il corrotto direttore del cimitero di Girgenti a cui si rivolge Pirandello) ma anche “La mafia uccide solo d’estate” o “Smetto quando voglio”.

Ne abbiamo parlato con lui.

 

***

Rosario, innanzitutto cosa ti ha portato a dire sì a “Il Giardino dei Ciliegi”?

E’ un progetto che ho voluto fortemente.  Cechov è un autore sensibile, umano e umoristico che mi ha sempre accompagnato; è sempre stato il mio punto di rifermento nell’attività di drammaturgo.

Ph. Marco Ragaini
Ph. Marco Ragaini

Tu sei  Lopachin. Come lo descriveresti?

E’ un personaggio pieno di sfumature contraddittorie. E’ un mercante arricchito, maltrattato e ignorato dagli aristocratici che non ha avuto un’educazione sentimentale.

E’ un’anima complessa e compressa, rattrappita da una mancata alfabetizzazione di sentimenti e un’anima delicata, nonostante sia un uomo d’affari.

E’ sul punto di esplodere. E’ un emarginato e snobbato dalla società.

 

In cosa consiste l’attualità di quest’ultima opera di Cechov?

Racconta un animo umano che di fatto non cambia dinnanzi al dramma del cambiamento, esattamente come tutti noi. E’ un dramma teatrale che si sofferma sul cambiamento che l’amore e la morte possono portare.

Rosario Lisma
Ph. Marco Ragaini

«Nell’uomo muore tutto ciò che è legato ai cinque sensi – scrive nei suoi “Quaderni” –. Quel che sta oltre è probabilmente enorme, inimmaginabile, sublime e sopravvive». Secondo te, cos’è quest’oltre?

Cechov era malato e vede la morte come una possibilità reale imminente. La vita dopo la morte non è una vera consolazione. L’oltre è l’immortalità della poesia, dell’arte e della letteratura.

 

Tu ed il teatro, un folle amore?

Direi che è una necessità; se non lo facessi, mi spegnerei.

 

«Mi piace il teatro, bella copia della vita», affermava Franca Valeri. E’ così?

Per me no. Il bel teatro è una copia della vita, perché l’esistenza non è sempre bella.

 

Rosario Lisma
Ph. Marco Ragaini

A maggio sarai in scena con “Edificio 3”. Cosa puoi anticiparci?

E’ lo spettacolo che è stato portato in scena dopo la pandemia. Ricordo ancora la sala piena con le persone desiderose di tornare alla vita, nonostante le mascherine. Si tratta di uno spettacolo umano, riflessivo e divertente.

 

Perché hai scelto questo mestiere?

E’ necessità, velleità e follia. Vengo da Mazara del Vallo in cui non c’era nemmeno un teatro. Dopo la laurea, ho inseguito questo sogno, riuscendo a viverci. E’ sempre stato un grande desiderio che avevo innato.

 

Non solo teatro, ma anche cinema e tv. Cosa ti porta a dire sì ad un personaggio piuttosto che un altro?

Un progetto ben scritto e diretto e un ruolo di qualità, indipendentemente dal fatto che sia piccolo o grande.

 

Il significato per te della parola emozione?

E’ sintomo dell’esistenza, di essere vivi. E’ speranza.

 

Cosa speri di far arrivare al pubblico con le tue interpretazioni?

E’ un concentrato di scelte e del cercare di fare di tutto per arrivare a quel pensiero o intenzione.

 

Rosario Lisma
Ph. Marco Ragaini

Nuovi progetti?

A giugno porterò in scena “Giusto”, un monologo scritto, diretto e interpretato da me.

 

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Giulia Farneti
Quando la musica, il cinema, il teatro e la televisione si uniscono al giornalismo dando vita a una passione costante per l'arte, lo spettacolo è inevitabile. Dopo aver collaborato con il quotidiano Infooggi (redazione siciliana) occupandosi di criminalità organizzata, ha aperto anche la rubrica settimanale “Così è (se gli pare)” di cui era anche responsabile con Alessandro Bertolucci. Ha collaborato con i quotidiani La Nostra Voce, Resto al Sud e con il mensile IN Magazine. Attualmente collabora con il Corriere Romagna che ha sede a Rimini, con il mensile PrimaFila Magazine che si occupa di cinema e libri, ed in ultimo ma non per importanza, con Showinair.news, l'attuale Testata Giornalistica, con articoli e interviste inedite a personaggi dello spettacolo del cinema, televisione, teatro, musica e articoli di cultura.