Anna Ammirati in “Mare Fuori 3”:« La mia Liz è materna e carnale»
L’Istituto di detenzione minorile è una bolla in cui “ragazzi interrotti” hanno la possibilità di capire chi sono e cosa vogliono al di là di cosa sono stati fuori da quelle mura.
È una parentesi di sospensione in cui hanno la possibilità di navigare nel loro mare interiore, fare nuove scoperte e conoscere nuovi mondi. Luoghi che fuori non hanno mai esplorato.
Alcuni dei detenuti questo viaggio lo hanno compiuto con coraggio, affrontando la paura di scoprirsi deboli o incapaci di soddisfare i desideri dei propri familiari. Altri pensano ancora che il coraggio sia quello di aggredire la vita e prendersi tutto passando sopra ad ogni tipo di sentimento.
Nella terza stagione di “Mare Fuori” – in onda da questa sera su Rai 2 in prima serata -, i nostri protagonisti sono cresciuti e molti di loro si trovano a dover compiere la scelta di come affrontare il loro ruolo di adulti nel mondo.
La scoperta dell’amore è la rotta che li conduce alla scoperta di nuovi aspetti di sé stessi. Continenti sinora inesplorati.
Qualcuno di loro si troverà perso a causa di questa emozione sconosciuta, qualcun altro invece vivrà questo sentimento come fosse un faro nella notte e si farà guidare dalla sua luce abbagliante.
Tra coloro che devono rieducare nel carcere troviamo Liz, un’agente penitenziaria che pur sforzandosi di avere un approccio equo con tutti i ragazzi fa eccezione per Edoardo; ha un debole per quel ragazzo e il suo problema è che non riesce a dirgli no.
A dare anima e corpo a questa donna è un’intensa Anna Ammirati, interprete molto nota sia per il pubblico del piccolo e grande schermo ma anche del teatro.
Con lei, abbiamo parlato della sua ultima fatica televisiva, dei suoi esordi e del mondo dello spettacolo.
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Anna, innanzitutto perché dire sì alla terza stagione di “Mare Fuori”?
Era impossibile non continuare; finalmente il mio personaggio sviluppa un profilo che valeva la pena raccontare.
Siamo giunti alla terza stagione e ancora una volta il pubblico premia questa serie tv. Perché secondo te?
E’ la prima serie tv italiana che punta il dito contro adulti assenti o che sbagliano; non vengono infatti dipinti come degli eroi ma persone che compiono errori e sono molto fragili.
I ragazzi si sentono rappresentati da questi giovani alla ricerca di se stessi e che provano emozioni.
Nella fiction, tu sei Liz. Qual è stata la tua preparazione per questo ruolo?
C’è stato uno studio molto attento per andare nella profondità di ogni scena; di fatto la ripetizione è la madre di tutte le arti.
Aggiungo inoltre che io sono napoletana e posso dire che da piccola ho vissuto gran parte dell’hinterland della città e la situazione è piuttosto forte: ambiente non sicuro, delinquenza, droga e camorra.
Come la descriveresti?
E’ una donna che ha una grande passione per il suo lavoro; è consapevole che dietro agli sbagli dei giovani ci sono gli adulti. Viene scelta dai ragazzi che hanno bisogno di aiuto.
Sa essere anche molto dura. E’ materna senza avere figli suoi perché sa che gli errori sono dettati dall’ambiente e dalla famiglia; inoltre è molto carnale, ovvero agisce d’istinto e di pancia.
Le pagine di cronaca nera ogni anno che passa si riempiono di tragici eventi che vedono protagonisti ragazzi giovani e spietati. Come sono i giovani del vostro Istituto di detenzione minorile?
Sono abbandonati a se stessi per assenza di guide nella loro vita che gli indichino cosa sia giusto o sbagliato. Sono ragazzi – non ancora adulti – esposti a qualsiasi cosa.
Sono tantissimi i temi che affrontate, ma qual è in “Mare Fuori” il significato della vita per giovani e adulti?
La vita stessa. Alcuni giovani avranno un’evoluzione positiva (qualcuno arriverà anche a pentirsi), altri purtroppo non riusciranno ad avere un riscatto per se stessi. Gli adulti arriveranno a farsi domande di continuo fino ad entrare in crisi.
Tu e la recitazione: perché hai intrapreso questa strada?
So che non avevo alternative, volevo fare questo da sempre. Non mi sono data un’altra possibilità.
Tutto è partito con “Monella” di Tinto Brass. Cosa ricordi di quel debutto?
Non me ne sono resa conto, ero troppo giovane ma posso dirti che Brass mi ha fortemente voluto, mi ha accolto e mi ha gratificata. E’ un grande regista.
Da lì, tanto cinema e tv, oltre che teatro, ma tu cosa preferisci?
Credo che se si approda sul palco emozionando ed emozionandosi, allora credo che quella sia la strada giusta.
Il significato della parola Emozione per te?
Non aver paura di quello che si sente e che si pensa, senza dare giudicare mai il proprio personaggio.
Nuovi progetti?
Sarò in scena con “Le cure di bellezza della principessa Sissi” e sto lavorando su un testo drammaturgico che fine abbia fatto la sinistra, un testo cioè politico.