Riccardo Donna, regista di “Black Out – Vite sospese”: « Giovanni capirà di quanto grande sia lo schifo in cui si ritrova coinvolto»


È la Vigilia di Natale e il distacco di un’imponente slavina isola la Valle del Vanoi impedendo i soccorsi tramite l’unico passo che porta alla valle. Il paese è isolato, l’elettricità saltata, le comunicazioni interrotte.
I clienti del lussuoso albergo e i residenti del paesino nel piccolo ed esclusivo polo sciistico rimangono tagliati fuori dal mondo.
E’ iniziato così BLACK OUT, il mistery-drama ambientato in alta quota che sta andando in onda in queste settimane su Rai1 tenendo incollati milioni di spettatori.
Nel corso degli episodi, la storia intreccia le relazioni, gli amori e i dissidi tra i personaggi prigionieri della montagna e prigionieri della neve.
Quello che stiamo vedendo in televisione è un racconto spettacolare, fatto di suspence, ma anche di sentimenti e umanità.
Coprodotto da Rai Fiction – Èliseo Entertainment, con la partecipazione di Viola Film, in collaborazione con Trentino Film Commission, prodotta da Luca Barbareschi, la fiction è diretta da Riccardo Donna, un firma per il piccolo schermo che di certo non passa inosservata visto l’alto gradimento del pubblico.
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Riccardo, com’è nata l’idea di “Black Out”?
Tutto è partito da un’idea di Valerio D’Annunzio che voleva portare sul piccolo schermo un disaster movie fatto a serie tv. La partenza l’avevamo ma poi bisognava investire nel profondo delle vite umane dei personaggi.
Girare una serie tv in pieno inverno in montagna com’è stato?
Girare in montagna è sempre complicato ma farlo in pieno inverno lo è stato ancora di più: è molto freddo, le ore di luce sono pochissime e la neve presente non è mai quella che serve, o è troppa o è poca. E’ stato molto faticoso ma anche incredibilmente divertente.
Ci spieghi perché chiamare questa fiction proprio Black Out?
Da un terremoto, si scatena una valanga che provoca un black out completo; senza luce, i personaggi della storia non possono lasciare il luogo. Il restare chiusi in un albergo li porterà a guardare loro stessi e a rivedere i propri piani.
Tutto ruota intorno a Giovanni Lo Bianco, come lo descriveresti?
E’ un uomo molto complesso. E’ un padre solo apparentemente amorevole che decide di portare i suoi figli in montagna per farli svagare, dopo la perdita della madre, nonché sua moglie. Giovanni è la cosiddetta parte pulita di una famiglia legata alla camorra; è fratello di un boss. Questa “vacanza” lo porterà a rivedere la sua situazione, dovrà prendere decisioni importanti e ben presto capirà di quanto grande sia lo schifo in cui si ritrova coinvolto.
Per quali motivi scegliere proprio Alessandro Preziosi?
Ho voluto proprio lui perché è bravissimo ed il suo ruolo è molto interessante.
Troviamo bloccate nell’albergo varie persone. Cosa li accomuna?
Ognuno ha una seconda possibilità da sfruttare, dipende solo da loro. Alla fine diventeranno una squadra perché taglieranno i ponti con il mondo esterno.
Possiamo dire che protagonista indiscussa è la montagna?
Certamente. Preferisco definirla antagonista perché è l’elemento che rischia di ucciderli. E’ la natura che comanda, non l’uomo.
Perché, secondo te, ultimamente il territorio montuoso è oggetto di vari film e fiction? In cosa si presta al racconto per il pubblico?
A parte il freddo, regala scenari fantastici. Quando si decide di ambientare una storia in montagna, il più è fatto perché è già lei stessa a condurre la storia.
Non solo thriller e mistero, ma anche tanta vita. Cosa ti piacerebbe arrivasse ai telespettatori?
E’ una serie tv piena di tensione e ansia, eppure è molto dolce. Spero che tutti ne vengano rapiti.
Nuovi progetti?
Sto girando “Cuori 2”.